Itinerario | Valle del F. Serra (Botro di Rimone) 193 m - F. Serra (guado) 205 m c. - Lizza del M. Carchio - deviazione - vecchio sentiero - Canale del Carchio (cascata) 450 m c. - Ravaneto del M. Carchio - Muraglione - Foce a quota 970 m c. - variante (sent. cavatori) - Base muraglione - Ravaneto del M. Carchio - Canale del Carchio (cascata) - vecchio sentiero - Lizza del M. Carchio - F. Serra (guado) - Valle del F. Serra (Botro di Rimone) 193 m. | ||
Difficoltà | EE, necessario orientamento |
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Dislivelli | salita: 807 m; discesa: 807 m |
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Ore effettive | Valle del F. Serra - Foce 970 m c.: 2h 45'; Foce 970 m c. - Valle del F. Serra: 1h 30' |
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Periodo migliore | Ottobre - Aprile |
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Partecipanti | Giuseppe, Mirto |
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Siamo stati il | 05 Febbraio 2006 |
Esplorazione alla ricerca della Lizza del M. Carchio. Il tracciato, escludendo la parte terminale e quella superiore, è praticamente scomparso ma un vecchio sentiero, ancora percorso dai cacciatori, consente di risalire la valle fino al ravaneto ad Ovest del M. Carchio. In alto si ritrova la vecchia lizza, mentre sulla sinistra (salendo) è possibile raggiungere un suggestivo intaglio preceduto da un imponente muraglione.
Salita
Da Seravezza si risale la Valle del F. Serra fino a quando la strada non inizia a salire decisamente, allontanandosi dal corso d’acqua. In corrispondenza del Fosso di Rimone uno slargo consente di parcheggiare agevolmente (193 m; nei pressi: resti di una costruzione invasa da rampicanti sempreverdi).
Seguendo la strada principale in direzione Nord, si trova subito sulla sinistra una pista (214 m): una catena ed una sbarra aperta (proprietà privata) precludono l’accesso alle auto. La pista scende leggermente per un lungo tratto (affioramenti d’acqua); lasciata a sinistra una diramazione, il percorso termina in corrispondenza del punto in cui si trovava il vecchio ponte (presumibilmente il famoso “ Ponte di Michelangelo “), oggi non più esistente.
Alcuni gradini infissi nella massicciata permettono di scendere e raggiungere il greto del F. Serra (205 m c.). A seconda della portata, l’attraversamento può essere difficoltoso dato che i sassi sono scivolosi e distanti tra loro.
Sull’altra sponda, la destra, si trova un sentiero che con un paio di svolte sale ad un rudere (225 m); qui riprende ben evidente e regolare la Lizza del M. Carchio, sorretta da una robusta massicciata alta sopra il canale. A quota 290 m c. appare sulla destra un viscido lastrone inclinato con un doppio mancorrente fissato agli alberi: dato che la via di lizza, da qui in poi, è praticamente scomparsa, bisogna salire per questa traccia.
Con la dovuta attenzione si supera l’ostacolo, ringraziando chi ha sistemato il prezioso corrimano, e si sale molto ripidamente per una traccia tra alte stipe per circa 80 m di dislivello, raggiungendo una sorta di piazzola (forse una vecchia carbonaia). Da qui prosegue verso sinistra, ovvero in direzione del M. Carchio, un ottimo sentiero.
A ben guardare, il tracciato del sentiero proviene da destra: rovi ed arbusti permettendo, dovrebbe essere possibile scendere fino al rudere a Q. 225.
La traccia sale moderatamente lungo il fianco della montagna, compiendo solo due tornanti ravvicinati. Il primo impluvio da attraversare presenta un corrimano realizzato con cordino: la presenza di lastroni molto inclinati richiede cautela, specialmente con terreno bagnato. Gli altri impluvi si passano senza problemi, ma sempre facendo attenzione a dove mettere i piedi.
Dopo una breve scalinata con gradini in pietra, molto suggestiva, il sentiero inizia a perdere quota gradualmente: si intuisce che è giunto il momento di ritornare nel canale, cosa che avviene per lastroni bagnati molto scivolosi (attenzione a dove mettere i piedi, diffidare dei mucchietti di foglie secche che celano buche). Rimanendo accanto al fosso, dall’aspetto tetro per le rocce scure ricoperte da muschio, si salgono ancora un paio di metri fino al margine di una grande pozza che si è creata sotto una cascata. I detriti accumulatisi qui consentono di oltrepassare il torrente senza problemi (450 m c.).
Dall’altra parte (destra orografica) continua, nel castagneto, una buona traccia di sentiero che si districa tra i tronchi caduti e piccoli salti rocciosi. In un punto bisogna salire su un masso inclinato: un vecchio cordino, ancorato ad un castagno, agevola il passaggio. La cosa curiosa è che l’anello di cordino, posto in corrispondenza della biforcazione di due tronchi, è stato con il tempo completamente inglobato dal legno (!): probabilmente il cordino risale a 40 – 50 anni fa.
Poco più avanti il canale è invaso dal grande ravaneto che scende ad Est del M. Carchio. Si sale per il ravaneto, faticosamente, poggiando a sinistra dove affiora un salto roccioso. Anziché piegare verso destra e riprendere l'antico tracciato della lizza del M. Carchio, siamo rimasti sulla sinistra puntando ad un muraglione che avevamo già intravisto dal M. Carchio.
Il muraglione è imponente e sostiene un ampio piano inclinato, leggermente curvato verso monte. Il muraglione si trova sotto una foce che si raggiunge per ripide roccette ed erba (trovato uno spit con un piccola scimmietta di peluche). Dalla foce una lizza continua verso il M. Carchio.
Discesa
La discesa si svolge per la via di salita.
Abbiamo evitato il tratto ripido sopra il muraglione prendendo a sinistra il vecchio sentiero, sorta di cengia simile al sentiero della Tacca Bianca, che scende in piena parete, compie una curva a destra e porta al piede del muraglione (meglio farlo in salita).