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Monte delle Tavole, cresta NNE
Il M. delle Tavole dalla marmifera del Fondone itinerario Ristorante Le Gobbie 1030 m - sent. 42 - strada marmifera - Cresta NNE M. delle Tavole - sent. 142 (foce 1375 m c.) - M. delle Tavole 1463 m - versante Est - sent. 142 - via di lizza - piazzale cava - strada marmifera - sent. 42 - Ristorante Le Gobbie 1030 m
difficoltà EE, I e II grado, terreno apuano a volte esposto; roccia buona 
dislivelli salita: 470 m; discesa: 470 m
ore effettive Le Gobbie - Inizio cresta NNE: 1h
Inizio cresta NNE - M. delle Tavole: 2h 
M. delle Tavole - sent. 142: 30'
sent. 42 - piazzale cava: 30'
piazzale cava - Le Gobbie: 40' 
periodo migliore  Maggio-Ottobre
partecipanti  Giuseppe, Mirto, Roberto
siamo stati il  08 Maggio 2021 

 

Cima a torto poco conosciuta che permette di effettuare una bella salita lungo la cresta NNE, prevalentemente rocciosa e non difficile, con roccia in genere buona.
Ottimo panorama sulle Apuane Centrali e sulla costa tirrenica.

 

Salita

Dal Ristorante Le Gobbie 1030 m si prende l'ampio sent. 42 che sfrutta una preesistente via di lizza, salendo per una faggeta. Più avanti si esce allo scoperto e, mentre il sentiero si mantiene a destra, è possibile continuare per un'ampia via di lizza fino a un piazzale di cava con resti di pulegge (luogo abbandonato decenni fa). Un traccia si inoltra nel bosco e alla fine conduce sulla strada marmifera che serve il versante settentrionale del M. Altissimo.
Lasciando a destra il sentiero per il Passo degli Uncini, si continua per la marmifera, doppiando la cresta Nord del M. Altissimo e rasentando la Cava Fondone, che ha intaccato pesantemente la montagna.
Il successivo vallone è quello sottostante il Passo del Vaso Tondo: anche qui l'attività estrattiva prosegue senza sosta (Cava Busa, Cava Granolesa).
Si ignora la deviazione per le cave, seguitando in falsopiano fino a portarsi in corrispondenza della cresta NNE del M. delle Tavole.
Passando sotto una tubazione nera di gomma, si attacca per una rampa friabile fino a toccare il filo della cresta, che si segue fino a un colletto con un traliccio.
Il successivo risalto, che oppone difficoltà prettamente alpinistiche, si può aggirare a destra per ripido bosco. Si supera ora direttamente un tratto ben appigliato, ripido e un po' esposto (I-II grado), che conduce alla base di un altro tratto impegnativo: anche in questo caso è possibile piegare a destra, facendo attenzione ai blocchi mobili.
La cresta quindi si fa più spaziosa e anche divertente, per i buoni appigli che facilitano la progressione, e si sale più o meno frontalmente fino alla sommità di una groppa rocciosa (1389 m) e scendendo fino a incontrare il sent. 142 in corrispondenza di un'evidente foce (1375 m circa): qui volendo si può interrompere l'ascesa, per andare verso le Cervaiole (Est) oppure verso il vallone sottostante il Vaso Tondo (Ovest).
La cima non è lontana e la salita riprende per buoni lastroni coricati: il tratto finale, ripido, si può aggirare sulla sinistra puntando a degli alberi rinsecchiti (qualche traccia), facendo attenzione ai sassi mobili. Un'ultima piacevole arrampicata riconduce sul filo di cresta e infine sulla spaziosa sommità del M. delle Tavole 1463 m.

