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Itinerario Rif. Donegani 1122 m - sent. 37 - Foce di Giovo 1500 m - sent. 37 - Capanna Garnerone 1260 m - Foce di M. Rasori 1318 m - Foce di Grondìlice 1746 m - Rif. Orto di Donna 1496 m - Strada Marmifera - Rif. Donegani 1122 m
Difficoltà E; qualche facile roccetta tra la Foce di M. Rasori e la Foce di Grondìlice
Dislivelli salita: 904 m; discesa: 904 m
Ore effettive Rif. Donegani - Foce di Giovo: 1h 00';
Foce di Giovo - Capanna Garnerone: 1h 00';
Capanna Garnerone - Foce di M. Rasori: 0h 15';
Foce di M. Rasori - Foce di Grondìlice: 1h 15';
Foce di Grondìlice - Rif. Orto di Donna: 0h 30';
Rif. Orto di Donna - Rif. Donegani: 0h 45'
Periodo migliore Maggio - Ottobre
Partecipanti Giuliano, Giuseppe, Roberto, Mirto, Piero 
Siamo stati il 20 Luglio 2003

 

La valle glaciale dell’Orto di Donna è il luogo, sulle Alpi Apuane, dove si concentrano maggiormente le cime più importanti del gruppo: Pizzo d’Uccello, Cresta Garnerone, M. Grondìlice, M. Contrario, M. Cavallo, Zucchi di Cardeto (o Forbici) e M. Pisanino.
L’itinerario qui descritto consente di effettuare un interessante percorso anulare attorno al M. Grondìlice, attraversando ambienti diversi con vedute panoramiche di pregio.

 

Salita

Partenza dal piazzale antistante il Rif. Donegani (1122 m). Un ripido sentiero sassoso segnato consente di tagliare un tornante della strada marmifera asfaltata. Giunti ad un piazzale di cava, si prende verso destra (cancello; segni rossi) proseguendo per la marmifera molto polverosa che sale con alcuni tornanti. Quasi al suo termine si imbocca sulla destra la vecchia mulattiera entrando nella faggeta. Altri tornanti nel bosco (ad una curva ci si imbatte in un grosso serbatoio metallico arrugginito), finché non si esce allo scoperto sui prati della Foce di Giovo (1500 m).

La sella, luogo che merita una sosta, mette in comunicazione la valle dell’Orto di Donna con la Valle di Vinca. Qui convergono alcuni sentieri segnati: il n° 37 scende verso le Capanne di Giovo, il n° 179 va verso la Cava 27 ed il nuovo Rif. Orto di Donna, il n° 181 va verso il Giovetto (bivio con il sent. attrezzato Piotti e, poco oltre, con la via normale al Pizzo d’Uccello) e la Foce Sìggioli.

Il cammino riprende lungo il sent. 37 che scende con alcune svolte fino alle Capanne di Giovo (ruderi poco visibili tra l’erba), dove lascia a destra il sent. n° 175 per Vinca. Inizia una lunga traversata a mezza costa, con brevi saliscendi, che costeggia la base della rocciosa Cresta Garnerone. In qualche punto la vegetazione arbustiva rende meno comodo il procedere.

Pochi minuti dopo essere entrati in una pineta, si giunge alla Capanna Garnerone (1260 m), prefabbricato metallico di colore rosso gestito dal CAI Carrara: nei pressi panche, tavolo e la Fonte della Vaccareccia. Quest’anno la fonte era quasi asciutta.

Dal bivacco si continua sempre per il comodo sent. n° 37 fino alla Foce di M. Rasori (1318 m) dove si apre all’improvviso la vista sul versante marino e il profondo Canal Fondone. Molto interessante anche la vista sul complesso versante Sud-Ovest del M. Grondìlice e la cresta dei Pradacetti con le rocciose cime della Punta Quèsta e del Torrione Figari.

Per la Foce di Grondìlice occorre dirigersi verso sinistra, mantenendosi non lontano dallo spartiacque, tra alte erbe. Si lascia a destra la piazzola per l’elisoccorso e ci si porta alla base del versante Sud-Ovest del M. Grondìlice che, visto da vicino, si presenta più abbordabile. Il sentiero si snoda tra facili roccette e pendii erbosi con un po’ di ghiaia, guadagnando quota con numerosi tornanti. Poi va a scavalcare un’insellatura erbosa e in breve tocca la Foce di Grondìlice (1746 m) dopo un tratto si roccette friabili. Vale la pena, da qui, salire sul M. Grondìlice per il versante Sud (tracce; passi di I grado con roccia inizialmente friabile, poi buona; 20 minuti).

 

Discesa

Dalla Foce il sentiero scende in versante Orto di Donna rasentando le rocce de La Forbice, con vista magnifica su M. Contrario, M. Cavallo e M. Pisanino. E’ possibile deviare dal sentiero per seguire la cresta tra La Forbice ed il M. Contrario e poi perdere quota su terreno accidentato ma non difficile fino alla Cava 27. Oppure, continuando per il sentiero segnato, si arriva comunque al nuovo Rif. Orto di Donna (1496 m) presso la Cava 27.

