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Itinerario Campocatino 1003 m – Bosco della Tombaccia 1150 m c. – Campocatino 1003 m
Difficoltà PD; valutare attentamente le condizioni della neve
Dislivelli salita: 150 m; discesa: 150 m
Ore effettive Campocatino - Bosco della Tombaccia: 1h 00';
Bosco della Tombaccia - Campocatino: 0h 45'
Periodo migliore Dicembre - Aprile
Partecipanti Giuseppe, Mirto
Siamo stati il 09 Aprile 2000

 

Vero obiettivo della giornata era il M. Roccandagia, la montagna che sovrasta Campocatino con una bella parete rocciosa. Malgrado avessimo con noi tutta l’attrezzatura necessaria, abbiamo preferito rinunciare a circa 150 metri dal Passo della Tombaccia, addirittura prima della volta precedente (28/02/99): la scelta di ripiegare, seppure dolorosa, è stata sicuramente saggia.

 

Il punto di partenza è la località di Campocatino (1005 m), pittoresco alpeggio raggiungibile in auto (oppure per mulattiera segnata) da Vagli di Sopra. Ad un attento esame della morfologia della conca, ci si rende conto che essa altro non è che il risultato dell’erosione del ghiacciaio che migliaia di anni fa scendeva dalle pareti della Roccandagia.

La prima meta da raggiungere è il Passo della Tombaccia, lieve spianata dell’aspra cresta Nord-Ovest della Roccandagia: il sent. n° 177 (che da Vagli di Sopra si dirige al Passo della Focolaccia) transita per questo piccolo valico.

Inizialmente si sale lungo il dosso prativo e panoramico che delimita a Nord il circo glaciale di Campocatino, quindi si entra nella faggeta: qui iniziava la prima neve, allentata dalla temperatura non troppo bassa. Il percorso continua senza problemi fino a quando, aggirato una cresta boscosa poco pronunciata, incomincia la  traversata che porta sotto il Passo della Tombaccia.

A questo punto sono iniziate le difficoltà: la neve, ancora abbondante, era di tipo granulare, mentre l’ultimo strato era costituito da ghiaccio durissimo. I ramponi non facevano una gran presa, visto che non riuscivano di certo a mordere sulla neve incoerente; allo stesso modo la piccozza era pressoché inutile, in quanto affondava mollemente. Ed anche scalzando lo strato incoerente, il fondo di ghiaccio durissimo era praticamente inattacabile.

Da qui in avanti, in queste condizioni, diventava rischioso procedere e del resto non era certo proponibile una soluzione che prevedeva di assicurarsi con la corda ad ogni albero o quasi: avremmo percorso poca strada e poi saremmo dovuti anche scendere. Quando siamo tornati 1 mese dopo, il 13/05/00, la neve non c’era più, sul sentiero. Ebbene, ho potuto constatare che il terreno è piuttosto accidentato ed affrontarlo in condizioni di neve incoerente e/o ghiacciata richiede grande esperienza, nonché ottima confidenza con le manovre di corda e velocità di esecuzione, perché il tempo vola. Non ultimo, bisogna (purtroppo) accettare una certa dose di rischio: cosa da valutare seriamente e senza paura o vergogna di rinunciare, nel caso che solo un partecipante non se la sentisse di andare avanti.

Dunque per non rischiare abbiamo preferito, saggiamente anche se a malincuore, ritornare sui nostri passi (per la seconda volta): bisogna anche saper rinunciare (per tempo!), quando si va in montagna, riconoscendo di non essere all’altezza delle difficoltà incontrate.

 


 

01 - La Roccandagia da Campocatino.jpg 02 - La Mirandola dal bosco della Tombaccia.jpg 03 - Il M. di Roggio e le cime innevate dell'Appennino.jpg 04 - Giuseppe fa ritorno a Campocatino.jpg 05 - Fioritura di crochi a Campocatino.jpg 06 - Il campanile della chiesetta di S. Biagio, in Garfagnana.jpg Mappa_M._Roccandagia__tent._inv._.jpg