 

Discesa 

E' possibile scendere al sottostante Passo del Vaso Tondo 1382 m, per terreno molto ripido tipico apuano: non difficile ma insidioso e per questo richiedente attenzione costante (meglio farlo in senso inverso).
Il versante Est del monte è appoggiato e facile: senza via obbligata, con qualche roccetta, è possibile scendere fino al sentiero 142 il quale in pochi minuti riporta alla foce a quota 1375 m circa.
Alcuni gradini di roccia fanno perdere quota sul versante Nord-Ovest, sul fianco roccioso della montagna e con una certa esposizione; in basso, con attenzione, si compie un breve passo di arrampicata. Presso alcuni grossi massi si piega a destra e per detriti si va a prendere una marcata via di lizza, in buone condizioni e pulita, con cui si perde quota molto velocemente fino al piazzale della cava sottostante, presso le vasche di decantazione della marmettola.
Ora sulla marmifera, la si segue fino a innestarsi sulla strada che collega il Colle del Cipollaio con le Gobbie, non lontano dalla cresta NNE del M. delle Tavole.
Piegando a sinistra, si ripercorre la via dell'andata transitando sotto il M. Altissimo; dopo il bivio per il Passo degli Uncini, si può proseguire fino al vicino impluvio e prendere il comodo sentiero 42 che conduce velocemente al parcheggio antistante il Ristorante Le Gobbie 1030 m.



01_Sulla_vecchia_lizza.JPG 02_Sulla_marmifera__verso_il_M._delle_Tavole.JPG 03_Rampa_di_accesso_alla_cresta.JPG 04_La_cresta_NNE__con_un_traliccio.JPG 05_Tratto_ripido.JPG 06_Tratto_ampio_e_divertente.JPG 07_Tratto_ampio_e_divertente.JPG 08_Sulla_groppa_1389_m.JPG 09_M._Altissimo__dilaniato_dalle_cave.JPG 10_Verso_l_ultimo_risalto.JPG 11_Aggiramento_tratto_ripido.JPG 12_M._delle_Tavole.JPG 13_Vaso_Tondo_da_Monte_delle_Tavole.JPG 14_Si_riprende_il_sent._142.JPG 15_Discesa_delicata.JPG 16_Discesa_delicata_e_esposta.JPG 17_Lizza_ben_conservata.JPG 18_A_sinistra_la_buona_lizza.JPG 19_Vasche_decantazione_marmettola.JPG Mappa_M._delle_Tavole_cresta_NNE.png

 

Itinerario Corvaia, Ponte di Foggi 32 m – Via di San Biagino – Foce ad Ovest de La Rocca 145 m c. – La Rocca 172 m – Foce ad Ovest de La Rocca – Poggio di Ripa (Via della Resistenza) – Inizio sent. n° 140 233 m – Costone SE M. Canala – Foce ad Ovest de La Rocca – Versante Sud de La Rocca – Corvaia, Ponte di Foggi 32 m
Difficoltà EE con un passo di I grado la salita a La Rocca; E il resto
Dislivelli salita: 260 m; discesa: 260 m
Ore effettive Ponte di Foggi - Foce ad Ovest de La Rocca 0h 25'; Foce ad Ovest de La Rocca - La Rocca 0h 20'; La Rocca - Foce ad Ovest de La Rocca 0h 15'; Foce ad Ovest de La Rocca - Inizio sent. 140 0h 30'; Inizio sent. 130 - Foce ad Ovest de La Rocca 0h 20'; Foce ad Ovest de La Rocca - Ponte di Foggi 0h 15'
Periodo migliore Ottobre - Aprile
Partecipanti Giuseppe Berti, Mirto Blasich
Siamo stati il 21 Marzo 2004

 

La lunga cresta che dal M. Folgorito scende verso Ripa e Corvaia termina con il piccolo ma interessante rilievo de La Rocca. Pare che la sua sommità, in epoca medievale, fosse sede del Castello di Corvaia ed in effetti si trovano molte tracce che lo fanno presumere. L’escursione prosegue con una puntata sul M. di Ripa lungo un ottimo sentiero che, combinato con il sent. n° 140, dà la possibilità di salire al M. Folgorito fin da Corvaia.

 

Salita

L’itinerario ha inizio dalla strada che collega Ripa a Corvaia, all’altezza del Ponte di Foggi 32 m, che valica il Fiume Versilia e consente il collegamento con la frazione di Vallecchia. Una piccola strada vicinale privata asfaltata, Via di S. Biagino, sale con alcune curve lungo le pendici meridionali de La Rocca, attraversando un oliveto. A quota 70 m crocevia (presa acquedotto): si continua a salire, superando un altro tornante con baracca (81 m circa) e lasciando la diramazione per una casa privata.