Il ritorno a valle più rapido si effettua lungo la marmifera che sale fino al nuovo rifugio. In alternativa esiste un buon sentiero segnato di recente che scende in Val Serenaia innestandosi sul sent. n° 180. In tal caso, dovendo recarsi all’ex Rif. Donegani, sarà sufficiente seguire in salita per pochi minuti la strada asfaltata.

 


 

01 - Sul versante Occidentale della Cresta Garnerone.jpg 02 - Capanna Garnerone.jpg 03 - M. Altissimo e M. Castagnolo dalla Foce di M. Rasori.jpg 04 - Roberto, Giuseppe, Giuliano e Piero alla Foce di M. Rasori.jpg 05 - M. Rasore e M. Sagro.jpg 06 - Pizzo Altare, Foce di Cardeto, M. Cavallo e M. Contrario da Ovest.jpg 07 - Il Rif. Orto di Donna.jpg 08 - M. Cavallo, M. Contrario e Passo delle Pecore dal Rif. Orto di Donna.jpg Mappa_Anello_M._Grondilice.jpg

 

Itinerario Strada Vinca/Valle di Vinca (Fosso di Nebbieto) 925 m – Casa Farfareto (rud.) 995 m c. – Deviazione da sent. 37 1220 m c. – Deviazione per la Cengia 1400 m c. – Prima Spalla 1460 m c. – Rampa dei Signori – Seconda Spalla 1510 m c. – Terza Spalla (Lo Spiaggione) 1550 m c. – Orto Botanico – Ombrellone – Passo del Gatto – Innesto su sent. n° 186 1650 m c. - Foce di Rasori 1318 m - Capanna Garnerone 1261 m - sent. n° 38 - Casa Farfareto (rud.) - Strada Vinca/Valle di Vinca 925 m
Difficoltà EE la Cengia del Garnerone, richiesto orientamento; E il resto
Dislivelli salita: 725 m; discesa: 725 m
Ore effettive Strada Vinca - Deviazione da sent. 37: 1h 00';
Deviazione da sent. 37 - Deviazione per Cengia del Garnerone: 0h 40';
Deviazione per Cengia del Garnerone - Innesto sent. 186: 2h 00';
Innesto sent. 186 - Foce di Rasori: 0h 50';
Foce di Rasori - Capanna Garnerone: 0h 15';
Capanna Garnerone - sent. 38 - Strada Vinca: 0h 40'
Periodo migliore Maggio - Ottobre
Partecipanti Giuseppe, Mirto
Siamo stati il 30 Maggio 2004

 

Osservando dal M. Sagro l’articolato versante occidentale della Cresta Garnerone, si nota a circa metà altezza una sorta di grande cengia ascendente che collega il vallone sottostante la Foce del Gobbo con il sent. n° 186, poco sotto la Foce del Grondìlice. Il sopralluogo compiuto il 30 Maggio 2004 ha confermato impressioni e speranze, facendo addirittura constatare che la cengia è meno difficile di quanto possa sembrare se vista da lontano.

L’itinerario qui descritto non è presente né sulla guida delle Apuane né, per quanto abbiamo potuto verificare, su altre pubblicazioni; nemmeno chiedendo in giro informazioni abbiamo avuto un riscontro positivo, dunque è probabile che si tratti di una nuova via, anche se non è da escludere che in passato pastori e cacciatori abbiamo sfruttato le ampie terrazze della montagna per spostarsi senza perdere quota.

Aggiornamento del 18 Maggio 2020: risulta dalle note descrittive della Carta Geologica delle Apuane, redatta da Zaccagna, che questo percorso era già noto ai locali di Vinca. I toponimi in uso: Cengia del Garnerone oppure Cengia dei Pastori.

 

Salita

Si lascia l’auto sulla strada forestale che da Vinca si inoltra nella vallata, in corrispondenza dell’inizio del ponticello sul Fosso di Nebbieto (925 m). Un sentiero ben tracciato sale ripido a sinistra, in direzione NO, inoltrandosi nel castagneto. Dopo pochi minuti la pendenza si attenua e si esce dal bosco in corrispondenza dei ruderi della Casa Farfareto (995 m c.; lamponi invadenti e grosso ciliegio).

 

Continuando per la buona traccia, si giunge su una stradina sterrata, chiusa al traffico privato, che proviene da Vinca e lungo la quale corre il primo tratto del sent. n° 38. Volendo transitare per la Capanna Garnerone (1261 m), si seguono i segni del sentiero che lasciano la carrareccia poco più in alto, presso una diramazione a sinistra; tuttavia, essendo diretti alla Cengia del Garnerone, conviene senz’altro puntare a vista verso lo sbocco del vallone che scende dalla Foce del Gobbo, rimontando un ripido pendio erboso con qualche roccetta sparsa. Come punto di riferimento si prende il ghiaione che, adagiato sul fondo del vallone, scende fino ad intersecare il sent. n° 37.

