Itinerario | Imbocco galleria di M. Pelato 1045 m - sent. 150 - deviazione per Chiesa del Diavolo 1200 m c. - bivio Schienale dell'Asino 1380 m c. - Sella di Macina 1355 m c. - base parete Sud M. Macina 1390 m c. - Sella di Macina - sent. 150 - deviazione per Poggio Pagano 1365 m c. - Poggio Pagano 1395 m - sent. 150 - bivio Schienale dell'Asino - Imbocco galleria di M. Pelato 1045 m. | ||
Difficoltà | EE, con qualche passo di I esposto il sent. 150; EE la via più semplice per il Poggio Pagano; EE - I grado sfasciato il canalino. | ||
Dislivelli | salita: 400 m; discesa: 400 m |
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Ore effettive | Imbocco galleria di M. Pelato - bivio Schienale dell'Asino: 1h 10' bivio Schienale dell'Asino - Sella di Macina: 25' Sella di Macina - base Poggio Pagano: 15' Base Poggio Pagano - vetta: 15' Vetta - base Poggio Pagano: 10' Base Poggio Pagano - bivio Schienale dell'Asino: 25' bivio Schienale dell'Asino - Imbocco galleria M. Pelato: 45' |
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Periodo migliore | Maggio - Ottobre | ||
Partecipanti | Giuseppe, Mirto, Francesco, Roberto |
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Siamo stati il | 27 Giugno 2020 |
Visita alla panoramica Cresta del Vestito e salita sulla cima più alta, il poco conosciuto Poggio Pagano.
Dall'imbocco della galleria di M. Pelato 1045 m, lato Arni, si segue la marmifera del M. Altissimo fino a quando questa curva decisamente a sinistra; sulla destra prosegue il sent. CAI 150 (tabelle), in moderata ascesa tra bosco rado e cespugli, poco sotto lo spartiacque.
Un luogo è molto caratteristico: affiorano alcuni spuntoni di roccia, simili a dei denti 1167 m.
Una decina di metri più avanti, subito dopo una grande roccia, sulla sinistra c'è un piccolo ripiano erboso: a ben guardare è l'inizio della traccia di sentiero che conduce alla base dello Zucco del Canal Burro, da qui visibile e dalla elegante forma piramidale.
Il sentiero principale continua fino a un primo affaccio sulle selvagge cime della Cresta del Vestito e il precipite Canale Buro o Burro.
La successiva selletta è un punto di riferimento importante: infatti, si stacca da qui la traccia, in discesa, per la Cava Chiesa del Diavolo (itinerario riservato agli esperti).
Notiamo che non ci sono segnalazioni di vernice, mentre anni fa c'erano: probabilmente si cerca di scoraggiare le masse ad avventurarsi per questi luoghi selvaggi.
Si entra in una fresca faggeta, salendo ripidamente con percorso tortuoso, fino a sbucare all'aperto: suggestiva veduta verso il M. Macina. Poco oltre è la deviazione segnata per lo Schienale dell'Asino e il Rif. Puliti. Molto interessante anche la vista sul versante Ovest del M. Fiocca.
Il nostro sentiero, dopo una traversata su pendio ripido lato Arni, scavalca il crinale e scende di qualche metro sul versante di Renara: si avverte una certa esposizione e si deve fare attenzione a scendere dei facili gradoni e un passo di I grado, fino a un piccolo intaglio.
Seguono ancora rocce con buoni appigli, quindi una traversata esposta porta a una foce e poco più avanti in un boschetto di faggi.
Altro breve passo di arrampicata (bel I grado appigliato), aggirabile, e si contorna la base di una cima rocciosa.
Si giunge ad una foce, al cospetto del Poggio Pagano: da qui il monte ha un aspetto roccioso e molto friabile (in alto si vede un albero isolato, che si toccherà durante la salita).
Proseguendo, si apre sulla sinistra il ripido fianco erboso del Poggio Pagano e quindi si esce definitivamente dalla faggeta, sulla cresta principale, avendo a sinistra il selvaggio mondo di Renara e a destra i magri e assolati pendii che digradano verso Arni.
E' interessante seguire il crinale, roccioso ma semplice, lasciando a destra il sentiero segnato per il Passo Sella; un traliccio metallico arrugginito è il punto di riferimento per una traccia debole che scende verso la Chiesa del Diavolo (per esperti).
