Itinerario | Strada M. Piglionico 1127 m - sent. 7 - sent. 127 - deviazione - Colle Borelli 1120 m - sent. 127 - Strada M. Piglionico 1127 m Strada M. Piglionico 1030 m c. - pista forestale - Pianizza 896 m - pista forestale - Strada M. Piglionico 1030 m c. |
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Difficoltà |
Colle Borelli: facili rocce e un passo di I grado Pianizza: E |
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Dislivelli |
Colle Borelli, salita: 120 m; discesa: 120 m Pianizza, salita 130 m; discesa: 130 |
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Ore effettive | Colle Borelli, andata: 25'; ritorno: 25' Pianizza, andata: 25'; ritorno: 30' |
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Periodo migliore | Maggio - Ottobre | ||
Partecipanti | Giuseppe, Mirto, Francesco, Roberto, Lorenzo |
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Siamo stati il | 13 Giugno 2020 |
Uscita dedicata a due mete inconsuete: Colle Borelli (secondo la denominazione presente sulla carta catastale), piccola cima rocciosa e ottimo punto panoramico sulla vallata della Turrite; Pianizza, suggestiva radura ai piedi delle Rocchette, avente la morfologia di una torbiera e con tanto di inghiottitoio per il drenaggio delle acque.
Colle Borelli
Dal termine della strada di M. Piglionico 1127 m si prende il frequentatissimo sent. n° 7 per il Rif. Rossi, lasciandolo dopo pochi minuti per seguire a destra e in discesa il sent. n° 127. Dopo due tornanti nella faggeta si trascura a destra un'evidente mulattiera, attraversando la valletta e salendo fino a un dosso.
Si lascia sulla sinistra il sentiero segnato, che sale, scendendo per l'ampio dosso boscoso e puntando a Nord-Ovest.
Ben presto si raggiunge il margine occidentale del dosso, dove il bosco lascia ampie vedute sulla vallata sottostante. Buone rocce sul versante Sud della montagna, a gradoni, consentono una facile ascesa (un breve passo di I grado), fino alla sommità del Colle Borelli 1120 m.
Panorama di grande respiro sulla vallata, dal Col di Favilla al M. Rovaio passando per Freddone e Sumbra.
Pianizza
Dal parchimetro della strada di M. Piglionico si continua fino a quando non si passa sotto le Rocchette; poco oltre, sulla destra, si trova una sbarra metallica (alcuni posti auto) 1030 m c..
La strada bianca scende nella faggeta e trascurando alcune diramazioni meno frequentate si raggiunge il fondo della valletta (pista sulla destra, nell'erba alta); svolta secca verso sinistra e si tocca l'estremità Sud della radura denominata Pianizza 896 m.
Una traccia nell'erba la percorre tutta, in direzione Nord-Ovest, fino ad una leggera salienza che pare essere, osservandola, una morena. Qui, sulla destra e nascosto dalle felci, si apre un imbuto (inghiottitoio) che verosimilmente drena le acque di questo luogo. Oltre la morena, sulla sinistra, c'è uno stradello che dovrebbe arrivare dall'alpe di S. Antonio.
Per tornare alla strada di M. Piglionico, è possibile proseguire lungo il margine sinistro orografico della Pianizza, salendo a un capanno di caccia e continuando per buon sentiero nel bosco (ignorando le diramazioni laterali) fino a sbucare sulla pista sassosa dell'andata in corrispondenza del curvone che conduce poi al fondo della valletta.
Itinerario | Strada delle Rocchette, inizio sent. 132 993 m - Bivio Capanna Pina Boschi 1080 m c. - Capanna Pina Boschi 1135 m c. - M. Grotta Bianca - Pania Verde 1499 m - M. Grotta Bianca - Strada delle Rocchette, inizio sent. 132 993 m | ||
Difficoltà | E | ||
Dislivelli | salita: 526 m; discesa: 526 m | ||
Ore effettive | Strada delle Rocchette - Bivio Capanna P. Boschi 0h 15'; Bivio Capanna P. Boschi - Capanna P. Boschi 0h 10'; Capanna P. Boschi - M. Grotta Bianca 0h 20'; M. Grotta Bianca - Pania Verde 0h 45'; Pania Verde - M. Grotta Bianca 0h 30'; M. Grotta Bianca - Strada delle Rocchette 0h 30' | ||
Periodo migliore | Maggio - Ottobre | ||
Partecipanti | Giuseppe Berti, Mirto Blasich | ||
Siamo stati il | 13 Febbraio 2005 |
Un’altra cima poco frequentata ma meritevole di una visita per la sua posizione che permette di osservare ogni particolare del magnifico versante Est della Pania Secca, tutto canali e pilastri.