Il primo punto di riferimento per la cengia si trova sul sent. n° 37, a quota 1220 m c.;  su un sasso con il caratteristico segno del CAI è stato eretto un ometto di pietre: d’ora in poi il percorso è contrassegnato in questo modo.

Faticosamente si sale verso la Foce del Gobbo, mantenendosi a destra del solco principale, su terreno prevalentemente erboso con detriti e qualche roccetta. Guadagnati 200 metri di quota, a circa 1400 m occorre deviare verso destra: un varco tra i faggi sembra fatto apposta per imboccare la cengia. Si sale per questo, poi lungo una crestina rocciosa con faggi che fa da sponda destra ad un ripido canalone: si vede da qui la Prima Spalla (1460 m c.).

L’attraversamento del canalone costituisce il punto più impegnativo della giornata, in quanto occorre dapprima salire sulla sua sponda destra, sopra gli ultimi faggi, superando una breve fascia di rocce con ciuffi d’erba (tipico terreno apuano); poi si passa il canale (neve fino a tarda primavera) e per ripidi verdi e detriti si doppia la sponda sinistra (breve passaggio di roccia). Mantenendosi alla base dei faggi e facendo attenzione al ripido e scivoloso terreno erboso, si traversa, sempre in leggera salita, fino alla Prima Spalla (1460 m c.).

Da qui si continua sempre il leggera salita, ora su terreno aperto ora in mezzo ai faggi (ometti), e si scavalca una leggera depressione (1489 m; è la sella che separa il versante Ovest della Punta Nord del Garnerone da 3 Guglie della Vaccareccia: Torre Biforca, Torre Cartuccia, Torre Torracca). Una comoda cengia ascendente (Rampa dei Signori: per regolarità e logica, sembra artificiale) è intagliata nei lastroni e permette di non perdere quota. Attraversato un impluvio, un breve passaggio esposto su terreno instabile (attenzione) conduce alla Seconda Spalla (1510 m c.).

Bisogna ora superare un grande canalone, in parte detritico ed in parte erboso, seguendo gli ometti e qualche traccia; lasciato sulla sinistra un anfratto (possibile bivacco di fortuna) si sale facilmente alla Terza Spalla (1550 m c.), da noi soprannominata Lo Spiaggione per l’ampiezza e la forma pianeggiante (in realtà è la sommità della Torre Mozza; poco più in basso svetta l’elegante Torre Tita). Da questo punto, bellissima terrazza panoramica, si vede la parte rimanente del percorso.

Un’ottima cengia erbosa corre sotto la parete della Torre Calderone, sempre in leggera salita. In una nicchia si possono ammirare, tra la fine di Maggio e la prima metà di Giugno, i graziosi fiori della Peonia (Orto Botanico), pianta protetta e purtroppo molto rara. Più avanti la cengia quasi si confonde con il pendio, ma prima di raggiungere un costone si fa ancora ben marcata ed intagliata nella roccia: un roccione aggettante (Ombrellone) e un breve ma caratteristico Passo del Gatto concludono la traversata. Guadagnando alcuni metri si scavalca il costone e poco oltre ci si innesta sul sent. n° 186 (grosso ometto; 1650 m c.).

 

Discesa

Il ritorno a valle può avvenire lungo la Cengia del Garnerone appena percorsa, oppure si scende con il sent. n° 186 alla Foce di M. Rasori, per detriti e roccette; un canalino ben gradinato conduce alla base del monte, dove la traccia prosegue tra alte erbe fino alla piazzola dell’elisoccorso ed alla Foce di M. Rasori. Da qui in breve alla Capanna Garnerone, dove il buon sent. n° 38, tra qualche radura e bosco rado, conduce alla carrareccia proveniente da Vinca; ancora pochi minuti ed ecco nuovamente la strada (Fosso del Nebbieto; 925 m).

 


  

01 - Giuseppe sulla prima spalla.jpg 02 - Giuseppe con la Seconda Spalla.jpg 03 - Giuseppe sulla Rampa dei Signori.jpg 04 - Mirto con lo Spiaggione (Terza Spalla).jpg 05 - Sguardo all'indietro dalla Seconda Spalla.jpg 06 - La cengia da percorrere dallo Spiaggione.jpg 07 - Una ardita parete sovrasta lo Spiaggione e la cengia.jpg 08 - Il mare dalla Cengia del Garnerone.jpg 09 - Giuseppe affronta il Passo del Gatto.jpg 10 - Avanti il prossimo!.jpg 11 - Mirto all'uscita.jpg 12 - Giuseppe all'uscita.jpg Mappa_Cengia_Garnerone.jpg

 