La strada termina con uno slargo per invertire la manovra degli automezzi. Da qui continua una buona traccia di sentiero, non segnato ma evidente, che sale nel bosco con qualche svolta fino alla foce ad Ovest de La Rocca (145 m circa). Si notano subito, sulla destra, l’ingresso di una galleria ed un sentiero ben tracciato (sulla sinistra prosegue un altro sentiero in direzione del M. di Ripa: è quello che si percorrerà in seguito).

Vale senz’altro la pena di visitare il rilievo roccioso de La Rocca, seguendo il sentiero a destra che perde leggermente quota, nel bosco; si incontra sulla sinistra un’altra galleria, quindi presso una paretina rocciosa occorre svoltare a sinistra per prendere una traccia che sale ripida fino ad una piccola foce. Da qui si sfruttano delle tacche, scalpellate nella roccia viva, per superare un lastrone (in alternativa si può aggirare a sinistra la placca, salendo per una rampa che ha alla sua destra una lastra aggettante), quindi si rasenta un terrapieno sorretto da un imponente muro a secco.

Le tracce salgono sul terrapieno, dove si trova un’altra galleria (accanto all’ingresso, piccola intelaiatura metallica). L’ambiente si fa interessante per la presenza di grossi roccioni colonizzati qua e là dalla vegetazione. Per raggiungere il punto più alto, occorre, dall’ingresso dell’ultima galleria, piegare leggermente a sinistra, entrando in una grossa nicchia formata da un roccione appoggiato ad un altro. Si sale superando un breve passo di I grado e si esce allo scoperto, ai piedi del lastrone che forma la vetta. Ancora un passo di I grado (appigli piccoli) ed ecco la sommità rocciosa de La Rocca (172 m).

Il panorama che si ammira è molto interessante ed insolitamente vasto, rispetto alla modesta altezza del monte. Si domina completamente la vallata, proprio sopra i tetti delle case di Corvaia (attenzione a non sporgersi troppo, in quanto verso Corvaia la cima presenta un salto strapiombante), e si può studiare bene il M. Costa, che sta giusto di fronte. Inoltre ci si può rendere meglio conto della struttura del monte, che pur nel suo piccolo ricorda vagamente l’ambiente caratteristico delle Meteore in Grecia.

 

Discesa

Per l’itinerario di salita si ridiscende alla foce ad Ovest de La Rocca. Un ottimo sentiero prosegue in direzione del M. Folgorito, mantenendosi sul versante marino. Con salita moderata si guadagna quota, tra alti pini marittimi e cespugli, incontrando un bivio (185 m c.), dove un sentierino si dirige sulla destra verso un traliccio, percorrendo poi il costone Sud-Ovest del M. Canala: al ritorno si scenderà da qui.

Attraversati due impluvi, il buon sentiero entra in una zona coltivata con case sparse e sembra terminare contro una casa, ma in realtà una ripida scalinata sulla destra conduce fino ad una strada asfaltata (Via della Resistenza) che si segue verso destra fin dove essa finisce, poco più avanti (nei pressi, un piccolo ripetitore) (234 m).

Inizia qui il sent. n° 140 del CAI che va al M. Folgorito. Esso segue grosso modo il crinale, mentre un altro sentiero rimane poco a destra, senza guadagnare troppa quota: questa traccia, ben mantenuta, raggiunge lo spartiacque principale ed inizia a scendere, seguendo praticamente lo smacchio causato dalla presenza di alti tralicci e relativa linea elettrica ad alta tensione. Avendo di fronte il bel M. Costa, che appare tra i radi pini, si ritorna al sentiero percorso all’andata (bivio a q. 185 m c.) e quindi alla foce ad Ovest de La Rocca (145 m c.).

