Itinerario | Vallone di Renara (termine asfalto) 267 m - Renara 310 m - Canale del Pianel Soprano - Lizza della Monorotaia - Edifici cavatori - Focicchia 1145 m c. - Edifici cavatori - sentiero cavatori - Lizza della Monorotaia - Renara - Vallone di Renara 267 m | ||
Difficoltà | EE, il sentiero di cavatori sopra il Fosso del Chiasso richiede piede fermo e attenzione all'esposizione |
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Dislivelli | salita: 878 m; discesa: 878 m |
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Ore effettive | Vallone di Renara - Renara: 15' Renara - Inizio Monorotaia: 45' Inizio Monorotaia - Focicchia: 2h Focicchia - Inizio Monorotaia: 1h 30' Inizio Monorotaia - Renara: 30' Renara - Vallone di Renara: 10' |
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Periodo migliore | Aprile-Ottobre |
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Partecipanti | Giuseppe, Mirto, Roberto |
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Siamo stati il | 30 Maggio 2020 |
Uscita nel selvaggio mondo di Renara, utile per farsi un'idea dei luoghi. La Lizza della Monorotaia (o di Piastreta) rappresenta un accesso relativamente agevole e può essere abbinata al sentiero di cavatori che corre sul versante sinistro del Fosso del Chiasso.
Salita
Dalla fine della strada asfaltata si passa accanto al torrente e con alla destra una paretina aggettante: il rumore dell'acqua viene riflesso così realisticamente che abbiamo la sensazione che il torrente scorra alla nostra destra, sopra le nostre teste, invece che alla nostra sinistra.
A Renara 310 m il vallone si allarga un po': nei pressi, un paio di grotte (una delle quali è attrezzata con un presepe).
Le baracche del pastore Rolando ci sono sempre, ma sul terreno scarse tracce di capre. In più, c'è un piccolo prefabbricato verde, forse usato in occasione di alcune feste.
Da qui si vede molto bene lo Zucco salito la settimana precedente: l'aspetto è piuttosto repulsivo, una fuga di lastroni inclinati.
Il vallone si divide in due rami: quello di destra è percorso inizialmente dal sent. 42 per il Passo del Vestito e Arni; quello di sinistra, il Canale del Pianel Soprano, è quello che ci interessa.
Inizialmente si percorre la vecchia strada camionabile, in cemento, che serviva il poggio di carico della Lizza di Piastreta o della Monorotaia. Caratteristici alcuni esemplari di tasso, una conifera sempreverde e tossica.
Dopo il tratto boscoso, si inizia a uscire allo scoperto presso i due valloni afferenti la Cava del Vallottone: in passato abbiamo percorso le due vie di lizza (Ovest e Est), con qualche apprensione in discesa visto che il percorso sembrava a prima vista essere difficile (e noi non avevamo la corda).
La strada risulta poi interrotta, ovvero le piene del torrente hanno asportato con gli anni tutta la sede: facendo attenzione ai pietroni a volte scivolosi e mantenendosi sulla destra (salendo), si passa accanto a una grotta (Grotta dell'Oro: vasca per la raccolta dell'acqua).
Verso quota 500 m, si lascia sulla destra la labile traccia tra l'erba che, percorrendo l'erto Canale del Palone, conduce all'omonima foce, presso gli Zucchi di Renara.
La curva successiva è invece il punto in cui, il 21 gennaio 2007, abbiamo deviato per scendere nel sottostante canale e rimontare il ripido versante Sud dello Zucco del Chiasso, raggiungendone poi la vetta.
Ben presto la visuale si apre sul Fosso del Chiasso, percorso dall'erta Lizza della Monorotaia: l'ambiente è oltremodo selvaggio, con profili aguzzi e rocciosi, spesso repulsivi. La vegetazione è scarsa, abbarbicata alle rocce.
Il piano di carico della lizza costituisce l'inizio della Monorotaia: al centro della via, venne fissato a suo tempo un binario su cui si arrampicava una slitta, fino alla cava di Piastreta, per portare giù il marmo senza ricorrere la metodo tradizionale: la portata massima era di 11 tonnellate, un blocco di dimensioni modeste rispetto a quelle consentite dai camion di oggi.
Il sistema fu progettato e sviluppato dall'ingegnere inglese Denham e rimase operativo fino alla metà degli anni '70.
Iniziamo la Monorotaia: si nota la carcassa della slitta, rovinata quaggiù e anche danneggiata dalle piene.
Un esemplare ben conservato della "macchinetta Denham" si trova presso la ditta Ronchieri di Massa (una volta la fotografammo).