Itinerario Equi Terme (F.S.) 268 m - Solco di Equi - Strada marmifera del Solco di Equi - Casa Vecchi Macchinari 897 m - Cantoni di Neve Vecchia - Ferrata Tordini-Galligani - Foce Sìggioli 1389 m - sent. 187 - Rif. Donegani 1123 m. Rifugio Donegani 1123 m - sent. 37 - Foce di Giovo 1502 m - Giovetto 1499 m - Pizzo d'Uccello 1783 m - Giovetto - Sent. Attrezzato " M. Piotti " - Bivio Colle di Nattapiana 1150 m c. - Vinca 768 m - sent. 39 - Àiola 341 m - Ponte sul Torrente Lucido 230 m c. - Equi Terme (F.S.) 268 m.
Difficoltà EEA: ferrata Tordini/Galligani e sent. Piotti; EE con un passo di II- e alcuni di I lungo la normale al Pizzo d'Uccello; E il resto
Dislivelli salita: 1150 + 741 m; discesa: 287 + 1604 m
Ore effettive Equi Terme - Casa Vecchi Macchinari: 2h 30';
Casa Vecchi Macchinari - Foce Sìggioli: 2h 30';
Foce Sìggioli - Rif. Donegani: 0h 40';
Rif. Donegani - Foce di Giovo: 1h 00';
Foce di Giovo - Pizzo d'Uccello: 1h 15';
Pizzo d'Uccello - Giovetto: 1h 00';
Giovetto - Vinca: 2h 30';
Vinca - Equi Terme: 2h 30'
Periodo migliore Maggio - Ottobre
Partecipanti Giuseppe, Mirto, Gianluca, Fabbri, Edoardo, Vittorio
Siamo stati il 14-15 Giugno 1997

 

Il Pizzo d’Uccello è una delle più belle e famose cime delle Alpi Apuane. Dai versanti di Vinca e della Val Serenaia appare di forma piramidale, mentre dal Solco di Equi s’innalza con un’impressionante parete rocciosa di 700 metri d’altezza.

 

14/06/1997

L’itinerario ha inizio dalla stazione ferroviaria di Equi Terme (268 m), raggiungibile da Lucca con la ferrovia della Garfagnana (un piccolo gioiello) oppure da Aulla. Da Lucca ad Equi Terme ci sono 71 Km, coperti in circa 1h 30’; da Aulla invece appena 19 Km e poco meno di 30 minuti di viaggio.

Dalla stazione si scende ad attraversare il Torrente Lucido e svoltando decisamente a sinistra si rasentano le piscine delle terme. La strada costeggia il versante Nord del M. Grande, quindi con una curva a destra entra nel selvaggio Solco di Equi in corrispondenza della suggestiva forra terminale.

Si continua lungo il fianco sinistro della valle, incontrando due brevi gallerie e lasciando sulla sinistra dei segni rossi che conducono ad una soprastante marmifera che collega il paese di Ugliancaldo con le cave del Cantonaccio. La strada s’inoltra nella stretta valle (questo tratto appare di recente costruzione) e si innesta nella pista Ugliancaldo-Cantonaccio. Con un’ultima salita e qualche svolta la marmifera termina con uno spiazzo e un rudere: Casa Vecchi Macchinari (897 m).

Il luogo è un importante crocevia, in quanto ha inizio da qui il sentiero attrezzato “ D. Zaccagna ” che conduce alla Foce di Nattapiana passando alla base della Cresta di Nattapiana e presentando alcuni tratti attrezzati con cavo metallico per via di alcuni tratti infidi ed esposti; l’accesso alla Casa Vecchi Macchinari è di gran lunga più breve e comodo dal paese di Ugliancaldo, visto che la marmifera è in parte percorribile in auto; moltissime vie di roccia aperte sull’incombente parete Nord del Pizzo d’Uccello si raggiungono partendo da qui; infine, un segnavia (n° 190) indica la via per l’attacco (1075 m circa) della Ferrata Tordini-Galligani, che si raggiunge dopo aver attraversato un canale (solitamente asciutto o quasi) con piccole marmitte dei giganti.

La Ferrata Tordini-Galligani percorre una marcata dorsale rocciosa che dalla Cresta di Capradossa cala nel Solco di Equi. Le difficoltà sono discontinue, con passaggi fino al II grado su roccia buona; esposizione notevole, ma vista di prim’ordine sulla maestosa parete Nord del Pizzo d’Uccello, sulla quale non è difficile scorgere degli alpinisti. Necessaria l’attrezzatura da ferrata.

I cavi hanno termine sulla Cresta di Capradossa, a 1420 m, poco a Nord della Foce Sìggioli (1389 m). A sinistra prosegue per cresta il sent. n° 181 per il Poggio Baldozzana ed Ugliancaldo; a destra lo stesso sent. n° 181 si dirige verso il valico del Giovetto; per l’ex Rif. Donegani occorre procedere per qualche metro verso il Giovetto e ad un bivio (indicazioni) scendere a sinistra per il sent. n° 187 che entra subito nel bosco e sbocca sulla strada marmifera che dalla Val Serenaia sale alle cave dell’Orto di Donna. Per questa in discesa in pochi minuti all’ex Rif. Donegani (1123 m).