La cresta ha termine alla base della parte Sud del M. Macina: sul versante Ovest un ripidissimo scivolo erboso e roccioso contorna alla base il M. Macina, un vero e proprio imbuto dal quale emergono, arditi, un paio di pinnacoli rocciosi.
Poco più in basso di questi si nota un'evidente traccia di capre che permette di inoltrarsi nel crestone a Ovest del M. Macina, un centinaio di metri sotto la sommità del "tozzo torrione biancastro" citato dalla guida CAI-TCI del 1979.
Ritornati alla base del Poggio Pagano, si sale per ripido prato (tracce di animali) per alcuni metri.
Sulla sinistra, al sommo di un erto canalino erboso, è una foce con un albero isolato: da qui piegando a destra si può salire per un canale detritico friabilissimo (I grado) fino a un'altra foce, e in breve in vetta; in alternativa, non si punta all'albero isolato ma si continua sulla destra per erba e roccette, raggiungendo il crinale del monte e un'anticima, poi una foce e quindi in breve il punto più alto 1395 m.
Il panorama è oltremodo suggestivo, letteralmente a volo d'uccello sui selvaggi e misteriosi canaloni del versante marittimo, con tutta una serie di pinnacoli, torrioni e zucchi dall'aspetto repulsivo.
Con un minimo di attenzione per via del terreno ripido e apuano si scende al sottostante sentiero n° 150, seguendo il quale verso Sud si ritorna all'imbocco della Galleria di M. Pelato.
Itinerario | Vallone di Renara (termine asfalto) 267 m - Renara 310 m - Canale del Pianel Soprano - Lizza della Monorotaia - Edifici cavatori - Focicchia 1145 m c. - Edifici cavatori - sentiero cavatori - Lizza della Monorotaia - Renara - Vallone di Renara 267 m | ||
Difficoltà | EE, il sentiero di cavatori sopra il Fosso del Chiasso richiede piede fermo e attenzione all'esposizione |
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Dislivelli | salita: 878 m; discesa: 878 m |
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Ore effettive | Vallone di Renara - Renara: 15' Renara - Inizio Monorotaia: 45' Inizio Monorotaia - Focicchia: 2h Focicchia - Inizio Monorotaia: 1h 30' Inizio Monorotaia - Renara: 30' Renara - Vallone di Renara: 10' |
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Periodo migliore | Aprile-Ottobre |
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Partecipanti | Giuseppe, Mirto, Roberto |
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Siamo stati il | 30 Maggio 2020 |
Uscita nel selvaggio mondo di Renara, utile per farsi un'idea dei luoghi. La Lizza della Monorotaia (o di Piastreta) rappresenta un accesso relativamente agevole e può essere abbinata al sentiero di cavatori che corre sul versante sinistro del Fosso del Chiasso.
Salita
Dalla fine della strada asfaltata si passa accanto al torrente e con alla destra una paretina aggettante: il rumore dell'acqua viene riflesso così realisticamente che abbiamo la sensazione che il torrente scorra alla nostra destra, sopra le nostre teste, invece che alla nostra sinistra.
A Renara 310 m il vallone si allarga un po': nei pressi, un paio di grotte (una delle quali è attrezzata con un presepe).
Le baracche del pastore Rolando ci sono sempre, ma sul terreno scarse tracce di capre. In più, c'è un piccolo prefabbricato verde, forse usato in occasione di alcune feste.
Da qui si vede molto bene lo Zucco salito la settimana precedente: l'aspetto è piuttosto repulsivo, una fuga di lastroni inclinati.
Il vallone si divide in due rami: quello di destra è percorso inizialmente dal sent. 42 per il Passo del Vestito e Arni; quello di sinistra, il Canale del Pianel Soprano, è quello che ci interessa.
Inizialmente si percorre la vecchia strada camionabile, in cemento, che serviva il poggio di carico della Lizza di Piastreta o della Monorotaia. Caratteristici alcuni esemplari di tasso, una conifera sempreverde e tossica.
Dopo il tratto boscoso, si inizia a uscire allo scoperto presso i due valloni afferenti la Cava del Vallottone: in passato abbiamo percorso le due vie di lizza (Ovest e Est), con qualche apprensione in discesa visto che il percorso sembrava a prima vista essere difficile (e noi non avevamo la corda).