Salita
L’itinerario ha inizio dalla Strada delle Rocchette, nei pressi dell’inizio del sent. n° 132 (993 m): data la stagione, più avanti la strada si presentava ricoperta da uno strato continuo di ghiaccio.
Seguendo la strada in direzione del M. Piglionico, si lascia sulla destra (sbarra) una carrareccia che scende verso la Torbiera delle Rocchette. A 1080 m c., invece, si prende a sinistra per una strada forestale che in breve presenta un bivio: a destra alla Capanna Pina Boschi, costruzione prefabbricata in metallo, del tutto immersa nella faggeta e quindi non individuabile da lontano; la struttura è chiusa al pubblico.
Si continua per la strada, che si dirige verso Est e compie un paio di tornanti (al secondo, 1178 m, si prende a sinistra) terminando nei pressi della sommità poco marcata del M. Grotta Bianca, sulla dorsale che proviene dalla Pania Verde: si apre la vista sulla Garfagnana.
La Grotta Bianca è una cavità che si apre circa 50 metri più sotto, alla base di una paretina rocciosa. Merita senz’altro una visita, magari partendo dalle Rocchette con il sent. 134 in direzione de Le Tese e salendo a vista nel bosco non appena possibile.
La salita risulta ora più piacevole, dato che la vista può spaziare. Alcuni segni rossi sugli alberi si allontanano dalla cresta: probabilmente conducono alla Grotta Bianca o a qualche altro anfratto. Verso i 1300 m di quota si incontra un ramo della marmifera abbandonata (seguendolo si scenderebbe al bivio posto a 1178 m).
La cresta è sempre ampia, erbosa sul lato meridionale e boscosa a settentrione. Nei pressi della cima è abbastanza ripida e con neve dura diventa impegnativa; si avverte anche una certa esposizione, dato che a Sud ci sono brevi salti. Zolle erbose e detriti precedono la sommità, che in realtà è duplice.
Bella vista sulla Garfagnana e le Apuane Meridionali. Grandiosa veduta sul maestoso versante Est della Pania Secca, tutto canali e pilastri di roccia.
Discesa
Dalla vetta si scende per la via di salita fino al M. Grotta Bianca ed alla strada marmifera. È senz’altro conveniente, non appena possibile, tagliare per il bosco fino a raggiungere la sottostante Strada delle Rocchette, dato che non ci sono difficoltà: variante particolarmente indicata se il terreno è coperto da un manto nevoso uniforme.
Itinerario | Strada M. Piglionico 1127 m – Rif. Rossi 1591 m – Focetta del Puntone 1607 m – Pianiza – Cenge dei Partigiani – Croce di Sergio Petronio 1561 m – Canale Centrale del Pizzo delle Saette 1530 m c. – sent. 126 1518 m – cresta nord della Pania della Croce 1745 m c. – bivio Pizzo delle Saette 1708 m – Pianiza – Rif. Rossi – Strada M. Piglionico 1127 m | ||
Difficoltà | EE le cenge dei Partigiani; I grado la cresta tra la Pania e il Pizzo delle Saette e un passo prima della Pianiza; E il resto |
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Dislivelli | salita: 963 m; discesa: 963 m |
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Ore effettive | Strada M. Piglionico - Rif. Rossi 1h 30'; Rif. Rossi - Focetta del Puntone 0h 10'; Focetta del Puntone - Croce di Sergio Petronio 1h 15'; Croce di Sergio Petronio - sent. 126 1h 30'; sent. 126 - Bivio Pizzo delle Saette 1h 15'; Bivio Pizzo delle Saette - Focetta del Puntone 0h 45'; Focetta del Puntone - Rif. Rossi 0h 10'; Rif. Rossi - Strada M. Piglionico 1h |
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Periodo migliore | Maggio - Ottobre |
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Partecipanti | Giuseppe Berti, Mirto Blasich | ||
Siamo stati il | 01 Luglio 2001 |
Questo percorso, oggi di carattere esplorativo, ha avuto nell’ultimo conflitto mondiale un’importanza strategica in quanto è servito più volte ai Partigiani per sfuggire al nemico (da qui il nome).
