Itinerario | Renara 310 m - sent. 162 - Casa Bonotti 482 m - Lizza della Chiesa del Diavolo - Cabina elettrica con macchinari 910 m c. - Foce per la Buchetta 935 m c. - Traliccio 925 m c. - Cabina elettrica con macchinari - Lizza della Chiesa del Diavolo - Casa Bonotti - Renara 310 m | ||
Difficoltà | EE, due tratti attrezzati |
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Dislivelli | salita: 635 m; discesa: 635 m |
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Ore effettive | Renara - Casa Bonotti: 0h 40'; Casa Bonotti - Cabina Macchinari: 1h 45'; Cabina Macchinari - Foce per la Buchetta: 0h 10'; Foce per la Buchetta - Cabina Macchinari: 0h 15'; Cabina Macchinari - Casa Bonotti: 1h 20'; Casa Bonotti - Renara: 0h 30' |
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Periodo migliore | Primavera e Autunno |
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Partecipanti | Giuseppe, Mirto |
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Siamo stati il | 20 Marzo 2005 |
Dopo molti anni che era nei nostri progetti, finalmente abbiamo percorso questa importantissima lizza che si inoltra nella zona più selvaggia delle Apuane. L’uscita ha offerto molti spunti: il primo è stato felicemente realizzato, con la riscoperta del collegamento tra la Chiesa del Diavolo e la zona della Buchetta (vedere gita “ Il Carpinone “ del 03/04/05), ma è facile prevedere che in futuro le esplorazioni continueranno.
Salita
L’itinerario ha inizio da Renara (310 m), località raggiungibile in auto dalla strada che da Massa sale a Resceto. Il luogo è molto suggestivo, circondato com’è da aspre montagne.
Dei due valloni che qui confluiscono, bisogna prendere quello di destra (guardando verso monte); l’altro è quello che all’imbocco della Lizza di Piastreta o del Canale della Buchetta. Un largo greto ghiaioso ha del tutto cancellato la vecchia strada e i segni del sent. n° 162, tuttavia è sufficiente avanzare a vista mantenendosi, non appena possibile, a sinistra del solco.
Si ritrova la marmifera, che si segue fino alla Casa Bonotti (482 m; tabella su una parete con indicazione per il Passo del Vestito: sent. n° 162), abbandonata ma usata oggi come ricovero per le capre. Alle spalle dell’edificio, colonizzati dal bosco rado, si notano alcuni terrazzi ben conservati: mute testimonianze delle fatiche di chi, abitando qui, ha cercato a prezzo di grandi fatiche di strappare di che vivere.
Alla Casa Bonotti si lascia a destra la marmifera (sent. n° 162) che scende verso la confluenza del selvaggio canale proveniente dalla Chiesa del Diavolo.
La Carta Tecnica Regionale lo chiama Canale del Diavolo; sul libro di F. Bradley e E. Medda “ Le Strade Dimenticate “ si adotta il toponimo Canale dell’Usciolo, in accordo con le mappe ottocentesche e la tradizione orale: si decide in questa sede di seguire la seconda denominazione.
La lizza inizia, subito molto ripida, dalla Casa Bonotti e piega a sinistra: sulla sua destra un sentierino (ometti) consente di procedere con meno fatica e disagio. Rimontando il pendio retrostante la Casa Bonotti, si ritorna sulla lizza dove, in corrispondenza di un grande ometto di pietre ben visibile anche da lontano, una curva verso destra introduce all’aspro mondo della Chiesa del Diavolo.
Si presenta subito un tratto attrezzato con cavo metallico: la lizza è in gran parte crollata nel sottostante canalone lasciando un passaggio largo circa 50 cm. Il cammino continua lungo la via di lizza, molto erta, con suggestive visioni di orrida bellezza. Di quando in quando alcuni ometti di pietre indicano la traccia migliore, dato che in alcuni punti la lizza è molto erta ed infida per il fondo roccioso con erba e detriti.
