Itinerario Strada Corvaia/Ceragiola 180 m c. – Cresta ONO M. Costa – M. Costa 564 m – Sella del M. Costa 531 m – Cava di marmo Le Grotticelle 508 m – Versante So La Penna – Sent. per Vitoio – Casellini 294 m – Piano di carico 267 m – Versante SO M. Costa – Strada marmifera Ceragiola /Castello – Strada Corvaia/Ceragiola 180 m c.
Difficoltà EE con passi di I - II grado (aggirabili) la cresta ONO del M. Costa; E il resto
Dislivelli salita: 524 m; discesa: 524 m
Ore effettive Strada Corvaia/Ceragiola - M. Costa 2h 30'; M. Costa - Sella del M. Costa 0h 30'; Sella del M. Costa - Cava Le Grotticelle 0h 05'; Cava Le Grotticelle - Casellini 0h 50'; Casellini - Piano di Carico 1h 00'; Piano di Carico - Strada Ceragiola/Castello 0h 50'; Strada Ceragiola/Castello - Strada Corvaia/Ceragiola 0h 30'
Periodo migliore Ottobre - Aprile
Partecipanti Giuseppe Berti, Mirto Blasich
Siamo stati il 14 Marzo 2004

 

Il M. Costa è l'ultima cima della cresta che dal M. Lieto scende verso Ovest. Malgrado la quota modesta e l’aspetto poco appariscente, riserva piacevoli sorprese: la cresta Nord-Ovest è rocciosa ed interessante, numerose vecchie cave occupano i fianchi della montagna ed il panorama è molto suggestivo. Per contro, durante la nostra esplorazione, ci siamo imbattuti in discesa in ampie zone infrascate o pericolose per la presenza di detriti instabili: la prossima volta bisognerà scoprire se c’è ancora un sentiero che dal paese di Castello sale verso il M. Costa.

 

Salita

L’itinerario ha inizio dalla strada che collega l’abitato di Corvaia alla frazione di Ceragiola: la Via di Ceragiola. Al 9° tornante (curva verso sinistra: 180 m c.) conviene parcheggiare, anche perché c’è posto sufficiente per qualche auto.

Continuando a salire lungo la strada asfaltata, si giunge in breve al suo termine presso un paio di ville. Poco prima dei due edifici si trova a destra una traccia di sentiero (190 m c.) che s’inoltra nel fitto lecceto puntando verso la cresta ONO del M. Costa, che si raggiunge in corrispondenza di un piccolo ripetitore.

Da qui conviene seguire il crinale, in genere spoglio di vegetazione e per lo più roccioso, che con andamento regolare conduce alla vetta. Gran bella vista sulla dorsale del M. Folgorito – M. Carchio – M. Focoraccia fino al M. Altissimo, sulla Valle del Serra, sul M. Cavallo di Azzano, su M. Corchia e Pania della Croce, nonché sulla Valle del Fiume Versilia.

Le difficoltà della salita non raggiungono in genere il I grado, tuttavia occorre un minimo di attenzione ed equilibrio nell’affrontare alcune fasce di solidi lastroni calcarei. Solo in un punto, in corrispondenza di una vecchia cava sul versante marino, la cresta si fa abbastanza affilata ed aerea ed il suo superamento integrale oppone un paio di brevi passaggi di II grado, comunque aggirabili sul versante opposto con qualche disagio per la presenza di bassa vegetazione.

Un’ultima salita nel bosco, sfruttando alla meglio le tracce degli animali, porta alla cima del M. Costa (564 m) che si presenta come un piccolo spiazzo tra i lecci, con panorama in parte ostacolato dagli alberi. Su un paio di massi alcune incisioni indicanti visite risalenti al XIX secolo.

Interessante la vista sul M. Cavallo di Azzano, mentre veramente bella la veduta sul M. Procinto che assomiglia ad una di quelle cime che emergono dalle foreste tropicali.

 

Discesa

Dalla vetta del M. Costa si prosegue in direzione del M. Lieto, che si trova verso Sud-Ovest. Mantenedosi nei pressi dello spartiacque boscoso, si passa accanto ad un paio di ruderi. Più avanti cumuli di detriti e resti di quelle che paiono trincee: assieme ai ruderi appena lasciati, forse si tratta di tracce della Seconda Guerra.

Si giunge alla Sella del M. Costa (531 m), boscosa sul lato mare e con una piccola radura erbosa sul lato opposto. E’ curioso notare che una trincea attraversa il valico. Piegando verso destra, sul lato mare, si vede nel bosco un muro a secco che delimita una zona di forma rettangolare. Sembra che sulla destra del muro, lato M. Costa, corra un sentiero: forse è quello che scendeva a Castello (sulla tavoletta IGM è in effetti rappresentato un sentiero a tornanti stretti: possibilità tutta da verificare).