Vale la pena di continuare l’escursione lungo il sentiero per La Rocca: lasciato il bivio per la vetta, si trascura poco oltre un sentiero sulla sinistra, che raggiunge solamente un traliccio a 138 m. La traccia principale scende comodamente ad una villa (89 m; è la casa più alta del versante meridionale de La Rocca): esiste da qui una traccia di sentiero che va verso Est, inoltrandosi nel bosco. Se si ha la pazienza di seguirla, si scopre che il bosco maschera molti roccioni ed anfratti (abbiamo trovato un paio di scalette in legno, costruite per raccordare i vari terrazzi rocciosi), alcuni probabilmente usati come bivacco in un non lontano passato. Il sentiero poi continua a mezza costa, aggirando il monte: forse scende a Corvaia.

Dalla villa, avendo cura di recare il minor disturbo possibile, è possibile scendere fino al punto di partenza per l’oliveto; in alternativa si prende la Via di S. Biagino.

 


 

01 - Giuseppe accanto all'ingresso di una galleria.jpg 02 - Giuseppe tra i grossi massi de La Rocca.jpg 03 - Mirto sul punto piu' alto de La Rocca, con il M. Costa alle spalle.jpg 04 - Nel bosco si trovano molti manufatti.jpg mappa la rocca-m. di ripa.jpg

 

Itinerario Valle del F. Serra (Botro di Rimone) 193 m - F. Serra (guado) 205 m c. - Lizza del M. Carchio - deviazione - vecchio sentiero - Canale del Carchio (cascata) 450 m c. - Ravaneto del M. Carchio - Muraglione - Foce a quota 970 m c. - variante (sent. cavatori) - Base muraglione - Ravaneto del M. Carchio - Canale del Carchio (cascata) - vecchio sentiero - Lizza del M. Carchio - F. Serra (guado) - Valle del F. Serra (Botro di Rimone) 193 m.
Difficoltà EE, necessario orientamento
Dislivelli salita: 807 m; discesa: 807 m
Ore effettive Valle del F. Serra - Foce 970 m c.: 2h 45'; Foce 970 m c. - Valle del F. Serra: 1h 30'
Periodo migliore Ottobre - Aprile
Partecipanti Giuseppe, Mirto
Siamo stati il 05 Febbraio 2006

 

Esplorazione alla ricerca della Lizza del M. Carchio. Il tracciato, escludendo la parte terminale e quella superiore, è praticamente scomparso ma un vecchio sentiero, ancora percorso dai cacciatori, consente di risalire la valle fino al ravaneto ad Ovest del M. Carchio. In alto si ritrova la vecchia lizza, mentre sulla sinistra (salendo) è possibile raggiungere un suggestivo intaglio preceduto da un imponente muraglione.

 

Salita

Da Seravezza si risale la Valle del F. Serra fino a quando la strada non inizia a salire decisamente, allontanandosi dal corso d’acqua. In corrispondenza del Fosso di Rimone uno slargo consente di parcheggiare agevolmente (193 m; nei pressi: resti di una costruzione invasa da rampicanti sempreverdi).

Seguendo la strada principale in direzione Nord, si trova subito sulla sinistra una pista (214 m): una catena ed una sbarra aperta (proprietà privata) precludono l’accesso alle auto. La pista scende leggermente per un lungo tratto (affioramenti d’acqua); lasciata a sinistra una diramazione, il percorso termina in corrispondenza del punto in cui si trovava il vecchio ponte (presumibilmente il famoso “ Ponte di Michelangelo “), oggi non più esistente.

Alcuni gradini infissi nella massicciata permettono di scendere e raggiungere il greto del F. Serra (205 m c.). A seconda della portata, l’attraversamento può essere difficoltoso dato che i sassi sono scivolosi e distanti tra loro.

Sull’altra sponda, la destra, si trova un sentiero che con un paio di svolte sale ad un rudere (225 m); qui riprende ben evidente e regolare la Lizza del M. Carchio, sorretta da una robusta massicciata alta sopra il canale. A quota 290 m c. appare sulla destra un viscido lastrone inclinato con un doppio mancorrente fissato agli alberi: dato che la via di lizza, da qui in poi, è praticamente scomparsa, bisogna salire per questa traccia.

Con la dovuta attenzione si supera l’ostacolo, ringraziando chi ha sistemato il prezioso corrimano, e si sale molto ripidamente per una traccia tra alte stipe per circa 80 m di dislivello, raggiungendo una sorta di piazzola (forse una vecchia carbonaia). Da qui prosegue verso sinistra, ovvero in direzione del M. Carchio, un ottimo sentiero.