La strada risulta poi interrotta, ovvero le piene del torrente hanno asportato con gli anni tutta la sede: facendo attenzione ai pietroni a volte scivolosi e mantenendosi sulla destra (salendo), si passa accanto a una grotta (Grotta dell'Oro: vasca per la raccolta dell'acqua).
Verso quota 500 m, si lascia sulla destra la labile traccia tra l'erba che, percorrendo l'erto Canale del Palone, conduce all'omonima foce, presso gli Zucchi di Renara.
La curva successiva è invece il punto in cui, il 21 gennaio 2007, abbiamo deviato per scendere nel sottostante canale e rimontare il ripido versante Sud dello Zucco del Chiasso, raggiungendone poi la vetta.
Ben presto la visuale si apre sul Fosso del Chiasso, percorso dall'erta Lizza della Monorotaia: l'ambiente è oltremodo selvaggio, con profili aguzzi e rocciosi, spesso repulsivi. La vegetazione è scarsa, abbarbicata alle rocce.
Il piano di carico della lizza costituisce l'inizio della Monorotaia: al centro della via, venne fissato a suo tempo un binario su cui si arrampicava una slitta, fino alla cava di Piastreta, per portare giù il marmo senza ricorrere la metodo tradizionale: la portata massima era di 11 tonnellate, un blocco di dimensioni modeste rispetto a quelle consentite dai camion di oggi.
Il sistema fu progettato e sviluppato dall'ingegnere inglese Denham e rimase operativo fino alla metà degli anni '70.
Iniziamo la Monorotaia: si nota la carcassa della slitta, rovinata quaggiù e anche danneggiata dalle piene.
Un esemplare ben conservato della "macchinetta Denham" si trova presso la ditta Ronchieri di Massa (una volta la fotografammo).
Procediamo sulla Monorotaia, oltrepassando il canale della Piastrella (le acque hanno asportato il sedime). Quando la lizza entra nel Fosso del Chiasso, lo sguardo è catturato dal suo vertiginoso andamento, rinserrato tra i fianchi della montagna selvaggia.
Su tutto, domina il profilo dello Zucco del Chiasso, con la sua repulsiva parete giallastra (citata dalla guida CAI-TCI del 1979).
La ripidezza e monotonia della lizza fanno venire subito il fiatone, e meno male che ci sono i gradini (qualcuno li ha contati tutti, pare siano oltre 4300).
A circa 730 metri di quota un grosso carpino segnala la deviazione per il vecchio sentiero (scritta nera su una pietra, segni rossi), in realtà via di lizza, antecedente la Monorotaia: decidiamo di seguirlo in discesa, visto che a memoria io ricordo che è meglio fare così.
Per uscire dal Fosso del Chiasso, dovremo superare altri 250 metri di dislivello, veramente impegnativi. I gradini finali sono più alti e un tubo a destra fa da improvvisato corrimano; finalmente si sbuca all'aperto, con vista ampia verso la Focola del Vento e, sulla destra, l'imponente Zucco Appoggiato 1191 m.
Con un semicerchio, passando un'interruzione breve della massicciata (si sfruttano il binario e due longarine), saliamo infine ai due edifici a servizio dei cavatori (quello con il tetto a semibotte e la casa dei macchinari): la copertura inizia ad avere grossi squarci.
Più avanti, superato un tratto circondato dai rovi, andiamo ad attraversare il canale della Piastrella presso due longarine sospese a due pilastri, le quali sorreggevano un argano (il 30 agosto 1998 era ancora agganciato, ora è stato portato più in basso dalla furia delle acque).
Ora sul versante sinistro, sotto lo Zucco Appoggiato, si sale ripidamente fin quasi a una sella erbosa, che si raggiunge per sentierino tra l'erba alta e facendo attenzione ai sassi nascosti.
La sella erbosa, che separa lo Zucco Appoggiato dalla cresta denominata Serra della Buchetta, è posta a 1145 m circa (CTR numerica 1:2000). Essa, inoltre, è raggiunta a Sud dal canalone dapprima erboso e poi dal fondo marmoreo che ha come sponda destra il crestone Sud e Sud-Ovest dello Zucco Appoggiato.