La Cengia (o Cenge) dei Partigiani si snoda sul versante Nord, ma soprattutto Ovest, del Pizzo delle Saette, correndo tra i 1500 e i 1600 metri di altezza e sfruttando intelligentemente le terrazze detritiche ed erbose della montagna. Non presenta grandi difficoltà, eccezion fatta per il terreno in alcuni punti molto friabile ed esposto. Con un minimo di attenzione, dunque, è possibile conoscere anche questo singolare percorso, unico nel suo genere nelle Alpi Apuane.
Il punto di partenza di questo itinerario è il termine della strada che dal paese di Gallicano sale in circa 16 km dapprima a Molazzana e all’alpe di S. Antonio, quindi al M. Piglionico (qualche metro sotto la cima). La rotabile, asfaltata fin quasi in fondo, subito dopo il bivio con la strada di servizio per la teleferica del Rif. Rossi (un foglio, messo di recente, mette in guardia sui pericoli in caso di neve sul sentiero delle Rocchette) passa accanto ad una cappella che ricorda il Gruppo Partigiani “ Valanga “. Da qui si stacca il sent. n° 133 – 138 per Colle Panestra ed il M. Rovaio.
Al termine della strada (1127 m), prosegue il sent. n° 7, molto ben tracciato nella faggeta, che con moderata salita si porta ad un bivio: a destra il sent. n° 127 conduce alla Foce di Mosceta sfiorando l’ingresso al selvaggio vallone della Borra Canala e rasentando alla base il Pizzo delle Saette. Si continua a sinistra e dopo un falsopiano iniziano i tornanti. Ad una curva più pronunciata (1341 m; tornante a sinistra) si trascura la scorciatoia per il rifugio, buona invece in inverno quando la neve copre le asperità del terreno. Riprendono i tornanti, sempre in moderata salita, fino a quando non si esce dal bosco: poco prima di uscire allo scoperto bivio, poco evidente, con il sentiero delle Rocchette (1465 m circa).
Alcuni steccati ai lati del sentiero fanno intuire la direzione da seguire, ma la loro funzione è quella di segnalare la presenza di alcuni pozzi carsici che la rigogliosa vegetazione erbacea tende a celare. Poco più in alto, sui prati sottostanti l’ Uomo Morto, altro bivio (1510 m circa), questa volta per la Pania Secca. Una piccola ma provvidenziale fonte (in estate si può trovare asciutta) precede il rifugio Rossi (1591 m).
Dal Rif. Rossi 1591 m si segue il buon sent. n° 126 fino alla Focetta del Puntone 1607 m. Da qui si scende per qualche decina di metri lungo il sent. n° 139 verso la Borra Canala, abbandonandolo a q. 1560 m circa per una traccia che va ad attraversare in quota tutta la terrazza detritica della Pianiza (sbiaditi segni azzurri affiancati da due recenti tondi, uno bianco e uno rosso).
In questo tratto il cammino è malagevole in quanto, salvo alcuni brevi tratti, imponenti accumuli detritici e tavolati fratturati costringono a giochi di equilibrio. A circa metà traversata si lascia a sinistra la traccia segnata che sale in direzione della cresta che collega la Pania della Croce al Pizzo delle Saette: due grossi ometti ravvicinati indicano la giusta via, che prosegue con alcuni saliscendi fino al termine della Pianiza su una spalla erbosa della cresta Nord-Est del Pizzo delle Saette (1563 m).
A questo punto inizia la prima parte delle Cenge dei Partigiani: un buon sentiero tracciato nell’erba scende lievemente costeggiando in quota il versante Nord del Pizzo delle Saette. L’attraversamento di alcuni piccoli canali avviene con passaggi esposti su roccette e zolle erbose, dunque occorre molta cautela: l’ambiente ricorda quello della Ferrata Vecchiacchi, con l’unica differenza che qui il cavo metallico non c’è.
In prossimità della cresta Nord-Ovest del Pizzo delle Saette, con una breve deviazione si può raggiungere la croce in memoria di Sergio Petronio (1561 m). Bisogna ora risalire un ripido canalino (40 metri circa) con erba e roccia friabile. Come al solito è bene scegliere gli appoggi migliori, in quanto c’è una certa esposizione. In caso di necessità, è possibile posizionare una corda fissa ancorandola alle rocce della cresta.