A ben guardare, il tracciato del sentiero proviene da destra: rovi ed arbusti permettendo, dovrebbe essere possibile scendere fino al rudere a Q. 225.

La traccia sale moderatamente lungo il fianco della montagna, compiendo solo due tornanti ravvicinati. Il primo impluvio da attraversare presenta un corrimano realizzato con cordino: la presenza di lastroni molto inclinati richiede cautela, specialmente con terreno bagnato. Gli altri impluvi si passano senza problemi, ma sempre facendo attenzione a dove mettere i piedi.

Dopo una breve scalinata con gradini in pietra, molto suggestiva, il sentiero inizia a perdere quota gradualmente: si intuisce che è giunto il momento di ritornare nel canale, cosa che avviene per lastroni bagnati molto scivolosi (attenzione a dove mettere i piedi, diffidare dei mucchietti di foglie secche che celano buche). Rimanendo accanto al fosso, dall’aspetto tetro per le rocce scure ricoperte da muschio, si salgono ancora un paio di metri fino al margine di una grande pozza che si è creata sotto una cascata. I detriti accumulatisi qui consentono di oltrepassare il torrente senza problemi (450 m c.).

Dall’altra parte (destra orografica) continua, nel castagneto, una buona traccia di sentiero che si districa tra i tronchi caduti e piccoli salti rocciosi. In un punto bisogna salire su un masso inclinato: un vecchio cordino, ancorato ad un castagno, agevola il passaggio. La cosa curiosa è che l’anello di cordino, posto in corrispondenza della biforcazione di due tronchi, è stato con il tempo completamente inglobato dal legno (!): probabilmente il cordino risale a 40 – 50 anni fa.

Poco più avanti il canale è invaso dal grande ravaneto che scende ad Est del M. Carchio. Si sale per il ravaneto, faticosamente, poggiando a sinistra dove affiora un salto roccioso. Anziché piegare verso destra e riprendere l'antico tracciato della lizza del M. Carchio, siamo rimasti sulla sinistra puntando ad un muraglione che avevamo già intravisto dal M. Carchio.
Il muraglione è imponente e sostiene un ampio piano inclinato, leggermente curvato verso monte. Il muraglione si trova sotto una foce che si raggiunge per ripide roccette ed erba (trovato uno spit con un piccola scimmietta di peluche). Dalla foce una lizza continua verso il M. Carchio.

 

Discesa

La discesa si svolge per la via di salita.

Abbiamo evitato il tratto ripido sopra il muraglione prendendo a sinistra il vecchio sentiero, sorta di cengia simile al sentiero della Tacca Bianca, che scende in piena parete, compie una curva a destra e porta al piede del muraglione (meglio farlo in salita).  

 


 

01 - Il rudere all'inizio della lizza del M. Carchio.jpg 02 - Sul sentiero in direzione del ravaneto del M. Carchio.jpg 03 - Tratto con gradini.jpg 04 - Vecchio cordino inglobato nel legno di un castagno.jpg 05 - All'inizio del ravaneto del M. Carchio.jpg 06 - Ripida salita verso il muraglione.jpg 07 - Una via di lizza scende dall'intaglio di cresta.jpg 08 - Giuseppe sulla via di lizza.jpg 09 - Salendo verso lo stretto intaglio della cresta.jpg 10 - All'intaglio di cresta a Sud-Est del M. Carchio.jpg 11 - Sulla variante alla via di lizza.jpg 12 - La via di lizza dalla variante.jpg Mappa_M._Carchio_lizza.jpg

 

 