Questa sella viene detta "Focicchia" da Rolando.
Presso alcuni massi sostiamo per la pausa pranzo, osservando i luoghi circostanti con molto interesse.
Il soprastante zucco è assai repulsivo e le fessura nella roccia non inducono all'ottimismo sulla stabilità della stessa. Sulla sinistra sale un erto camino, con piante e arbusti: comunque non semplice.
Dalla Focicchia si può osservare anche il M. Sella, con le cicatrici lasciate dalle scariche di detriti dalla soprastante cava Ronchieri. Va detto che il sottostante vallone appare meno ingombro di detriti, segno che se ne producono di meno e che quando capitano forti temporali, l'acqua trasforma il canale travolgendo ogni cosa.
Discesa
A proposito di acqua, ci sembra di percepire alcune goccioline di pioggia e in effetti il non lontano M. Sagro è quasi coperto; anche il M. Sella tende a rannuvolarsi. La prudenza ci spinge ad affrettarci, per cui ci caliamo fino all'imbocco del Fosso del Chiasso e prendiamo a sinistra il sentiero vecchio.
Questo inizialmente è ben tracciato su un pendio ripido ma facile, alto sopra il Fosso della Piastrella e al cospetto dello scosceso Zucco Appoggiato.
Ad un certo punto, però, il sentiero cambia versante: ripiano fatto con sassi (poco oltre, sulla cresta e al riparo di una lastra, vi è un bivacco usato dai pastori e anche dutante la guerra).
Si presenta ora un percorso piuttosto ripido che richiede particolare attenzione dato che c'è una certa, costante, esposizione sul Fosso del Chiasso.
Gradualmente si perde quota, sempre facendo attenzione, finché i segni non dicono di svoltare a destra lasciando il vecchio tracciato (il quale, probabilmente, si sarà deteriorato troppo).
Si passa a monte di un grosso ginepro fenicio e si disarrampica un breve salto roccioso (buone prese per le mani), fino a incontrare il vecchio tracciato. Nuovamente a destra ed ecco la Monorotaia e il grosso carpino 730 m circa.
Rispetto al sentiero appena sceso, la lizza sembra pianeggiante, ma richiede comunque attenzione.
Torniamo a Renara e in breve siamo al punto di partenza: da qui osserviamo ancora i picchi scoscesi che ci hanno acccompagnato per tutta la giornata, bisognerà tornare più spesso da queste parti.
Itinerario | Renara 310 m - Canale del Pianel Soprano - Bivio Lizza del Vallottone - Bivio Foce del Palone - Base Sud Zucco del Chiasso - Rampa - Versante Ovest - Zucco del Chiasso 705 m - Foce a Nord dello Zucco del Chiasso 670 m c. - Canalino Est - Fosso del Chiasso (piano di carico) - Canale del Pianel Soprano - Renara 310 m | ||
Difficoltà | EE - II grado, terreno infido tipicamente apuano (roccia rotta) |
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Dislivelli | salita: 395 m; discesa: 395 m |
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Ore effettive | Renara - Bivio Foce del Palone: 35'; Bivio Foce del Palone - Zucco del Chiasso: 1h 30'; Zucco del Chiasso - Foce a N: 25'; Foce a N - Fosso del Chiasso (piano di carico): 25'; Fosso del Chiasso (piano di carico) - Renara: 30' |
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Periodo migliore | Ottobre - Maggio |
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Partecipanti | Giuseppe, Mirto, Corrado |
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Siamo stati il | 21 Gennaio 2007 |
Dalla base della monorotaia questo monte ha l'aspetto di un ardito e tozzo torrione giallastro, mentre il versante opposto è più appoggiato, pur non elementare.
Dalla cartografia non risulta ufficialmente avere un nome: pertanto, si propone la denominazione " Zucco del Chiasso ".
Questa dovrebbe essere la prima ascensione alpinistica; è altresì probabile che in passato pastori e cacciatori ne abbiano raggiunto la sommità.
Salita
Da Renara abbiamo preso il vallone di sinistra (Canale del Pianel Soprano, quello della Lizza di Piastreta), percorrendo una strada abbandonata e lasciandola in corrispondenza della deviazione per la Foce del Palone.