Dirigendosi, scendendo dalla sella, subito verso sinistra, si va ad una cava di marmo abbandonata (località Le Grotticelle). Il luogo è veramente suggestivo, in quanto il taglio di cava e il relativo, imponente, ravaneto hanno tenuto alla larga la vegetazione invadente consentendo la visione di un panorama vastissimo su tutta la piana sottostante ed naturalmente sul mare (il ravaneto è ben visibile anche dall’Autostrada A12). Infine, sul bordo del piazzale di cava si trovaun masso squadrato (m. 508) con 4 fori che probabilmente dovevano servire da alloggio a dei pali di una teleferica oggi non più esistente.

Nei pressi del masso squadrato si trova una buona traccia che scende nel bosco di carpini e castagni. Persi circa 30 metri, si lascia a sinistra un’altra buona traccia che, in salita, sembra dirigersi in direzione del M. Lieto. Altri 50 metri circa di discesa ed il sentiero piega verso sinistra; nel corso della nostra esplorazione abbiamo provato, senza buoni frutti, ad andare verso destra: dopo un po’ il sottobosco diventa impenetrabile.

Ripreso il sentiero, lo si segue ancora per poco: ad un bivio (nei pressi una grossa roccia appuntita è stata appoggiata sul tronco di un pino) abbiamo preso a destra, perdendo rapidamente quota dentro una macchia di alte stipe, incontrando una traccia trasversale di sentiero (siepe di bosso: il sentiero che prosegue giù dritto conduce in breve a dei ruderi posti al sommo di un oliveto abbandonato; altre tracce continuano a scendere, ma si interrompono presto contro rovi e sterpi fittissimi).

Bisogna dunque prendere il sentiero della siepe di bosso, verso sinistra, che ha un andamento in lieve discesa e si dirige verso Sud-Ovest (dunque in direzione di Vitoio) allontanandosi da Castello. Entrati in una pineta, si presenta ancora un bivio (ometto; 320 m c.): a sinistra probabilmente si va al paesetto di Vitoio (310 m) in pochi minuti. A destra invece si giunge altrettanto velocemente alla costruzione di Casellini (294 m): una piccola strada sterrata collega questa frazione all’abitato di Castello.

Volendo mantenersi in quota, si scende  a mezza costa per i coltivi e si attraversa l’impluvio: una traccia di sentiero prosegue in lieve discesa su terreno prevalentemente aperto, ma ben presto si infrasca. Bisogna allora salire sulla destra su un ripido ravaneto, scavalcare un costone e scendere lungo un altro ravaneto (alcuni massi squadrati), ritrovando una debole traccia quasi del tutto infrascata ma ancora percorribile che conduce in lieve discesa ad un oliveto ancora curato.

Anziché scendere ancora, si attraversa in quota raggiungendo una strada sterrata (250 m circa) in corrispondenza di una curva a sinistra. La pista termina presso alcuni edifici che hanno tutta l’aria di essere un piano di carico (267 m) per il marmo estratto dalla soprastante cava appena visitata. Si nota, 30 metri più in alto, una cabina elettrica; alla sua sinistra, ma lontano da esso, si vede anche un arrugginito serbatoio metallico di forma cilindrica. Il sentiero che avremmo voluto trovare probabilmente scende dalla cava fino alla cabina e di qui al piano di carico.

Si presenta ora il problema di tornare alla macchina senza perdere troppa quota. Di attraversare il pendio della montagna dal piano di carico, non se ne parla, perché si presenta un profondo taglio di cava. Non resta che salire ripidamente per terreno molto instabile (vecchio ravaneto), guadagnando circa 50 metri (il serbatoio arrugginito rimane sulla destra un poco più in basso) e raggiungendo una sorta di grande terrazzo detritico pianeggiante (328 m).

Guardando verso il basso, si vede da qui una vecchia strada marmifera: si scende a vista ripidamente fino a raggiungerla (280 m), dopo di che si continua lungo la strada, perdendo quota progressivamente. Trascurata sulla sinistra una diramazione (240 m; porta al taglio di cava che si è dovuto aggirare dal piano di carico), si compiono due tornanti (239 m e 215 m rispettivamente) ed in corrispondenza del terzo (193 m) si trova, non molto visibile a prima vista per via degli alti cespugli, una vecchia marmifera. Quest’ultima scende moderatamente, in traversata lungo il fianco della montagna, e serve un paio di cave abbandonate prima di sbucare sulla Via Ceragiola nei pressi del tornante dove si è lasciata l’auto.

 


 

01 - Il M. Costa dalla cresta NW.jpg 02 - Mirto sulla cresta NW del M. Costa.jpg 03 - Giuseppe sui lastroni.jpg 04 - Un passaggio un po' delicato.jpg 05 - Un bel passaggio di roccia.jpg 06 - Presenze di ieri e di oggi.jpg 07 - Giuseppe sul M. Costa.jpg 08 - Mirto sul M. Costa.jpg 09 - Due anemoni annunciano la primavera.jpg 10 - Mirto sulla terrazza panoramica.jpg 11 - Giuseppe sulla terrazza panoramica.jpg 12 - Giuseppe costruisce un ometto di pietre.jpg Mappa_M._Costa_cresta_ONO.jpg