Menu

 

Itinerario Foce di Pianza 1273 m – sent. 173 – sent. 172 – Foce della Faggiola 1455 m – Cava dei Vallini – Foce Luccica 1028 m – sent. 38 – Casa dei Pisani 1071 m – Casa al Riccio 1080 m – Foce di Vinca 1333 m – sent. 173 – Foce del Pollaro 1348 m – Foce del Faneletto 1426 m – Foce di Pianza 1273 m
Difficoltà EE e tratti esposti su terreno apuano; alcuni punti attrezzati con cavo metallico
Dislivelli salita: 746 m; discesa: 746 m
Ore effettive Per l'anello completo occorrono: 5h 00'
Periodo migliore Maggio - Ottobre
Partecipanti Giuseppe, Mirto, Piero
Siamo stati il 07 Luglio 2002

 

Interessante percorso anulare attorno ad una delle cime apuane più rinomate.

 

Fino alla Foce della Faggiola nessun problema, buon sentiero tracciato (terreno un po' sconnesso, ma sulle Apuane è la regola). Dopo la Faggiola il sentiero inizia a traversare un ripido pendio erboso, in qualche punto esposto: la solita erba abbondante richiede un po' di attenzione (se umida o bagnata diventa delicata: in tal caso non nuoce un bel bastone o, meglio, la cara e vecchia piccozza).

Finita la traversata, quando sembra che si vada a finire ad una forcelletta erbosa su un costone che proviene dallo Spallone, il sentiero scende con delle svolte (erba rigogliosa) fino ad un saggio di cava abbandonata, proseguendo su un piccolo costone con rocce affioranti. Si va a finire alla recinzione che cinge il taglio della cava dei Vallini del Sagro: girando a sinistra si scende ripidamente per terreno sconnesso al piazzale di cava (qualche segnale).

Si segue la marmifera, in discesa, per un centinaio di metri e poi, ad un rudere la si abbandona andando verso sinistra a prendere un'altra marmifera, meno frequentata. Si scende ancora per la strada per un po' e si prende a sinistra il sentiero per Foce Luccica. Il tracciato, largo ma inizialmente esposto, aggira in lieve discesa il fianco della montagna e si congiunge con ilsentiero che sale da Case Vergheto a Foce Luccica poco sotto il passo.

Da Foce Luccica a Foce di Vinca il sentiero è buono, tracciato nell'erba con alcuni saliscendi. Interessanti i ruderi delle 2 case di cavatori: Casa dei Pisani e Casa al Riccio. Da Foce di Vinca il sentiero prosegue verso ovest e risale alla Foce del Pollaro, il cui canaletto di accesso è attrezzato con funi metalliche utili se il terreno è ghiacciato o bagnato. Si passa il Catino, che si vede nella sua estensione e bellezza solo quando il sentiero affronta un altro tratto con alcuni metri di cavo metallico.

Ancora traversata nel bosco ed ecco la Foce del Faneletto, dove alcune scritte avvisano della pericolosità del sentiero appena percorso quando ci sono neve e ghiaccio. Dal Faneletto a Foce Pianza il sentiero è facile (un breve tratto attrezzato su lastrone) e segnalato e percorre una zona tormentata andando a ricongiungersi con il sentiero che da Foce Pianza va alla Foce della Faggiola.

 


 

01 - Carrara da Foce Pianza.JPG 02 - M. Sagro e Spallone arrivando a Foce della Faggiola.JPG 03 - Piero e Mirto vicino alla Cava dei Vallini.JPG 04 - Piero e Giuseppe presso la Cava dei Vallini.JPG 05 - La Casa al Riccio con la Foce di Vinca.JPG 06 - Verso il Canale Regollo.JPG 07 - In lontananza la Cresta di Nattapiana del Pizzo d'Uccello.JPG 08 - Il M. Borla dalla Foce del Faneletto.JPG 09 - La cresta Nord-Ovest del M. Sagro.JPG 10 - Il Rif. Carrara.JPG Mappa_Anello_M._Sagro.jpg

 