Attraversato il canale, si seguono delle tracce lungo il versante meridionale fin sotto la parete. Poi ci siamo legati in cordata per superare un breve passo di II grado (che si può aggirare più in basso per terreno comunque infido) e traversando verso Est abbiamo raggiunto una bella rampa con scaglioni affioranti che ci ha condotto sulla cresta Ovest del monte.
Mantenendoci al centro del fianco Ovest, ripido ed infido, con rocce mobili e qualche arbusto, siamo giunti in vetta.
Sul versante del Fosso del Chiasso si apre un vuoto pauroso (150 m circa) e l'ambiente in generale, tutto apicchi rocciosi e linee sfuggenti, fa girare un po' la testa.
Discesa
Per la discesa, ci siamo portati all'intaglio a Nord della vetta (ben visibile dalla monorotaia), calandoci per il canalino Est (erboso con detriti e tracce caprine) ed abbandonandolo più sotto dato che il fosso termina con un salto impercorribile. Le capre, molto saggiamente, percorrono un pendio erboso che fa da sponda destra al Fosso del Chiasso e che termina nel fosso stesso. Una traccia attraversa il canale e conduce esattamente alla costruzione del piano di carico della monorotaia.
Da qui facilmente a Renara.
Itinerario | Renara 310 m - Canale del Pianel Soprano - Lizza del Vallottone Ovest - Cave del Vallottone 790 m - Lizza del Vallottone Est - Canale del Pianel Soprano - Renara 310 m | ||
Difficoltà | EE - I grado, terreno selvaggio ed infido |
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Dislivelli | salita: 490 m; discesa: 490 m |
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Ore effettive | Renara - Lizza del Vallottone Ovest - Cava del Vallottone: 2h 00; Cava del Vallottone - Lizza del Vallottone Est - Renara: 1h 40' |
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Periodo migliore | Primavera e Autunno |
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Partecipanti | Giuseppe, Mirto |
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Siamo stati il | 12 Giugno 2005 |
Guardando i due valloni del Vallottone dal Pianel Soprano, siamo saliti per quello di sinistra e scesi per quello di destra.
La salita si è svolta in gran parte su terreno apuano, cioè rocce lisce con erba. Incontrati molti piri e un paio di punti in cui si osserva ancora il vecchio selciato della lizza.
Poco prima della cava del Vallottone (intagliata proprio in mezzo al vallone), la lizza fa un'ampia curva verso destra; a sinistra si nota invece un muro a secco: è in realtà un sentiero, che probabilmente raggiunge la cava della Cimetta aggirando a meridione l'aspro crinale che separa dal versante di Resceto.
Proseguendo per la lizza, si passa accanto ad un rudere a pianta quadrata (restano solo le mura), raggiungendo il crinale che divide i due valloni del Vallottone. Su ancora per la lizza, che va verso sinistra e poi a destra (ingombra di grossi blocchi e detriti) a raggiungere la cava più alta (800 m circa).
Da qui abbiamo proseguito a salire in direzione del crinale (qualche traccia: il pastore passa di qui, infatti menziona la presenza di piante secche; abbiamo eretto alcuni ometti), ma percorsi circa 100 metri abbiamo desistito in quanto minacciava temporale (non si sapeva con certezza a cosa si andava incontro e una ritirata sotto la pioggia sarebbe stata molto rischiosa, dato il terreno impervio).
Dalla cava alta del Vallottone giù per i resti della lizza ad un sottostante taglio di cava (pilla scavata in una pietra), quindi ad occhio per il ravaneto, mantenendo la destra orografica dove si incontrano fori di piri.
Ad un tratto la lizza sembra terminare su un pulpito proteso sul vallone (oltre, solo scoscendimenti), ed invece essa piega a destra. Questo punto è rovinato (per la ripidezza), ma si supera bene per la presenza di ottimi appigli per le mani sul lato sinistro (scendendo) e buoni gradoni per i piedi (c'è anche qualche pianta). In salita questo passaggio appare decisamente più facile che visto dall'alto (7-8 metri circa; II UIAA).