Si sbuca ad una forcelletta: il luogo merita senz’altro una pausa per ammirare da questo ballatoio le montagne circostanti e pure il mare. Le Cenge riprendono molto ben delineate e, raggiunto un contrafforte del Pizzo delle Saette, iniziano a scendere: è questo forse il punto più spettacolare, poiché ci si trova sospesi su una terrazza inclinata larga alcuni metri sopra il maestoso versante occidentale della montagna.
Si perde quota rapidamente, facendo attenzione a non smuovere i sassi (al di sotto passa il sentiero di uscita dalle vie dei Torrioni del Pizzo delle Saette) e procedendo con cautela, quindi si attraversa l’imponente Canalone Centrale del Pizzo delle Saette (attenzione ai sassi smossi dai mufloni). Al di là del solco, una delicata traversata su terreno friabile ed esposto (anche qui si può mettere una corda) conduce ad un marcato sperone erboso: punto ideale per sostare e guardarsi alle spalle, ammirando l’ardito percorso appena compiuto.
Si vede da qui il sentiero n° 126 che da Mosceta sale con larghe svolte. Per raggiungerlo, si continua in quota per terreno sconnesso ma senza particolari difficoltà. E’ possibile attraversare un piccolo gruppo di faggi (una lapide ricorda una persona scomparsa) con un paio di facili passaggi rocciosi e quindi raggiungere il sentiero in corrispondenza del tornante a quota 1518 m; oppure lo si raggiunge, sempre per terreno aperto, al tornante che segue la piazzola dell’elisoccorso alle Gorfigliette, a quota 1450 m circa.
Con questo sentiero si riprende quota fino a quando non si passa vicino alla cresta che dalla Pania della Croce scende al Pizzo delle Saette. Da questo punto (1745 m circa) è possibile seguire la cresta, esposta e abbastanza affilata, scavalcare la quota m. 1756 e andare a prendere la traccia che dalla sale dalla Pianiza a circa m. 1700 (tale traccia altro non è che la via normale del Pizzo delle Saette). Scendendo, si devono superare nell’ordine una lastra esposta e inclinata con tacche incise nella roccia e un breve passo di I grado ben appigliato; dopo di che ci si trova sulle ghiaie della Pianiza e sul sentiero percorso all’andata, con il quale si torna alla Focetta del Puntone e al Rif. Rossi.
OSSERVAZIONE
E’ preferibile continuare con il sent. n° 127 fino al Callare della Pania (crocevia; palo con cartelli in legno per segnalazioni; 1845 m circa) e scendere per il Vallone dell’Inferno alla Focetta del Puntone e al Rif. Rossi.
Dal Rif. Rossi di nuovo il sent. n° 7 fino a raggiungere la strada di M. Piglionico.
Itinerario | Fociomboli 1285 m c. – sent. 129 – Rif. Del Freo 1195 m c. Rif. Del Freo 1195 m c. – Foce di Mosceta 1189 m – sent. 125 – Canale dei Carrubi – Pania della Croce 1858 m – sent. 126 – Foce di Mosceta 1189 m – Rif. Del Freo 1195 m c. – sent. 129 – Fociomboli 1285 m c.. |
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Difficoltà | EE con passi fino al II grado la salita alla Pania per il Canale dei Carrubi; E il resto |
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Dislivelli | salita: 85 + 903 m; discesa: 225 + 763 m |
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Ore effettive | Fociomboli - Rif. Del Freo 1h 20'; Rif. Del Freo - Canale dei Carrubi 0h 45'; Canale dei Carrubi - Pania della Croce 2h 00'; Pania della Croce - Rif. Del Freo 1h 00'; Rif. Del Freo - Fociomboli 1h 00' |
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Periodo migliore | Maggio - Ottobre |
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Partecipanti | Giuseppe Berti, Mirto Blasich, Daniele Bongiovanni | ||
Siamo stati il | 14-15 Settembre 2002 |
Il Canale dei Carrubi incide per quasi 1000 metri di dislivello il versante sud-est della Pania della Croce con andamento abbastanza regolare. Le difficoltà non sono eccessive, ma il terreno accidentato e la roccia friabile richiedono comunque una certa attenzione. Molto suggestiva l’uscita sulla cresta sud della Pania con vista a volo d’uccello sugli estesi prati soprastanti Foce Valli.