Itinerario Strada Vicinale della Rocchetta, località Fornello 276 m - Cresta Sud-Est M. di Caglieglia - Croce Q. 550 m c. - Q. 595 m - M. di Caglieglia 674 m - Cresta Ovest - Cava abbandonata - Strada marmifera - Bivio sent. per Al Santo/Canevara - Strada Vicinale della Rocchetta, località Fornello 276 m
Difficoltà EE con passi fino al II grado (aggirabili) la cresta SE, roccia buona; T il tratto su strada; E il resto
Dislivelli salita: 459 m; discesa:459 m
Ore effettive Fornello - M. di Caglieglia: 2h 15';
M. di Caglieglia - Cava abbandonata: 0h 30';
Cava abbandonata - Fornello: 1h 00'
Periodo migliore Ottobre - Aprile
Partecipanti Giuseppe, Mirto
Siamo stati il 21 Novembre 2004

 

Altro piccolo monte secondario, nominato solamente sulla Carta Tecnica Regionale numerica. Come al solito a prima vista non sembra offrire granché, ed invece il terreno roccioso consente di effettuare una piacevole e facile arrampicata, con una veduta panoramica eccezionale sulle selvagge Apuane Massesi.

 

Salita

L’itinerario ha inizio dalla Strada Vicinale della Rocchetta, presso uno slargo a 276 m. Questo luogo è raggiungibile in auto salendo da Massa in direzione di Resceto, prendendo subito dopo Canevara la strada che a sinistra dirige verso i graziosi paesi di Caglieglia e Casette. In corrispondenza di un tornante a destra si continua dritto e dopo un’altra curva si raggiungono le poche case di Fornello (250 m) e poco oltre un piccolo slargo (la strada prosegue fino alle cave della Rocchetta).

Scendendo di qualche metro in direzione delle case di Fornello, si trova sulla mano sinistra una stradina che si dirige verso il paese di Caglieglia (con tutta probabilità lo raggiunge); la si abbandona per salire a vista lungo l’ampia dorsale Sud-Est del M. di Caglieglia, di natura rocciosa con copertura più o meno fitta di alberi ed arbusti.

È più conveniente mantenersi sul filo di cresta, dato che qui la vegetazione non ostacola il cammino. Così facendo si affronta, dopo un tratto tra pini e cespugli, un salto ripido di una decina di metri abbastanza esposto: la roccia solida e stratificata in modo favorevole aiuta parecchio. Qui le difficoltà sono di I grado con un ultimo passo di II che può comunque essere aggirato sulla sinistra senza problemi (roccia sempre ottima).

Oltre il risalto si notano sulla destra ed al sommo di una placca inclinata alcuni tondini metallici, piantati presumibilmente per difesa contro il franamento delle rocce soprastanti (al di sotto, infatti, corre la strada Canevara – Casette).

Sempre con piacevole “ ginnastica “ si continua per la cresta, tra paretine e canalini, raggiungendo una grande croce in ferro (550 m c.) ben visibile da Casette. Più avanti altre rocce frastagliate e passaggi divertenti conducono ad una sorta di anticima (595 m) del M. di Caglieglia. Con leggera discesa su terreno accidentato ma facile si tocca un’ampia sella (586 m), da dove una debole traccia si dirige verso il M. di Caglieglia rimanendo a destra del crinale, uscendo dal bosco su terreno aperto cosparso di bassi cespugli.

Una veduta panoramica di prim’ordine accompagna fino alla vetta del monte (674 m), contrassegnata da un mucchio di sassi che sorregge un legno. Sotto i sassi è stata collocata una scatola di latta con alcuni fogli ed una penna per le firme dei visitatori.

 

Discesa

Dalla cima si prosegue lungo al cresta Ovest del monte, quella cioè che lo collega con la vicina Rocchetta. Una buona traccia tra erba e roccette la percorre tutta, dirigendosi verso le cave abbandonate poste tra la Rocchetta e il M. di Caglieglia. Il primo tratto, prevalentemente roccioso ma facile, richiede un minimo di attenzione dato che è verso Nord (destra) scoscende ripidissimo (gli alberi mascherano in parte il vuoto).

Si tocca una prima sella (m 638), quindi breve salita fino ad una cima (664 m); a seguire un’altra sella (646 m): è possibile da qui scendere verso sinistra, per terreno accidentato, fino a raggiungere la strada marmifera abbandonata. In alternativa si continua senza problemi per la cresta, movimentata da gruppi di rocce, scendendo ad una cabina elettrica in disuso (m 662): ovunque si notano i segni del lavoro di cava, con molti rottami ferrosi e gruppi di pulegge ancora ben conservate; si rinvengono anche alcuni spezzoni di rotaia.