Qualche curva su terreno erboso nei pressi di un impluvio e di nuovo si ha la sensazione di finire sopra salti impercorribili. La lizza invece abbandona l'impluvio traversando a sinistra, quindi secca svolta a destra ed altro ripido canalino (5-6 metri circa: poco meno di II UIAA): il fondo è erboso, ma la sponda sinistra è di ottima roccia, per cui si scende abbastanza agevolmente, esposizione a parte.
Alla base del canalino una cengia al sommo di una placca (buoni appigli per le mani) conduce su terreno facile, erboso con rocce. Altri brevi passaggi su placche, terreno friabile, detriti e terra sono meno impegnativi ma comunque necessitano attenzione. L'ultima placca si scansa a destra attingendo ad un canale ghiaioso (leggendo a posteriori la relazione di Bradley-Medda, sembra che scenda di qui un ramo della lizza del Vallottone: in alto infatti si scorgono delle pietre disposte in modo regolare, a guisa di muretto) che in breve conduce al Pianel Soprano.
Itinerario | Val d'Arnetola 1000 m - sent. 35 (Via Vandelli) - sent. 146 - rampa per cresta Est - cresta Est Alto di Sella - canale Est dell'Alto di Sella - cresta Nord - Alto di Sella 1725 m - canale Est Alto di Sella - cresta Est - sent. 146 - sent. 35 - Val d'Arnetola | ||
Difficoltà | EE con passi di I e II grado su terreno friabile, infido e molto esposto; consigliabile procedere in cordata |
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Dislivelli | salita: 725 m; discesa: 725 m |
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Ore effettive | Val d'Arnetola - Alto di Sella: 3h; Alto di Sella - Val d'Arnetola: 2h |
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Periodo migliore | Maggio - Ottobre |
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Partecipanti | Giuseppe, Mirto |
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Siamo stati il | 13 Maggio 2007 |
L'Alto di Sella contende a M. Contrario e M. Cavallo il poco gratificante titolo di montagna più ostica delle Apuane, dove l'aggettivo "ostica" comprende le difficoltà tecniche ma soprattutto i pericoli. Pertanto, un minimo di attrezzatura è caldamente consigliabile: almeno una mezza corda di 30-40 metri, 7-8 tra cordini e moschettoni, alcuni chiodi, moschettoni, casco; molto utile la piccozza.Detto questo, l'itinerario proposto risulta essere, considerando le insidie della montagna, una buona via di salita che minimizza i rischi e le difficoltà: forse si può considerare la sua via normale.
Salita
Partenza dalla Val d'Arnetola: si può arrivare fino a quota 1000 m, ovvero non lontano dalla deviazione per il Passo Sella.
Bisogna prendere il sent. CAI 35 (la Via Vandelli), ignorando la deviazione sulla sinistra per il Passo Sella; inizia poi una lunga traversata e sulla sinistra si trovano le indicazione del sent. CAI 146 per la Focetta dell'Acqua Fredda. E' un sentiero poco frequentato, ma interessante per i numerosi gradini che agevolano il cammino e l'ambiente di alta quota, con l'Alto di Sella che incombe.
Usciti dal bosco, si compie un semicerchio avvicinandosi alla cresta Nord-Est dell'Alto di Sella: degli ometti suggeriscono di raggiungerla tramite una rampa di I grado (roccia in parte friabile), si nota in realtà che c'è una piazzola frequentata dalle capre.
Dalla piccola piazzola sulla cresta Nord-Est, occorre traversare lungo il versante Est della montagna seguendo una traccia di capre (tratto vertiginoso, consigliabile assicurarsi in cordata; chiodo a metà), raggiungendo un ampio canalone dapprima ghiaioso, poi erboso (possibile sicura su un masso affiorante), che conduce senza difficoltà (terreno comunque infido, fare attenzione) alla cresta Nord dell'Alto di Sella.
La cima è vicinissima, ma oppone ancora delle difficoltà:
1) seguire il filo di cresta, espostissimo e con roccia friabile, fino ad un piccolo intaglio; quindi per tracce alle rocce di vetta;
2) rimanere poco sotto la cresta, sul lato Arnetola, sfruttando una cornice su terreno friabile e assai ripido, scarsi appigli e poco affidabili; un passo di arrampicata (I grado) consente di raggiungere il piccolo intaglio e quindi la vetta.
La sommità è sufficientemente spaziosa. Il panorama è magnifico.
Discesa
Si ridiscende lungo la via di salita.
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