 

15/06/1997

Partenza dal piazzale antistante l’ex Rif. Donegani (1123 m). Un ripido sentiero sassoso segnato (n° 37) consente di tagliare un tornante della strada marmifera asfaltata. Giunti ad un piazzale di cava, si prende verso destra (cancello; segni rossi) proseguendo per la marmifera molto polverosa che sale con alcuni tornanti. Quasi al suo termine si imbocca sulla destra la vecchia mulattiera entrando nella faggeta. Altri tornanti nel bosco (ad una curva ci si imbatte in un grosso serbatoio metallico arrugginito), finché non si esce allo scoperto sui prati della Foce di Giovo (1502 m).

La sella, luogo che merita una sosta, mette in comunicazione la valle dell’Orto di Donna con la Valle di Vinca. Qui convergono alcuni sentieri segnati: il n° 37 scende verso le Capanne di Giovo, il n° 179 va verso la Cava 27 ed il nuovo Rif. Orto di Donna, il n° 181 va verso il Giovetto (bivio con il sent. attrezzato Piotti e, poco oltre, con la via normale al Pizzo d’Uccello) e la Foce Sìggioli.

Per il sent. n° 181 si va in breve al Giovetto (1499 m), aggirando sulla destra un gruppo di rocce. Da qui vale senz’altro la pena di percorrere la via normale del Pizzo d’Uccello, che si sale per roccette e canalini. Le difficoltà dei brevi passaggi rocciosi sono di I grado, con un passo di II- un po’ esposto; la roccia è buona.

Dalla cima (1783 m) si ammira un panorama molto vasto sulla Lunigiana e l’Appennino; interessante la veduta sulle cime apuane circostanti (Pisanino, Zucchi di Cardeto, Cavallo, Contrario, Grondìlice, Sagro); impressionante il precipizio della parete Nord che sprofonda pochi metri sotto la vetta (fare attenzione a non avvicinarsi troppo al ciglio, in quando il pendio è ripido e detritico: rischio di scivolata e di far cadere inutilmente dei sassi, pericolosi per chi arrampica su questa celebre parete).

Ridiscesi al Giovetto, si prende a destra il sentiero attrezzato “ M. Piotti “ che attraversa il versante meridionale della montagna fino a congiungersi con la traccia che sale da Vinca al Colle di Nattapiana. Inizialmente si perde quota, quindi si costeggia lungamente il versante meridionale del Pizzo d’Uccello, ambiente interessante per la presenza di numerosi massi precipitati, alcuni dei quali riadattati a bivacco dai pastori di un tempo.

In corrispondenza di un boschetto si trovano le prime attrezzature, poste per discendere una fascia di lastroni. Il percorso prosegue con piccoli saliscendi, su terreno a volte infido ed esposto, fino ad incontrare il sent. n° 190 a quota 1150 circa. La Foce di Nattapiana è vicina, ma a questo punto abbiamo preferito scendere a Vinca, incontrando sul cammino una fresca e copiosa sorgente.

Si esce dal centro abitato, percorrendo in discesa l’unica strada di accesso (proveniente da Ponte di Monzone); in corrispondenza del 1° tornante (727 m) si continua per una mulattiera: è questa l’antica via di collegamento tra Vinca ed il fondovalle. La traccia attraversa lungamente il roccioso versante Sud-Ovest della Cresta di Nattapiana, incontrando a 587 m la piccola chiesa di S. Giorgio. Più avanti si scavalca la suddetta dorsale, ormai boscosa, incontrando dei ruderi in località Castello.

Una serie di svolte precede il paesino di Àiola 341 m; per Equi Terme, o si scende lungo la strada asfaltata fino al ponte sul Torrente Lucido (230 m c.) e seguendo verso destra la rotabile per 1.5 km circa; oppure si abbandona la strada di accesso ad Àiola in corrispondenza del primo tornante a sinistra, passando per il cimitero di questo borgo (317 m) e raggiungendo Equi in corrispondenza dello sbocco del Vallone di Fagli (ponte sul torrente omonimo).

 


  

01 - Lungo il Solco d'Equi, sulla marmifera.jpg 02 - M. Bardaiano dalla marmifera per Casa Vecchi Macchinari.jpg 03 - La Cresta di Capradossa dai Cantoni di Neve Vecchia.jpg 04 - All'attacco della ferrata Tordini - Galligani, da sin. a dx. Fabbri, Mirto, Vittorio, Gianluca, Giuseppe.jpg 05 - Gianluca e Fabbri lungo la ferrata Tordini - Galligani.jpg 06 - Gramolazzo con il lago omonimo dalla Foce Siggioli.jpg 07 - Cena al Rif. Donegani, da sin a dx Mirto, Gianluca, Fabbri, Vittorio e Giuseppe.jpg 08 - Il gruppo a Foce di Giovo.jpg 09 - Mirto sul Pizzo d'Uccello.jpg 10 - Il gruppo a Vinca, da sin a dx Gianluca, Giuseppe, Fabbri, Vittorio e Mirto.jpg 11 - Inizio di Vinca. In lontananza la Cresta Garnerone.jpg 12 - Sulla mulattiera da Vinca ad Equi Terme.jpg Mappa_Pizzo_Uccello.jpg

 