Anziché portarsi alla suddetta cabina, è possibile scendere verso destra (Nord) e portarsi al grande bacino marmifero della Cima di Gioia, pesantemente attaccata dall’escavazione a gradoni. Una strada marmifera consente, da qui, di scendere verso Colonnata; un’altra va verso l’abitato di Casette.

Seguendo la strada si scende verso valle con alcune svolte; a 460 m c. confluisce da destra un altro ramo, quindi il fondo diviene asfaltato. Il tornante immediatamente successivo (430 m) è importante perché si trova qui un’indicazione per la località Al Santo, posta sopra Canevara: sentiero da verificare.

Con una curva verso destra la strada valica il Fosso della Rocchetta, portandosi sul versante meridionale del M. di Caglieglia e scendendo con pendenza pressoché costante fino alle case di Fornello, dove si conclude questa uscita.

 


 

01 - Veduta sulle Apuane Massesi.jpg 02 - Giuseppe all'inizio della cresta SE.jpg 03 - Tratto ripido e roccioso.jpg 04 - La cresta continua rocciosa.jpg 05 - La croce di q. 550.jpg 06 - Passaggio di roccia.jpg 07 - La cima del M. di Caglieglia.jpg 08 - Il M. Contrario dal M. di Caglieglia.jpg 09 - Il M. Tambura dal M. di Caglieglia.jpg 10 - Isola della Gorgona.jpg 11 - Giuseppe e Mirto sul M. di Caglieglia.jpg 12 - La cresta Ovest del M. di Caglieglia.jpg Mappa_M._di_Caglieglia.jpg

 

Itinerario Strada Carrara/Torano, Bivio Piastra 221 m – Porcinacchia 207 m – Strada marmifera Cava Créstola – Créstola 551 m – Cresta SO M. Pesaro – Quota 751.3 m M. Pesaro – Versante Ovest M. Pesaro – Strada marmifera Cava Créstola – Porcinacchia – Strada Carrara/Torano, Bivio Piastra 221 m
Difficoltà EE Cresta SO M. Pesaro e discesa alla strada (infido ed esposto); E il resto
Dislivelli salita: 608 m; discesa: 608 m
Ore effettive Bivio Piastra - Porcinacchia: 0h 15';
Porcinacchia - Créstola: 1h 00';
Créstola - Quota 751 m M. Pesaro: 1h 30';
Quota 751 m M. Pesaro - Strada Marmifera Cava Créstola: 1h 30';
Strada Marmifera Cava Créstola - Porcinacchia: 0h 30';
Porcinacchia - Bivio Piastra: 0h 15'
Periodo migliore Primavera e Autunno
Partecipanti Giuseppe, Mirto
Siamo stati il 02 Maggio 2004

 

Anche il M. Pesaro appartiene alla folta schiera dei monti apuani poco conosciuti: esso è un’elevazione della lunga ed accidentata cresta che dal M. Uccelliera scende verso Torano.

 

Salita

L’itinerario ha inizio dalla strada che collega la città di Carrara al paese di Torano, presso il bivio (221 m) per il bacino marmifero di Piastra.

Il modo migliore per arrivare qui è, una volta raggiunto l’Ospedale Civile di Carrara, continuare verso Colonnata fino al bivio subito dopo il Ponte di Vezzala (123 m). Si prende ancora verso Colonnata e dopo circa 200 m altro bivio (139 m) a sinistra, mal segnalato, per Torano. Seguendo ques’ultima strada (senso unico), si supera uno stretto tornante (gli autocarri fanno manovra per girare). Ora sul vecchio tracciato della ferrovia marmifera, la strada corre a mezza costa e dopo due gallerie giunge ad un grande slargo, all’inizio del quale si congiunge da destra un altro ramo dell’ex ferrovia marmifera proveniente dai Ponti di Vara.

La marmifera rimonta ripida il fianco della montagna, sdoppiandosi a quota 330 m circa: si prende il ramo di sinistra che dapprima si inoltra nella valle del Fosso di Pescina, quindi con una svolta a destra l’abbandona (in corrispondenza di questa curva si rientrerà sulla marmifera, scendendo dal M. Pesaro; ravaneto con grossi massi; 366 m) per continuare la salita con altri tornanti e terminando quasi sul crinale.