Costeggiando il fianco della montagna, tutto costoni e canali (fare attenzione ai sassi che posso cadere dall’alto, smossi dalle capre selvatiche), si giunge al secondo tratto franato: un altro cavo metallico, lungo una decina di metri, agevola il passaggio, più delicato che difficile (ma abbastanza esposto: in basso lo sguardo si perde nel selvaggio canale, circa 100 m sotto).
Un’ultima erta salita e la lizza, in corrispondenza di un boschetto di carpini, spiana e sembra perdersi nell’erba alta. Sulla sinistra incombe la parete rocciosa di una cima innominata (da noi chiamata “ Tridente “), costeggiata da un ripido canale erboso con rocce sparse ed arbusti; guardando in direzione di quella che dovrebbe essere la linea della lizza, si intuisce a malapena che essa s’impenna vertiginosamente (rocce instabili, erba e arbusti) puntando ad un piccolo intaglio, da dove prosegue di nuovo evidente fino alla vecchia cava.
È senza dubbio preferibile, dal ripiano erboso dove la lizza scompare, prendere un marcato sentiero (ometti) che si dirige verso destra e supera con qualche svolta una zona con lastroni affioranti (resti di filo elicoidale: punto molto scivoloso se bagnato), uscendo dal bosco e puntando a sinistra fino ad un breve salto di roccia friabile attrezzato con due cavi metallici (uno è arrugginito): il passaggio, di I grado, permette di riguadagnare la lizza.
Si può anche passare poco più sotto, senza fare uso del cavo, nei pressi di un alberello. Con tutta probabilità è il tragitto preferito dagli animali. Terreno friabile con erba, sconsigliabile.
Si salgono alcuni metri lungo la lizza. Un ometto al centro di essa segnala la presenza a sinistra del sentierino di cavatori che conduce allo spiazzo con cabina elettrica e macchinari (910 m c.). La soprastante “ Foce per la Buchetta “ (935 m c.) si raggiunge facilmente, salendo ripidamente su terreno erboso con qualche arbusto di stipa. Il valico, posto sulla lunga cresta Ovest del M. Macina, è un buon punto panoramico sull’aspro mondo della Chiesa del Diavolo; di notevole effetto scenografico la mole rocciosa della punta Est (1008 m) del “ Tridente “, aguzza e leggermente strapiombante.
Anche il toponimo “ Foce per la Buchetta “ è stato coniato da noi: ha inizio da qui un vecchio percorso di cavatori, abbandonato da una cinquantina d’anni (Il Carpinone), che consente di raggiungere la cava della Buchetta (rudere superiore Q. 962) senza grossi dislivelli. Alcuni tratti attrezzati con filo elicoidale e vecchi fittoni metallici non lasciano dubbio sulla paternità di questo itinerario, probabilmente quanto di più audace e temerario sia stato concepito e realizzato dai cavatori di un tempo: ripidissimi pendii di erba, rocce friabili e tetri canaloni senza fondo, il tutto nella cornice dell’ambiente più grandioso e selvaggio delle Apuane.
Discesa
Dalla Foce per la Buchetta si scende costeggiando la parete del Tridente per tracce nell’erba, innestandosi sul sentiero che dallo spiazzo con cabina elettrica e macchinari traversa fino al vicino intaglio (sulla destra, in un attimo; 925 m c.) dove è stato eretto un traliccio.
Il sentiero dovrebbe continuare verso Ovest, molto sotto il culmine della cresta, costeggiando alla base il Tridente ed aggirando più in basso alcune cime rocciose; grosso modo dovrebbe seguire la linea individuata dai tralicci e, giunto sopra la Casa Bonotti, piegare a sinistra e raggiungerla: variante da confermare.
Dall’intaglio con traliccio si ritorna velocemente allo spiazzo con cabina elettrica e macchinari, dove un sentierino scende alla sottostante lizza, quindi a valle lungo il percorso della salita.