Itinerario | S. Anna di Stazzema (case alte) 740 m c. - Foce di S. Anna 831 m - sent. 3 - Cresta NO M. Lieto - M. Lieto 1019 m - Cresta NO M. Lieto - Foce di S. Anna - S. Anna di Stazzema (case alte) 740 m c.. | ||
Difficoltà | E |
||
Dislivelli | salita: 301 m; discesa: 301 m |
||
Ore effettive | S. Anna di Stazzema - Foce di S. Anna: 0h 20'; Foce di S. Anna - M. Lieto: 0h 40'; M. Lieto - Foce di S. Anna: 0h 30'; Foce di S. Anna - S. Anna di Stazzema: 0h 15'. |
||
Periodo migliore | Ottobre - Aprile |
||
Partecipanti | Giuseppe Berti, Giovanni Blasich, Mirto Blasich, Gemma Sklemba | ||
Siamo stati il | 01 Maggio 2006 |
Testo di: Giovanni Blasich
Per festeggiare la festa dei lavoratori (e dei pensionati, ex lavoratori) Gemma ed io accettiamo volentieri l’invito di Giuseppe a partecipare ad un’escursione facile facile sulle Alpi Apuane.
Usciti dall’autostrada a Camaiore, ci dirigiamo verso l’interno ed inizia subito la salita.
Un cartello avvisa che stiamo entrando nel Parco Nazionale della Pace di Sant’Anna di Stazzema.
La strada è costeggiata da prati in fiore, in particolare ginestre, papaveri, glicini. Giuseppe ricorda che i fiori di sambuco sono molto buoni, fritti, soggiungendo che il frutto della stessa pianta è utilizzato per fare sciroppi e marmellate. Nel corso della stessa lezione di botanica apprendiamo che le foglie della valeriana rossa si possono mangiare come verdura al pari di tante altre piante.
Superata la frazione de La Culla, dove entriamo nella nebbia, arriviamo verso le 10 al gruppo di case che costituiscono il borgo di Sant’Anna di Stazzema (740 m), conosciuto per l’eccidio avvenuto nell’agosto del 1944. Dopo qualche indecisione sul sentiero, da prendere iniziamo la nostra camminata nei pressi di una sbarra, non più esistente.
Una scritta recita “Se di qui vuoi passare finisci di pagare”. In lieve pendenza, il sentiero si sviluppa nel bosco. Il viottolo è formato da pietre posizionate con cura, segno di un antico passaggio. Ad una curva a cielo aperto il nostro gruppetto si ferma. Giuseppe e Mirto hanno riconosciuto sul terreno vari ciuffi di santoreggia e si mettono a raccogliere le tenere erbette.
Ne approfitto per ammirare ciò che mi circonda. In lontananza vedo il porticciolo di Viareggio ed il mare. Di fronte a noi il borgo di Sant’Anna di Stazzema, con la chiesa il bel campanile, il sacrario a ricordo dei suoi caduti. Da una casa si leva leggero del fumo; un cane abbaia in lontananza, voci di bimbi nel bosco a cui fa da contrappunto il cinguettio degli uccelli, un aereo ci sorvola alto, al di sopra delle nuvole, sulla rotta Ambra uno.
Riprendiamo il cammino facendo attenzione a non calpestare le pratoline che crescono in mezzo al sentiero. Ad un bivio un cartello segnala il percorso del sentiero naturalistico che si sviluppa da Capriglia e Capezzano, due località a monte di Pietrasanta, fino a Fornovalasco. Ad un successivo bivio deviamo per visitare il luogo dove sorge una bella masseria, ristrutturata a dovere e dotata anche di teleferica per il trasporto dei materiali.
Ripreso il sentiero principale arriviamo in beve alla base della palestra di roccia dove vent’anni fa si allenava anche Giuseppe. Alcune fantasiose scritte segnano le vie di salita: Il graffio del leone, Roberta, Heavy horses, Tempesta. Poco oltre, sosta per una merenda, con vista della vallata boscosa.
Di nuovo in cammino, lasciamo a sinistra il sentiero principale e saliamo sulla destra sulla cresta boscosa del nostro monte. Ogni tanto si incontrano ciuffi di giunchiglie, di orchidee gialle (o pallide), di grosse margherite gialle. L’arrivo in vetta alle 12,35 è salutato da un volo di rondini. La coltre di nubi ci impedisce di vedere le montagne circostanti. Per un breve lasso di empo scorgiamo Stazzema e Pomezzana, poi più nulla. Sosta fino alle 14. Ne approfitto per mangiare qualcosa, salutare al telefono Massimo che festeggia gli anni ed anche per dormicchiare un poco, nonostante l’ininterrotto parlare a voce alta di Giuseppe.
La discesa, che tanto preoccupava Gemma per il terreno scivoloso, non reca problemi di sorta. Giuseppe non manca di richiamare la nostra attenzione su altre piante quali il carpine, il lichene fogliuto e crostoso, la stipa in fiore e l’erica.
Tornati alla macchina, siamo tutti d’accordo di fare sosta a Sant’Anna di Stazzema.
Nei pressi della chiesa una lapide posta su un piccolo monumento ricorda con parole semplici il tragico avvenimento dell’ultima guerra che ha reso tristemente famoso questo posto.
“In questa piazza il 12 agosto 1944
un’orda di tedeschi imbestialiti
dall’ideologia della morte
stroncarono e bruciarono con nazistica ferocia
centinaia di uomini, donne e bambini
null’altro rei che di aver chiesto a questi monti
riparo dalla furia della guerra”
Per giungere fino al sacrario dove riposano i resti delle vittime, percorriamo una via crucis nel bosco. Ad ogni stazione ci sono due formelle in bronzo: una rappresenta una scena della passione, l’altra narra per immagini la tragedia umana che si è consumata in questo luogo.
Il Sacrario, semplice ed austero, si erge sulla sommità di una breve rampa.
Una lapide recita:
“La Versilia tutta
commemorando i suoi martiri
innalza questo monumento.
per esprimere amore e perdono
E’ la risposta alla folle ira
che si abbattè come folgore
su 560 innocenti”
Un’alta stele riporta i nomi dei caduti con l’indicazione dell’età, con la precisazione che l’elenco è incompleto. La vittima più giovane aveva solo tre mesi: fra le persone più anziane si annovera un vecchio di 80 anni e tre di 70. Non penso che il processo penale, tuttora in corso a La Spezia potrà mai rendere giustizia ai morti ed ai pochi sopravissuti
Giuseppe che ha recuperato nel bosco un pezzo di tronco segato, esclama: “Se sapesse parlare…!”.
Nei pressi del museo in restauro (riaprirà il 12 agosto 2006) un’altra lapide riporta uno scritto di Pietro Calamandrei che si rivolge al “camerata Kesserling” per ricordare che quelli che hanno combattuto da queste parti lo hanno fatto “per dignità non per odio”.
La nostra presenza qui mi sembra rappresenti un umile omaggio a quella gente innocente morta per la nostra libertà ed inoltre una risposta all’invito del nuovo Presidente della Camera a ritrovare le radici della Carta Costituzionale attraverso le parole di Calamandrei.