Itinerario Strada Antona/Arni tornante Q. 415 m - Cimitero di Antona - Oratorio di S. Marco 498 m - Costone N Q. 903 m M. Antona 370 m c. - Q. 686 m - sentiero trasversale Q. 730 m c. - Fosso di Minutora 715 m c. - Costone NO Q. 903 M. Antona 720 m c. - sentiero (acquedotto) 570 m c. - Alpeggio - Mulattiera per Oratorio di S. Marco 487 m - Cimitero di Antona - Strada Antona/Arni tornante Q. 415 m
Difficoltà E, necessario buon orientamento
Dislivelli salita: 481 m; discesa: 481 m
Ore effettive Strada Antona/Arni - Oratorio di S. Marco 0h 40'; Oratorio di S. Marco - Deviazione Q. 370 m c. 0h 30'; Deviazione Q. 370 m c. - Innesto sent. Q. 730 m c. 1h 30'; Innesto sent. Q. 730 m c. - Mulattiera per Oratorio di S. Marco 1h 00'; Mulattiera per Oratorio di S. Marco - Strada Antona/Arni 0h 15'
Periodo migliore Ottobre - Aprile
Partecipanti Giuseppe, Mirto
Siamo stati il 06 Ottobre 2004

 

I versanti Occidentale e Settentrionale del M. Antona, boscosi e selvaggi, sono percorsi da una fitta rete di sentieri, prova che in passato la montagna era molto frequentata. Una prima esplorazione della zona ha offerto molti spunti per uscite future.

 

Si lascia l’auto in corrispondenza dell’ampio tornante, posto a 415 m, della Strada Provinciale Antona – Arni. Proseguendo in salita lungo la strada stessa per un centinaio di metri, si prende a sinistra una ripida stradina (cartello indicatore per l’Oratorio di S. Marco); sulla destra un’altra strada scende verso il paese di Antona.

La stradina termina al cimitero, ma un sentiero continua accanto ad un muro, assumendo le fattezze di un’ampia mulattiera in qualche punto ancora lastricata. Dopo un primo tratto di moderata salita, si procede quasi in piano, sempre nel castagneto, rasentando una casa che rimane sulla sinistra; poco oltre un’altra casa (487 m): la scalinata che si vede è in realtà l’inizio di un sentiero che serve un piccolo alpeggio posto circa 100 più su e continua oltre doppiando il costone Nord-Ovest della Q. 903 del M. Antona (al ritorno si scenderà da qui).

Con piccoli saliscendi la mulattiera percorre il versante Ovest della montagna, con scarsa visuale eccetto che in un punto, dove un affioramento roccioso ha limitato la crescita degli alberi: buona veduta su M. Brugiana, La Rocchetta, M. di Caglieglia, Cima di Gioia e M. Tamburone.

L’Oratorio di S. Marco (498 m) è poco oltre, su un costone della montagna, posizione che lo rende abbastanza facilmente individuabile da lontano. Piccola fontana.

La mulattiera continua inizia ora a perdere quota, immersa sempre nel castagneto, ed attraversa un primo impluvio poco marcato (Fosso Taddea: in genere asciutto) e quindi un secondo (Fosso di Minutora: scorre un po’ d’acqua, attenzione alle pietre scivolose). Dopo averne passato un terzo, anche questo poco evidente, si scorge tra gli alberi il paesetto di Casania: dunque non manca molto a Redicesi.

In corrispondenza dell’ampio costone che scende dalla Q. 903 del M. Antona, si abbandona la mulattiera per rimontare il castagneto a vista, ignorando poco oltre un sentiero trasversale. Alcune tracce di sentiero salgono lungo il crinale boscoso, passando accanto ad un rudere (491 m) in corrispondenza di un piccolo pianoro.

Altra salita ed altro pianoro, più grande del precedente. Anche qui un rudere (593 m) e un debole sentiero trasversale.

Il sottobosco si fa invadente per la presenza di un’ampia zona di giovani castagni, ma si procede comunque alla meglio uscendo presto su terreno più aperto, continuando per il costone che presenta una specie di cima staccata dalla montagna (Q. 686 m). Una breve discesa porta ad una sella (675 m circa): ancora un sentiero trasversale. Guardando dalla piccola Q. 686 m si intravede tra gli alberi un marcato contrafforte: probabilmente quello di Q. 728 m presso cui passa la traccia di sentiero proveniente da La Foce (768 m). Forse questo sentiero trasversale conduce lì, anche se dopo un inizio incoraggiante la traccia si fa meno convincente.