Si abbandona la strada, salendo a vista e scegliendo il percorso più agevole fino a raggiungere la piccola foce (540 m) posta tra la cresta Sud-Ovest del M. Pesaro e la massima elevazione della Créstola (551 m), su cui vale la pena di sostare per ammirare un vasto panorama. Per gli appassionati di botanica, si segnala la presenza di alcune macchie di Iris selvatici che in primavera, con la loro fioritura violacea, addolciscono l’aspro ambiente circostante e profumano l’aria.

Dalla foce a 540 m si prende a salire lungo la cresta Sud-Ovest del M. Pesaro, che si presenta abbastanza rocciosa ma non è difficile. Altre macchie di Iris, Asfodeli, Violacciocche appenniniche, cespugli di Mirto e qualche albero di Carpino rendono il cammino più vario e piacevole. In particolare, gli arbusti e gli alberi portano i segni della precedente stagione estiva, caldissima e siccitosa: tuttavia queste piante sono riuscite a sopravvivere anche a condizioni del genere pur avendo a disposizione un terreno piuttosto povero.

In qualche punto la cresta si restringe abbastanza, per cui occorre un minimo di cautela (ai lati il pendio è assai ripido). Le difficoltà iniziano a circa 70 metri sotto la quota 751 m del M. Pesaro, che da questa prospettiva assomiglia molto al Pizzone, monte della selvaggia Val d’Alberghi: la cresta presenta passaggi fino al II grado, su un terreno conformato a lastroni con appigli sfavorevoli.

L’alternativa all’arrampicata consiste nel traversare, salendo leggermente, il versante Ovest del monte fino a portarsi sul bordo sinistro orografico del profondo canale posto che ha origine dalla forcella (725 m c.) immediatamente a Nord del M. Pesaro. Aiutandosi prima con i radi alberelli, poi con qualche roccia affiorante, si salgono con molta cautela gli ultimi 25 metri che sono assai esposti e delicati, sbucando sulla piccola ma sufficientemente spaziosa anticima del M. Pesaro (751 m).

 

Discesa

Facendo attenzione al terreno infido ed esposto si ritorna all’incirca al punto dal quale, all’andata, si è deviato dalla cresta Sud-Ovest per iniziare la traversata. Come preventivamente osservato dalla cima, è possibile puntare per radure e bosco direttamente alla marmifera nei pressi della curva con ravaneto sul Fosso di Pescina.

Senza difficoltà, ma con qualche disagio per il terreno sconnesso, si perdono circa 150 metri, quindi si attraversa un impluvio guadagnando il costone che delimita a sinistra il Fosso di Pescina, piuttosto accidentato (grossi scaglioni disposti però in modo favorevole). Si scende ancora, da ultimo più agevolmente, fino a portarsi nel Fosso di Pescina (in genere asciutto ma da non sottovalutare in caso di temporale).

Un piccolo ravaneto di grossi massi separa dalla strada marmifera. Occorre attenzione nel districarsi al meglio tra le asperità, facendo attenzione anche alla presenza di mucchi di foglie secche che nascondono potenziali spaccature.

Una volta raggiunta la marmifera (366 m), si scende rapidamente a Porcinacchia e da qui al Bivio per Piastra.

 


 

01  Anticima del M. Pesaro da Sud.jpg 02 M. Sagro e M. Maggiore dalla cresta Sud del M. Pesaro.jpg 03 Iris.jpg 04 Il M. Betogli da Ovest.jpg 05 Giuseppe tra fiori di Violacciocca appenninica e Asfodeli.jpg 06 La cresta degli Iris.jpg 07 Manca poco alla quota 751 m.jpg 08 La cresta Sud del M. Uccelliera dall anticima del M. Pesaro.jpg 09 Giuseppe sulla quota 751 m del M. Pesaro.jpg 10 Mirto sulla quota 751 m del M. Pesaro.jpg 11_Anticima_del_M._Pesaro_da_Ovest.jpg 12_Anticima_del_M._Pesaro_dalla_partenza.jpg Mappa_Anticima M._Pesaro.jpg

 