Itinerario Rif. Donegani 1123 m – Foce di Giovo 1502 m – sent. 179 – bivio Cava 27 – Foce di Grondìlice 1744 m – M. Grondìlice 1808 m – Foce di Grondìlice – Passo delle Pecore (per la cresta E della Forbice) 1611 m – Cava 30 – Cava 27 – Rif. Donegani 1123 m.
Difficoltà Passi di I grado per il M. Grondìlice; EE con un passo di I grado la cresta Est della Forbice; E il resto
Dislivelli salita: 724 m; discesa: 724 m
Ore effettive Rif. Donegani - Foce di Giovo: 1h 00';
Foce di Giovo - Foce di Grondìlice: 1h 00';
Foce di Grondìlice - M. Grondìlice: 0h 20';
M. Grondìlice - Passo delle Pecore: 0h 45';
Passo delle Pecore - Cava 27: 0h 15';
Cava 27 - Rif. Donegani: 0h 45'
Periodo migliore Maggio - Ottobre
Partecipanti Giuseppe, Mirto, Daniele, Edoardo, Gianluca, Arnaldo 
Siamo stati il 10 Ottobre 1999

 

Il M. Grondìlice è una delle cime più alte delle Apuane e la sua salita risulta interessante per l’ambiente alpestre e la veduta sulle montagne circostanti.

 

Salita

Partenza dal piazzale antistante il Rif. Donegani (1123 m). Un ripido sentiero sassoso segnato consente di tagliare un tornante della strada marmifera asfaltata. Giunti ad un piazzale di cava, si prende verso destra (cancello; segni rossi) proseguendo per la marmifera molto polverosa che sale con alcuni tornanti. Quasi al suo termine si imbocca sulla destra la vecchia mulattiera entrando nella faggeta. Altri tornanti nel bosco (ad una curva ci si imbatte in un grosso serbatoio metallico arrugginito), finché non si esce allo scoperto sui prati della Foce di Giovo (1502 m).

La sella, luogo che merita una sosta, mette in comunicazione la valle dell’Orto di Donna con la Valle di Vinca. Qui convergono alcuni sentieri segnati: il n° 37 scende verso le Capanne di Giovo, il n° 179 va verso la Cava 27 ed il nuovo Rif. Orto di Donna, il n° 181 va verso il Giovetto (bivio con il sent. attrezzato Piotti e, poco oltre, con la via normale al Pizzo d’Uccello) e la Foce Sìggioli.

Il cammino riprende lungo il sent. n° 179 che costeggia con qualche saliscendi il versante orientale della frastagliata Cresta Garnerone: piccole guglie e cime rocciose emergono dalla faggeta. Avvicinandosi al M. Grondìlice il sentiero entra nel bosco e, lasciata a sinistra la traccia segnata (sent. n° 186) che in breve conduce al Rif. Orto di Donna (1495 m), sale con qualche svolta uscendo ben presto allo scoperto, tra prati e detriti, al cospetto della bella piramide del M. Grondìlice.

Una traversata da sinistra a destra, sempre in salita, consente di passare sotto il rilievo de La Forbice (1772 m; vale la pena di deviare per raggiungerne la cima per roccette e detriti), dopo di che si raggiunge la stretta Foce di Grondìlice (1744 m), intaglio che separa La Forbice dal M. Grondìlice.

Una traccia di sentiero tra rocce gradinate e detriti porta fin sulla vetta del M. Grondìlice (1808 m). Dalla Foce occorre dapprima traversare senza perdere quota per circa 50 metri, quindi con alcune svolte (tracce) e qualche gradone di roccia (I grado) un po’ friabile, si tocca la cima ghiaiosa del monte. Non si tratta di una salita difficile (la via normale al Pizzo d’Uccello è, nel complesso, tecnicamente più impegnativa, oltre che più lunga), ma è bene fare attenzione ai sassi mobili ed ai detriti, specialmente in discesa (il sent. n° 186 corre poche decine di metri più sotto: nel caso che innavvertitamente cadano dei sassi, avvisare sempre!).

 

Discesa

Dalla Foce il sentiero n° 186 scende in versante Orto di Donna rasentando le rocce de La Forbice, con vista magnifica su Contrario, Cavallo e Pisanino. E’ possibile deviare dal sentiero per seguire la cresta tra La Forbice ed il M. Contrario e poi perdere quota su terreno accidentato ma non difficile fino alla Cava 27. Oppure, continuando per il sentiero segnato, si arriva comunque al nuovo Rif. Orto di Donna (1495 m) presso la Cava 27. Una terza possibilità è quella di seguire la cresta tra la Forbice e il M. Contrario fino al Passo delle Pecore (1611 m) e da qui scendere per tracce e vecchia strada marmifera fino al nuovo Rif. Orto di Donna.