14.09.2002
Lasciata l’auto a Fociomboli (1285 m c.), si prosegue per alcuni minuti per la marmifera (aperta per servire le cave del Retrocorchia, ora abbandonate) e poi si prende a sinistra il sent. 129 del C.A.I.. Si susseguono brevi salite e tratti in falsopiano (si trascura il sentiero che scende a sinistra verso il Puntato), quindi la buona traccia si porta ad una selletta nel bosco.
Con alcune svolte si perde quota e si va a prendere un ampio sentiero che si segue verso destra (a sinistra si va ancora al Puntato). Ancora lieve discesa, quindi si esce dal bosco di faggi (vista sul Pizzo delle saette e sulla Pania della Croce) e si continua a scendere, ora più ripidamente e con sentiero un po’ rovinato dall’erosione dell’acqua, fino ad un bosco di conifere che precede il Rif. Del Freo (1195 m c.).
15.09.2002
Dal Rif. Del Freo, si scende alla Foce di Mosceta (1189 m). Qui si trascura il sent. n° 9 (Passo dell’Alpino o Col di Favilla) e si segue per alcuni metri il n° 126 (che sale alla Pania della Croce) fino ad un bivio: si prende a destra il sent. n° 125 per Foce Valli.
Gradualmente si guadagna quota, tagliando il versante sud – est della Pania della Croce. Attraversati due canali (1311 m e 1318 m), prima di attraversare il terzo, che è il Canale dei Carrubi (tagliato dal sent. a 1345 m circa), è conveniente salire direttamente lungo la sua sponda destra orografica per ripide erbe.
Il costone erboso, prima di finire contro le rocce della Pania, presenta una comoda rampa in discesa che consente di scendere nel Canale dei Carrubi. Il fondo del canale presenta subito un bel passaggio di II grado: si può superare direttamente al centro, sfruttando piccoli appigli con erba, oppure spostarsi su un lastrone verso sinistra e procedere accanto alla parete.
Sempre su terreno ghiaioso o con roccette friabili ed erba si sale sul fondo o discostandosi un po’ da esso, senza via obbligata. Si trascura un canale che sale a destra (è il Canale degli Ortali), mentre ad un successivo bivio si prende a destra (dritto si presenta un ripido canale rinserrato tra alte pareti: molto suggestivo), raggiungendo la base di un salto di 3 metri: si scala a destra una placca di II+ facendo presa su piccole scaglie. In questo punto la parete a sinistra aggetta, mentre il solco del canale presenta un muro di terra e sassi da evitare assolutamente (è probabile che qui, come in genere nel canale, la morfologia cambi dopo ogni temporale).
Più in alto il canale si allarga e c’è la possibilità di uscire a sinistra ed andare a finire sulla cresta nord della Pania. Si prosegue invece verso destra: inizia un cengione erboso spiovente (esposto) che corre sotto la vetta, a sud – ovest. Qualche traccia di animali nell’erba permette di procedere più agevolmente (come riferimento, comunque, rimanere nei pressi delle rocce della parete della Pania), finché superando roccette mobili ed erba ci si porta sulla cresta sud della Pania (è quella che sale da Foce Valli con un dislivello di 600 metri).
Ancora una quarantina di metri e si è in cima alla Pania della Croce (1858 m). La discesa dalla vetta si svolge lungo il frequentato sent. n° 126 che dalla Pania scende al Callare della Pania e quindi alla Foce di Mosceta.
Da segnalare, per i più curiosi ed intraprendenti, il tornante quotato 1518 m.
Da qui inizia il caratteristico percorso della Cengia dei Partigiani (prendere come ulteriore punto di riferimento un gruppetto isolato di faggi, che si deve attraversare): dapprima si snoda sul versante occidentale del Pizzo delle Saette sfruttando terrazze detritiche inclinate ed esposte; in seguito traversa pressoché in quota il versante nord, sempre del Pizzo delle Saette, per terminare alla Pianiza.
Dal Rif. Del Freo a Fociomboli si segue a ritroso il sent. 129 percorso il giorno precedente.