Itinerario Museo del Marmo (località Fantiscritti) 420 m - Strada Marmifera dei Fantiscritti (Cabina Enel) 620 m c. - Strada Marmifera Fossa Lunga - Cresta SO M. Maggiore - Foce ad Est della Q. 1280, 1240 m c. - Foce a N della Q. 1280, 1270 m - Q. 1332 m - M. Maggiore 1390 m - Cresta NO - Foce a Q. 1321 m - Fossa dei Maggi (ravaneto) - Strada Marmifera dei Vallini 930 m c. - Bivio Colonnata 461 m - Bivio Colonnata/Bedizzano/Museo del armo 400 m c. - Ex Ferrovia Marmifera (galleria) - Museo del Marmo (località Fantiscritti) 420 m
Difficoltà EE, passi di II grado e ultimo tratto di II grado per il M. Maggiore; EE la discesa alla strada marmifera dei Vallini; T i tratti di strada
Dislivelli salita: 1005 m; discesa: 1005 m
Ore effettive Museo del Marmo - Cabina ENEL: 0h 30';
Cabina ENEL - Attacco cresta SO: 0h 45';
Attacco cresta SO - Foce 1240 m c.: 1h 30';
Foce 1240 m c. - M. Maggiore: 1h 00';
M. Maggiore - Foce 1321 m: 0h 30';
Foce 1321 m - Strada Marmifera Vallini: 1h 00';
Strada Marmifera Vallini - Bivio Colonnata: 0h 50';
Bivio Colonnata - Bivio Museo del Marmo: 0h 20';
Bivio Museo del Marmo - Museo del Marmo: 0h 30'
Periodo migliore Aprile, Maggio, Ottobre
Partecipanti Giuseppe, Mirto
Siamo stati il 25 Maggio 2003

 

Il M. Maggiore si innalza con ripidi pendii rocciosi sovrastando le due zone più importanti per quanto riguarda l’escavazione del marmo nelle Apuane e, probabilmente, nel mondo. Al piede del monte, infatti, numerose cave si sono sviluppate per estrarre il prezioso materiale, producendo enormi quantità di detriti (i ravaneti). Ardite strade marmifere si arrampicano a suon di tornanti su per i fianchi delle montagne: fa un certo effetto immaginare un camion che scende per queste vie con il suo blocco di marmo di decine di tonnellate di peso.

 

Salita

Partenza dal piazzale presso il museo del marmo in località Fantiscritti (420 m): il termine “ Fantiscritti “ deriva dal bassorilievo di epoca romana, rappresentante appunto dei fanti, ritrovato anni or sono presso una cava e conservato oggi in un museo della zona.

Si prende la ripida strada marmifera asfaltata (divieto di transito per i mezzi privati tramite sbarra) che sale con molti tornanti verso il Passo del Torrione. Trascurate due deviazioni a destra in corrispondenza del 7° e dell’ 11° tornante si passa presso una cabina ENEL (620 m) e con ultima svolta a destra ci si porta alle Cave Fior di Chiara che hanno intaccato quello che un tempo era il Passo del Torrione, creando pareti artificiali.

Dunque, per raggiungere l’attacco della cresta Sud – Ovest del M. Maggiore, abbiamo proseguito lungo una marmifera che rimonta l’erto versante del monte detto “ Fossa Lunga “. La strada sale con ripidi tornanti per portarsi sulla succitata cresta in corrispondenza di un ripiano a quota 804 metri. Da questa specola, molto interessante la vista su Campo Cecina, il M. Borla e la valle, tutta sovvertita dalle cave.

Da qui, aggirando una parete, abbiamo preso a salire dapprima lungo gli scarti dell’escavazione del marmo, ripidi ed instabili, poi finalmente abbiamo attaccato la nostra cresta.

Il solito, aspro, terreno apuano (lastroni su cui cresce una magra vegetazione e, soprattutto, erba), caratterizza tutto il M. Maggiore salvo sporadiche eccezioni. Malgrado la discreta pendenza, all’inizio oltre i 45°, le difficoltà non sono neanche di I grado ma, come sempre, bisogna saper mettere mani e piedi sugli appoggi giusti.