Quest’ultima possibilità è consigliata solamente a coloro i quali sanno muoversi con disinvoltura su infido terreno apuano, dato che dalla Sella dei Pradacetti (1626 m; segno rosso e scritta sbiadita: indicazioni per Forno) il crinale è piuttosto friabile e in qualche punto delicato ed esposto sul versante marino. Dopo la sella si aggira una prima quota (1642 m) sul versante Orto di Donna (traversata su terreno scaglioso molto friabile); quindi occorre scendere ad un intaglio  (1623 m) per un passo di I grado friabile ed esposto; si risalgono alcuni metri, poi altra breve discesa; la successiva risalita conduce allo sbocco della Via Ferrata del M. Contrario (cavi metallici; 1645 m). Aiutandosi con alcuni cavi metallici, si scende per lastroni e terreno friabile al Passo delle Pecore, al cospetto dell’imponente sagoma del M. Contrario. Dal valico (1611 m), si raggiunge velocemente il Rif. Orto di Donna (1495 m).

Il ritorno a valle più rapido si effettua lungo la marmifera che sale fino al nuovo rifugio. In alternativa esiste un buon sentiero segnato di recente che scende in Val Serenaia innestandosi sul sent. n° 180. In tal caso, dovendo recarsi all’ex Rif. Donegani, sarà sufficiente seguire in salita per pochi minuti la strada asfaltata.

 


  

01 - Vinca e la Lunigiana dalla Foce di Giovo.jpg 02 - Arnaldo percorre il sentiero per la Cava 27.jpg 03 - Un particolare della Cresta Garnerone.jpg 04 - Autunno in Orto di Donna.jpg 05 - Punta Questa e Torrione Figari.jpg 06 - Mirto e Giuseppe sul M. Grondilice.jpg 07 - Mirto, Edoardo, Daniele, Giuseppe e Gianluca alla Foce Grondilice.jpg 08 - Le Piastre degli Alberghi.jpg 09 - Mirto sulle rocce.jpg 10 - Mirto sulla cresta tra Serenaia e Val d'Alberghi.jpg 11 - Il M. Contrario dal Passo delle Pecore.jpg 12 - Forbice e Grondilice dal Passo delle Pecore.jpg Mappa_M._Grondilice.jpg

 

Itinerario Strada Vinca/Valle di Vinca (Fosso di Nebbieto) 925 m - Casa Farfareto (rud.) 995 m c. - sent. 38 - Capanna Garnerone 1261 m - Foce di Rasori 1318 m - sent. 186 - bivio sent. 168 (piazzola elisoccorso) 1330 m - sent. 168 - Bivio sent. Punta Quèsta 1330 m c. - Canale a Ovest della Focetta - Via normale Punta Quèsta - Intaglio 1476 m - Punta Quèsta 1519 m - Intaglio 1476 m - Versante Est Torrione Fìgari (cengia) - Focetta 1436 m - Canale a Ovest della Focetta - Bivio sent. Punta Quèsta 1330 m c. - Foce di Rasori 1318 m - Capanna Garnerone - sent. 38 - Strada Vinca/Valle di Vinca (Fosso di Nebbieto) 925 m
Difficoltà Due passi di I+ prima dell'Intaglio; corda doppia di 20 metri circa per giungere alla Focetta; EE: via normale alla Punta Quèsta e discesa dall'Intaglio alla Focetta; E: il resto
Dislivelli salita: 617 m; discesa: 617 m
Ore effettive Strada Vinca - Capanna Garnerone 1h 00';
Capanna Garnerone - Foce di Rasori 0h 20';
Foce di Rasori - Bivio sent. 168 0h 05';
Bivio sent. 168 - Bivio sent. Punta Quèsta 0h 15';
Bivio sent. Punta Quèsta - Intaglio 0h 40';
Intaglio - Punta Quésta 0h 10';
Punta Quèsta - Intaglio 0h 10';
Intaglio - Focetta 0h 30';
Focetta - Bivio sent. Punta Quèsta 0h 25';
Bivio sent. Punta Quèsta - Foce di Rasori 0h 15';
Foce di Rasori - Capanna Garnerone 0h 15';
Capanna Garnerone - Strada Vinca 0h 40'
Periodo migliore Maggio - Ottobre
Partecipanti Giuseppe, Mirto
Siamo stati il 17 Luglio 2004

 

Assieme al vicino Torrione Fìgari, la Punta Quèsta è la quota più pronunciata ed elevata della lunga cresta dei Pradacetti, che scende dalla Forbice fino alla confluenza di due tra i più selvaggi valloni apuani: il Canal Fondone e il Canale degli Alberghi. La posizione particolare, staccata dallo spartiacque principale, consente di osservare da un’ottima angolazione gli aspri pendii meridionali della cresta apuana, dal M. Grondìlice al M. Cavallo passando per il M. Contrario.

 

Salita

Si lascia l’auto sulla strada forestale che da Vinca si inoltra nella vallata, in corrispondenza dell’inizio del ponticello sul Fosso di Nebbieto (925 m). Un sentiero ben tracciato sale ripido a sinistra, in direzione NO, inoltrandosi nel castagneto. Dopo pochi minuti la pendenza si attenua e si esce dal bosco in corrispondenza dei ruderi della Casa Farfareto (995 m c.; lamponi invadenti e grosso ciliegio).