Si continua a salire per il costone a vista e a Q. 730 m circa si trova un sentiero trasversale che appare molto frequentato: dalla consultazione, a posteriori, della Carta Tecnica Regionale cartacea, risulta che quasi sicuramente è questo il sentiero che dovrebbe condurre a La Foce. Materiale per future esplorazioni!

Si segue l’ottimo sentiero verso destra (Ovest), scendendo alcuni metri ad attraversare l’asciutto Fosso di Minutora (715 m c.) e raggiungendo il costone Nord-Ovest della Q. 903 m del M. Antona, presso una specie di sella (720 m c.). Il sentiero piega a sinistra e pare dirigersi in direzione Sud-Ovest: forse va ad un alpeggio (Marcora, 652 m), scendendo alla strada Provinciale Antona-Arni presso il Fosso della Maestà (472 m).

Il nostro itinerario continua per il costone Nord-Ovest, che presenta qualche roccione isolato facilmente aggirabile sul versante Nord. Una ripida discesa nel rado castagneto conduce ad un ampio sentiero (570 m c.) con tubazione per l’acqua: sarebbe interessante scoprire in che zone del versante Nord vada ad inoltrarsi. Con questo sentiero si scende, in direzione Sud-Ovest, aggirando una costa e portandosi ad un alpeggio ancora mantenuto. Da qui la traccia seguita a perdere quota in leggera traversata e presso una casa (487 m) si innesta con una scalinata nella mulattiera per l’Oratorio di S. Marco, con la quale si ritorna al punto di partenza.

 


 

01 - M. Girello da Sud.jpg 02 - Tra i castagni si intravede la zona de La Foce.jpg 03 - Pizzo d'Uccello - Grondilice - Contrario e Girello dalla selva del M. Antona.jpg 04 - Giuseppe su uno dei tanti sentieri.jpg mappa m. antona versante n.jpg

 

Itinerario Azzano 450 m – sent. 31 – Sinistra orografica Botro di Rimone – Presa acquedotto – Mulattiera per Minazzana – Versante Ovest M. Cavallo – Cresta NO M. Cavallo – M. Cavallo 1020 m – Conca Nord - Mulattiera per Minazzana – Fontana (presa acquedotto) – Bivio sent. 31 (fornace circolare) 752 m – sent. 31 – Azzano 450 m
Difficoltà EE il versante Ovest del monte; E il resto
Dislivelli salita: 598 m; discesa: 598 m
Ore effettive Azzano - M. Cavallo 2h 00'; M. Cavallo - Mulattiera per Minazzana 0h 50'; Mulattiera per Minazzana - Bivio sent. 31 0h 15'; Bivio sent. 31 - Azzano 0h 40'
Periodo migliore Ottobre - Aprile
Partecipanti Giuseppe, Mirto
Siamo stati il 02 Dicembre 2001

 

Decisamente meno famoso ed appariscente del M. Cavallo, terza cima per altezza delle Alpi Apuane, il M. Cavallo di cui si parla in questa sede si trova sopra il paese di Azzano (comune di Seravezza). Come spesso accade per le alture secondarie, questo monte consente di effettuare un’interessante uscita in tutte le stagioni dell’anno, con modesto impegno fisico ed un minimo senso di orientamento. L’ambiente che si incontra, unito al magnifico panorama che si gode dalla vetta, danno il giusto merito a questo piccolo ma significativo monte.

 

Salita 

Dalla piazza della chiesa di Azzano si prende il sent. n° 31 del CAI (che conduce alla Foce del Giardino ed alla Cava delle Cervaiole). La buona mulattiera, lastricata con pietre scistose un po' scivolose, guadagna quota gradualmente. Poco prima di attraversare un fosso (Botro di Rimone), si lascia il sentiero segnato per seguire a destra una ripida traccia che segue il costone alla sinistra idrografica del fosso che non si è attraversato. Accanto al fosso, poco più sopra, si trovano due prese dell'acquedotto munite di scarico per il troppo pieno.

La traccia non è molto marcata, si trova anche qualche segno rosso molto sbiadito, ma il sottobosco è scarso e quindi non ci sono grossi problemi di orientamento. Si raggiunge una grande mulattiera (è quella che dalla fornace circolare, posta a quota 752 m sul sent. 31, conduce a Minazzana).