Itinerario | Strada M. Piglionico 1127 m – sent. 127 - bivio sent. 139 1100 m c. - sent. 139 - Borra Canala - deviazione per Cengia Oliva 1270 m c. - base Torre Oliva 1350 m c. - Cengia Oliva - Margine settentrionale Vetricia - Vetricia - Abisso Orsoni - Focetta del Puntone 1607 m - Rif. Rossi 1591 m - sent. delle Rocchette - Strada M. Piglionico 1127 m | ||
Difficoltà | EE, terreno molto esposto ed infido, tipicamente apuano; consigliabile procedere in cordata, piccozza utile |
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Dislivelli | salita: 605 m; discesa: 605 m |
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Ore effettive | Strada M. Piglionico 1127 m - bivio sent. 139 1100 m c. 1h 00'; bivio sent. 139 - deviazione per Cengia Oliva 0h 30'; deviazione per Cengia Oliva - base Torre Oliva 0h 10'; base Torre Oliva - Cengia Oliva - Vetricia 1h 15'; Vetricia - Focetta del Puntone 0h 45'; Focetta del Puntone - Rif. Rossi 0h 10'; Rif. Rossi - Strada M. Piglionico 1h 00' |
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Periodo migliore | Maggio - Ottobre |
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Partecipanti | Giuseppe, Mirto | ||
Siamo stati il | 31 Luglio 2005 |
Itinerario prettamente di carattere esplorativo che segue un'ampia cengia erbosa, fortemente inclinata, a Nord dell'altopiano carsico della Vetricia; la cengia ha inizio dalla base della Torre Oliva (da cui il nome proposto) e termina in corrispondenza di un poco marcato impluvio che scende dalla Vetricia. Terreno tipicamente apuano, con molta erba, infido ed esposto. Consigliabile procedere in cordata sfruttando gli alberelli; indossare il casco; piccozza utile.
La Cengia Oliva è una sorta di terrazza erbosa molto inclinata, con esposizione percepibile (solo in parte attenuata dai radi alberi), per la quale è prudente procedere assicurati in cordata. Gli alberelli sono utili per le soste; lo sviluppo è di circa 300 metri lineari, con scarsi dislivelli una volta presa.
Per prima cosa occorre raggiungere la base della Torre Oliva. A questo scopo, venendo dalla strada delle Rocchette e salendo per la Borra Canala, occorre abbandonarla in corrispondenza della " porta " e deviare verso sinistra (il punto di riferimento è un piccolo albero di sambuco rosso isolato). Quindi senza difficoltà si salgono circa 50 m fino alla base della Torre Oliva.
Dalla base della Torre Oliva si procede verso sinistra (Nord) e poi si sale verso la forcella che al separa dalla Vetricia: traversata esposta su ripide erbe molto infide (meglio legarsi). Poco prima della predetta forcella (albero; sosta), si va verso sinistra, imboccando la cengia (qualche traccia di animali), la quale appunto continua per circa 300 metri (5-6 lunghezze di corda) per interrompersi dopo un poco marcato canale erboso con alberi: a questo punto conviene salire il canale erboso con alberi (tracce; molto ripido ed infido; pendenza sui 60 gradi) per circa 80 metri di dislivello, poi la pendenza si attenua e presso le prime rocce si raggiunge il bordo settentrionale della Vetricia.
La traversata dell'altopiano della Vetricia richiede ottimo senso dell'orientamento: numerosi crepacci, alcuni invalicabili, costringono a molti giri viziosi (da percorrere assolutamente con buona visibilità, per lo meno tale da poter distinguere l'Uomo Morto e la Focetta del Puntone). A metà Vetricia ci si imbatte in un pozzo assai profondo (alcune scritte di vernice; un ometto sulla roccia che lo sovrasta).
L'uscita dalla Vetricia più conveniente è senz'altro quella che prevede di tendere alla Focetta del Puntone: per un piccolo costone si raggiunge il sentiero di Borra Canala circa 50 metri sotto il passo.
Nel complesso la Cengia Oliva è una gita classificabile EE su terreno a volte molto esposto, comunque ripido, sempre erboso (dunque infido). È consigliabile procedere in cordata ed indossare il casco; utile la piccozza per far presa sull'erba scivolosa.
Infine, va affrontato solo se il terreno è asciutto ed il tempo stabile. L'attraversamento della Vetricia è tecnicamente più semplice ma richiede ottimo senso dell'orientamento.
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