Continuando per la buona traccia, si giunge su una stradina sterrata, chiusa al traffico privato, che proviene da Vinca e lungo la quale corre il primo tratto del sent. n° 38. Volendo transitare per la Capanna Garnerone (1261 m), si seguono i segni del sentiero che lasciano la carrareccia poco più in alto, presso una diramazione a sinistra.

La via si snoda nel bosco, spesso tra vegetazione invadente (lamponi) ma senza problemi. Passati accanto ad un grosso rudere (1100 m circa), si sale con qualche svolta uscendo su terreno aperto con cespugli ed arbusti, fino a rientrare in un bosco di pini che precede la Capanna Garnerone (1261 m; prefabbricato metallico di colore rosso, in genere chiuso; nei pressi, la Fonte della Vaccareccia).

Dal bivacco si continua per il comodo sent. n° 37 fino alla Foce di M. Rasori (1318 m) dove si apre all’improvviso la vista sul versante marino e il profondo Canal Fondone. Molto interessante anche la vista sul complesso versante Sud-Ovest del M. Grondìlice e la cresta dei Pradacetti con le rocciose cime della Punta Quèsta e del Torrione Fìgari.

Seguendo il sent. n° 186 in direzione della Foce di Grondìlice, in pochi minuti si giunge alla piazzola dell’elisoccorso (1330 m). Si stacca a destra, quasi nascosto dall’erba alta, il sent. n° 168 che traversa lungamente senza apprezzabili dislivelli la testata del Canale Fondone. In corrispondenza di un evidente canale che scende dalla Forbice, un grosso ometto ricorda che il sentiero n° 168 piega verso destra, verso valle (1330 m circa).

Si prosegue invece in quota, lungo buone tracce tra qualche roccia affiorante, in direzione della Punta Quésta, superando un piccolo bosco di faggi e giungendo alla base del canale della Focetta (valico tra Forbice e Torrione Fìgari). Si attraversa il solco seguendo delle tracce tra i detriti che passano alla base del Torrione Fìgari, imboccando il canale che fa capo all’Intaglio, foce tra il Torrione Fìgari e la Punta Quèsta.

Il canale non presenta difficoltà salvo che alla fine, dove due di passaggi ravvicinati di I grado superiore richiedono un po’ di attenzione (chiodo per calata, in cima) a causa dell’erba che cresce ovunque. Raggiunto l’Intaglio (1476 m), si continua verso destra lungo un traccia tra l’erba, risalendo un pendio e portandosi sul versante Est (Val d’Alberghi). Gli ultimi metri sono molto esposti, per cui è bene fare attenzione.

La cima del monte risulta bifida: la differenza di quota tra la cima Sud-Est (1522.0 m) e la cima Nord-Ovest (1521.4 m) è veramente minima. Ambedue le quote si salgono facilmente ed in breve dal colletto che le separa (1510 m circa).

Il panorama è circolare e molto interessante e dettagliato sulle selvagge cime che coronano la testata della Val d’Alberghi. Ben visibile l’erto pendio dei Pradacetti, lungo il quale corrono le tracce che collegano il fondovalle con la Sella dei Pradacetti: 800 metri di rocce affioranti e gerbidi, sembra impossibile che si riesca a passare in modo (relativamente) semplice.

 

Discesa

Dalla Punta Quèsta si scende velocemente all’Intaglio (1476 m). Bisogna scendere alcuni metri sul versante Est, per detriti, facendo attenzione a non perdere l’equilibrio. Quindi si affronta in discesa un delicato passaggio, friabile e molto esposto (resti di filo di ferro, evidentemente posto un tempo per assicurazione: oggi inservibile), che porta ad una larga cengia erbosa con qualche albero sparso.

Costeggiando la parete del Torrione Fìgari, la cengia si fa rocciosa e diviene più stretta, ma sempre comoda, con la parete che aggetta. Il camminamento termina nel punto in cui occorre calarsi in corda doppia (circa 20 metri) sulla sottostante Focetta (1436 m): c’è un’ottima sosta presso una grande clessidra.

Dopo la calata, si scende per il canale a Ovest del passo, tra facili rocce, erba e detriti, fino a riprendere il sentiero dell’andata, con il quale si ritorna alla piazzola dell’elisoccorso (ottimo punto panoramico) ed alla Foce di Rasori; da qui alla strada, passando per la Capanna Garnerone.

 


  

01 - Focetta e Torrione Figari da Ovest.jpg 02 - I temibili Pradacetti dalla Punta Questa.jpg 03 - M. Cavallo e M. Tambura dalla Punta Questa.jpg 04 - La Forbice dalla Punta Questa.jpg 05 - Mirto sulla Punta Questa.jpg 06 - La parete Sud del Torrione Figari.jpg 07 - Giuseppe affronta un passaggio delicato.jpg 08 - Sulla cengia soprastante la Focetta.jpg 09 - Giuseppe si cala in doppia alla Focetta.jpg 10 - Focetta, Torrione Figari e Punta Questa da Ovest.jpg 11 - Di ritorno dalla Focetta.jpg 12 - Giuseppe con Torrione Figari e Punta Questa.jpg Mappa_Punta_Questa.jpg