Procediamo sulla Monorotaia, oltrepassando il canale della Piastrella (le acque hanno asportato il sedime). Quando la lizza entra nel Fosso del Chiasso, lo sguardo è catturato dal suo vertiginoso andamento, rinserrato tra i fianchi della montagna selvaggia.
Su tutto, domina il profilo dello Zucco del Chiasso, con la sua repulsiva parete giallastra (citata dalla guida CAI-TCI del 1979).
La ripidezza e monotonia della lizza fanno venire subito il fiatone, e meno male che ci sono i gradini (qualcuno li ha contati tutti, pare siano oltre 4300).
A circa 730 metri di quota un grosso carpino segnala la deviazione per il vecchio sentiero (scritta nera su una pietra, segni rossi), in realtà via di lizza, antecedente la Monorotaia: decidiamo di seguirlo in discesa, visto che a memoria io ricordo che è meglio fare così.
Per uscire dal Fosso del Chiasso, dovremo superare altri 250 metri di dislivello, veramente impegnativi. I gradini finali sono più alti e un tubo a destra fa da improvvisato corrimano; finalmente si sbuca all'aperto, con vista ampia verso la Focola del Vento e, sulla destra, l'imponente Zucco Appoggiato 1191 m.
Con un semicerchio, passando un'interruzione breve della massicciata (si sfruttano il binario e due longarine), saliamo infine ai due edifici a servizio dei cavatori (quello con il tetto a semibotte e la casa dei macchinari): la copertura inizia ad avere grossi squarci.
Più avanti, superato un tratto circondato dai rovi, andiamo ad attraversare il canale della Piastrella presso due longarine sospese a due pilastri, le quali sorreggevano un argano (il 30 agosto 1998 era ancora agganciato, ora è stato portato più in basso dalla furia delle acque).
Ora sul versante sinistro, sotto lo Zucco Appoggiato, si sale ripidamente fin quasi a una sella erbosa, che si raggiunge per sentierino tra l'erba alta e facendo attenzione ai sassi nascosti.
La sella erbosa, che separa lo Zucco Appoggiato dalla cresta denominata Serra della Buchetta, è posta a 1145 m circa (CTR numerica 1:2000). Essa, inoltre, è raggiunta a Sud dal canalone dapprima erboso e poi dal fondo marmoreo che ha come sponda destra il crestone Sud e Sud-Ovest dello Zucco Appoggiato.
Questa sella viene detta "Focicchia" da Rolando.
Presso alcuni massi sostiamo per la pausa pranzo, osservando i luoghi circostanti con molto interesse.
Il soprastante zucco è assai repulsivo e le fessura nella roccia non inducono all'ottimismo sulla stabilità della stessa. Sulla sinistra sale un erto camino, con piante e arbusti: comunque non semplice.
Dalla Focicchia si può osservare anche il M. Sella, con le cicatrici lasciate dalle scariche di detriti dalla soprastante cava Ronchieri. Va detto che il sottostante vallone appare meno ingombro di detriti, segno che se ne producono di meno e che quando capitano forti temporali, l'acqua trasforma il canale travolgendo ogni cosa.
Discesa
A proposito di acqua, ci sembra di percepire alcune goccioline di pioggia e in effetti il non lontano M. Sagro è quasi coperto; anche il M. Sella tende a rannuvolarsi. La prudenza ci spinge ad affrettarci, per cui ci caliamo fino all'imbocco del Fosso del Chiasso e prendiamo a sinistra il sentiero vecchio.
Questo inizialmente è ben tracciato su un pendio ripido ma facile, alto sopra il Fosso della Piastrella e al cospetto dello scosceso Zucco Appoggiato.
Ad un certo punto, però, il sentiero cambia versante: ripiano fatto con sassi (poco oltre, sulla cresta e al riparo di una lastra, vi è un bivacco usato dai pastori e anche dutante la guerra).
Si presenta ora un percorso piuttosto ripido che richiede particolare attenzione dato che c'è una certa, costante, esposizione sul Fosso del Chiasso.
Gradualmente si perde quota, sempre facendo attenzione, finché i segni non dicono di svoltare a destra lasciando il vecchio tracciato (il quale, probabilmente, si sarà deteriorato troppo).
Si passa a monte di un grosso ginepro fenicio e si disarrampica un breve salto roccioso (buone prese per le mani), fino a incontrare il vecchio tracciato. Nuovamente a destra ed ecco la Monorotaia e il grosso carpino 730 m circa.
Rispetto al sentiero appena sceso, la lizza sembra pianeggiante, ma richiede comunque attenzione.
Torniamo a Renara e in breve siamo al punto di partenza: da qui osserviamo ancora i picchi scoscesi che ci hanno acccompagnato per tutta la giornata, bisognerà tornare più spesso da queste parti.