Quando la pendenza si attenua, si incontra un vecchio palo della luce (visibile anche da sotto) e si prosegue lungo la cresta. La via non è obbligata, ma bisogna tenere conto che a sinistra il versante precipita mentre a destra è dolce. Pertanto è possibile tenersi un po’ a destra del filo di cresta. E’ curioso notare che la cresta è percorsa da un cavo metallico arrugginito ed anche da un vecchio cavo elettrico, mentre circa a metà c’è anche un grosso tondino metallico infisso nella roccia.

Da qui Giuseppe ha proseguito per la cresta integrale (passi di II – III), mentre io ho deciso di raggiungere il vicino canale, scendendo a destra. Non è stato facilissimo, perché il terreno molto sconnesso, la folta erba e qualche salto di roccia costringono a faticosi e disagevoli movimenti: ad ogni modo meglio del previsto.

Il canale presenta un instabile fondo ghiaioso: conviene salire mantenendosi alla sinistra del solco, dove di tanto in tanto si trovano tracce di capre. Faticosamente si raggiunge il punto dove il canale si biforca in due rami, scegliendo quello di sinistra fino ad una foce ad Est della quota 1280 (1240 m c.).

Un bel passaggio di II grado, attrezzato con un vecchio filo di ferro arrugginito, permette di scendere un salto di 5 metri traversando verso destra. Ci si trova nel boschetto menzionato dalla Guida delle Alpi Apuane che però non è di faggi ma di carpini.

Facilmente si sale fino alle selletta a Nord – Est della quota 1280: il versante opposto sprofonda ripidissimo. La cresta non presenta difficoltà: occorre però prudenza poiché ai suoi lati scende un discreto precipizio. Con le cautele del caso abbiamo raggiunto la quota 1332 e con lieve discesa, mantenendosi sul molto esposto versante Orientale, ci siamo portati finalmente alla base dell’ultimo tratto di cresta (1319 m).

E’ indubbiamente il punto più ripido della cresta SO del M. Maggiore. Verso sinistra (Ovest) il pendio di rocce e alberelli scoscende decisamente; verso Est (lato Colonnata), il pendio erboso non è eccessivamente ripido anzi, si può notare che una labile traccia di capre aggira a destra le rocce per portarsi in una valletta che precede la cima del monte.

Dal momento che avevamo con noi una corda di 60 m., con annessi chiodi, moschettoni, casco e martello, abbiamo preferito continuare per lo spartiacque.

Come sempre Giuseppe è salito per primo, cercando i punti più opportuni per rinviare.

Un provvidenziale alberello e due chiodi ben piantati in due fessure sono stati sufficienti per un tiro di 35 metri di II grado. Roccia complessivamente buona ma da saggiare preventivamente.

Dopo questo divertente intermezzo, in pochi minuti siamo arrivati sul M. Maggiore (1390 m; ore 14.10) (ometto). La posizione centrale di questa montagna consente un’interessante veduta sulle valli di Colonnata e Torano. Purtroppo le nuvole nascondevano le cime apuane e così abbiamo solo immaginato il M. Sagro e la catena dal Grondìlice all‘Altissimo (senza considerare il mare…).

 

Discesa

La discesa per la cresta NO del monte è stata ovviamente impegnativa, su terreno impervio ed esposto anche se non difficile, fino alla forcelletta quotata 1321 metri dove abbiamo deciso all’unanimità di scendere verso la prima vecchia cava, rasentando il piccolo rudere.

Sfortunatamente dalla vecchia cava non scendeva alcuna traccia (probabilmente gli smottamenti e la vegetazione hanno cancellato tutto) e dunque non ci è rimasto che il grandioso, ripido ravaneto (Fossa dei Maggi) che scende fino giù in valle alla marmifera. Un ghiaione terribile! In alto i sassi erano troppo piccoli (e poco compattati tra loro) e così cedevano ad ogni passo; in basso i grossi massi costringevano a molte acrobazie ma erano il male minore in quanto erano decisamente più stabili. A due terzi di canalone un punto con ghiaia abbastanza fine mi ha permesso di scivolare giù facilmente; sotto consiglio di Giuseppe, che nel frattempo era già in fondo a riposarsi, mi sono mantenuto sulla destra dove c’erano i massi più grossi raggiungendo a mia volta la marmifera che dai Vallini scende a Colonnata (930 m circa).