Per salire lungo il versante Ovest del monte occorre seguire questa mulattiera verso destra (Sud), uscendo dal castagneto: in questo punto il sentiero presenta alcune rudimentali protezioni verso valle, in quanto alcune lastre scistose affioranti possono essere molto scivolose se umide e/o ricoperte di terriccio.

Ben presto la mulattiera riprende a correre nel castagneto, perdendo decisamente quota: bisogna ora abbandonare il comodo sentiero per salire, ad occhio e sempre nel rado bosco, lungo la massima pendenza seguendo tracce di animali. Al bosco segue un fitto arbusteto di erica (stipa): tra la vegetazione si scorgono due castagni isolati distanziati che indicano la giusta direzione.

Si esce sull’accidentata cresta NO del monte (il cui percorso integrale presenta difficoltà alpinistiche), che si segue per un breve tratto fino a quando è possibile portarsi sull’ampio ed erboso versante Nord, dove ci sono alcune tracce. Si aggira a sinistra la piccola quota 1008 e si raggiunge la sella tra questa cima e la cima del M. Cavallo (1020 m): si apre d'un tratto la vista, molto suggestiva, sul mare.

Da questa sella per la cima:

 

- o si prende una traccia che in quota aggira a sinistra il M. Cavallo, portandosi sul versante del Canale del Giardino e proseguendo facilmente fino in vetta;

- o si percorre integralmente la cresta NO del monte (facile) con un minimo di attenzione

- o si va al leccio abbarbicato sotto la cima e per salti rocciosi ricoperti dall' erba si raggiunge direttamente la cima (questa variante è riservata agli amanti del terreno " da capre ").

 

Discesa

Dalla cima si scende fino a raggiungere la bella, piccola conca posta a Nord del monte, la cui forma a catino fa pensare ad un’origine glaciale. Tale valletta è ricoperta in prevalenza da arbusti di erica e felci, con qualche zona erbosa. Per passare con il minore disagio, è preferibile mantenersi (scendendo) sulla destra, trovando ogni tanto qualche traccia. In questo modo si passa alla destra di un gruppo di grosse rocce situate al termine della conca, dopo di che si entra nel castagneto dopo un fitto tratto cespuglioso (alte stipe).

Nel bosco il cammino è decisamente più agevole, con una traccia abbastanza evidente (qualche ometto). A quota 760 m circa, in corrispondenza di un grosso roccione grigiastro, si incontra la mulattiera che dal sent. 31 (bivio fornace circolare; quota 752 m) va a Minazzana. La si segue verso destra (cioè in direzione Nord), scendendo in breve ad una panchina in legno (presa acquedotto; acqua).

Sempre in quota, con lievi saliscendi, la mulattiera attraversa comodamente su un ponticello in legno il Fosso di Pionico (senza il ponte il fondo roccioso e scivoloso del fosso darebbe più di un grattacapo), quindi si raggiunge il sent. n° 31 del CAI in corrispondenza di una caratteristica fornace circolare molto ben conservata (752 m).

Per Azzano non resta che seguire in discesa il buon sent. n° 31 CAI.

 


 

01 - Effetti del fulmine su un castagno.jpg 02 - Giuseppe sulla mulattiera per Minazzana.jpg 03 - Azzano dal versante ovest del M. Cavallo.jpg 04 - Giuseppe sulla cresta nord-ovest del M. Cavallo.jpg 05 - Giuseppe si avvia verso la cima.jpg 06 - Giuseppe ed il Mar Tirreno.jpg 07 - Giuseppe e Mirto sul M. Cavallo, con a destra l' Altissimo.jpg 08 - Giuseppe tocca un intricatissimo cespuglio spinoso.jpg 09 - Giuseppe scende per la conca a nord del M. Cavallo.jpg 10 - Giuseppe alla presa superiore dell'acquedotto.jpg 11 - Un ponticello di legno supera il Fosso di Pionico.jpg 12 - Fornace circolare al bivio con il sent. 31.jpg Mappa_M._Cavallo_Azzano.jpg