Con la strada si scende ripidamente fino ad primo bivio per Colonnata (m. 520 circa; fontana nei pressi), quindi ad un secondo (461 m); scendendo ancora si raggiunge il bivio Colonnata – Bedizzano – Museo del Marmo (400 m circa): bisogna prendere a destra, imboccando più avanti la galleria dell’ex ferrovia marmifera (senso unico). La galleria non è illuminata, per cui è bene avere con sé una pila. Al termine della galleria si sbuca nel piazzale dove è situato il Museo del Marmo.

 


 

01 - Mirto sulla cresta SO del M. Maggiore poco sopra il Passo del Torrione.jpg 02 - Sulla cresta SO del M. Maggiore, verso il Torrione e Carrara.jpg 03 - Nel canale prima della quota 1280.jpg 04 - Giuseppe sull'ultimo risalto della cresta S.jpg 05 - Mirto sulla cresta S del M. Maggiore 1.jpg 06 - Mirto sulla cresta S del M. Maggiore 2.jpg 07 - Le cave dei Vallini dal M. Maggiore.jpg 08 - Il paese di Colonnata dal M. Maggiore.jpg 09 - Il terribile canalone Fossa dei Maggi.jpg 10 - Algerio e Mirto a Colonnata.jpg Mappa_M._Maggiore.jpg

 

Itinerario Foce di Pianza 1270 m – sent. 173 – Bivio sent. Cresta Ovest 1400 m c. – Cresta Ovest – M. Sagro 1753 m – sent. per Foce della Faggiola 1700 m c. – Capannelli del Sagro 1386 m – sent. 173 – Foce di Pianza 1270 m
Difficoltà E
Dislivelli salita: 559 m; discesa: 559 m
Ore effettive Foce di Pianza - Bivio 1400 m c.: 0h 40';
Bivio 1400 m c. - M. Sagro: 0h 50';
M. Sagro - Capannelli: 0h 50';
Capannelli - Foce di Pianza: 0h 30'
Periodo migliore Aprile - Ottobre
Partecipanti Giuseppe, Mirto, Francesco, Chiara, Francesca, Roberto
Siamo stati il 16 Marzo 2003


Di facile accesso e ottimo punto panoramico, il M. Sagro è una delle cime apuane più frequentate, sia in estate che in inverno.


Salita

Si parte da Foce di Pianza (1270 m). Un sentiero segnato si alza lungo il costone che separa il versante marittimo da quello garfagnino.

Ad un bivio, si lascia a destra il sentiero per la Foce della Faggiola e si attraversa un impluvio. Verso quota 1400 m, subito dopo un grande pino isolato, si abbandona il sent. n° 173 (che va alla Foce del Faneletto) per prendere una traccia (segni azzurri) che sale ripidamente per la cresta Ovest del M. Sagro.
La cresta, ben delineata e un po’ esposta verso Nord, porta in al M. Sagro senza difficoltà.

 

Discesa

Dalla vetta si perdono circa 50 metri di dislivello seguendo la cresta Nord-Ovest fino a trovare un buon sentiero che in moderata discesa taglia il versante Ovest del monte dirigendosi verso la Dolina dello Spallone. Poco prima di doppiare il costone che scende dalla quota 1657 della cresta tra lo Spallone ed il M. Sagro, ci si cala per un ampio pendio erboso fino ai Capannelli del Sagro. Continuando, si passano due impluvi e si ritorna sul sentiero segnato n° 173 che in breve conduce a Foce di Pianza.

 


  

01 - Sulla cresta ovest del M. Sagro.jpg 02 - Foto di gruppo con la vetta del M. Sagro.jpg 03 - Avvicinandosi alla vetta.jpg 04 - Francesca, Roberto, Chiara, Mirto, Francesco in cima al M. Sagro.jpg 05 - Giuseppe, Francesca, Chiara, Mirto, Francesco in cima al M. Sagro.jpg 06 - Neve, monti, mare.jpg 07 - Sul versante Ovest del M. Sagro I.jpg 08 - Sul versante Ovest del M. Sagro II.jpg 09 - Sul versante Ovest del M. Sagro III.jpg 10 - Il M. Sagro da Foce Pianza.jpg 11 - Brindisi a Colonnata.jpg 12 - Cena a Colonnata.jpg Mappa_M._Sagro_2003.jpg