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Itinerario Agliano-Peralla 288 m – Bivio 390 m c. – Valle del Canale del Vecchio – Bivio 460 m c. – Innesto su mulattiera 534 m – Alpeggio 610 m c. – Bivio per Stoppia 710 m c. – Campacci (rud.) – Costone Sud Q. 1042, 765 m c. – Confluenza dei due fossi 800 m c. – Q. 956 m – Dorsale M. Prana/M. Pedone – Sella a Ovest del M. Pedone 973 m – M. Pedone 1013 m – Sella a Ovest del M. Pedone – Dorsale M. Prana/M. Pedone – Q. 1042 m – Innesto su sentiero 765 m c. – Campacci (rud.) – Bivio per Stoppia – Mulattiera per Agliano-Peralla – Ronchi (rud.) 496 m – Bivio 390 m c. – Agliano-Peralla 288 m
Difficoltà E
Dislivelli salita: 852 m; discesa: 852 m
Ore effettive Agliano-Peralla - Alpeggio 610 m c. 1h 00'; Alpeggio 610 m c. - Costone Sud Q. 1042 m 0h 30'; Costone Sud Q. 1042 m - M. Pedone 1h 00'; M. Pedone - Costone Sud Q. 1042 m 1h 10'; Costone Sud Q. 1042 m - Agliano-Peralla 1h 00'
Periodo migliore Ottobre - Aprile
Partecipanti Giuseppe Berti, Mirto Blasich
Siamo stati il 30 Gennaio 2005

 

Ancora sul M. Pedone, questa volta dal paesetto di Agliano – Peralla. Un’ottima mulattiera, unita ad un costone agevole consentono di raggiungere l’ampia dorsale tra il M. Prana ed il M. Pedone: pertanto questo accesso vale per tutte e due le cime.

 

Salita

L’itinerario ha inizio dal piccolo parcheggio (288 m) del paesetto di Agliano-Peralla, raggiungibile in auto da Camaiore seguendo le indicazioni per “ Peralta “. Una stradina sterrata sale ripida nel castagneto, sulla sinistra orografica del fosso (Canale di Agliano) e passa preso un capanno ancora in buono stato, interessante per il rivestimento in paglia delle pareti. Quindi si raggiunge un costone e dopo una secca curva a destra la stradina presenta un bivio (390 m c.): sulla sinistra, apparentemente poco importante, prosegue il tracciato della mulattiera per la quale si scenderà al ritorno.

Si continua per la stradina, sempre nel bosco, finché essa non termina con un piccolo slargo: un buon sentiero prosegue con più o meno con la stessa pendenza, tra fitti arbusti di stipa ed altre essenze mediterranee, sul dolce fianco della montagna. Una leggera discesa precede un altro bivio (460 m c.): bisogna prendere a sinistra. Il sentiero sale con maggiore pendenza, sempre attorniato da cespugli e lecci. Trascurando una traccia a destra, ci si immette infine in una grande mulattiera lastricata presso un tornante con piccola marginetta (534 m).

La mulattiera permette di guadagnare quota comodamente. A quota 610 circa cancelletto in legno ed altra piccola marginetta (sulla sinistra un sentiero attraversa una radura con una costruzione ancora integra ed un rudere e prosegue in piano), quindi si affronta forse il tratto più bello: la traccia corre a lungo tra due file di grossi lecci. Più avanti si passa il culmine, rimanendo poco a sinistra del costone, ma ben presto lo si riscavalca in corrispondenza del bivio (710 m c.) per l’alpeggio abbandonato di Stoppia.

Si supera una scaletta di tronchi, che interrompe la continuità di una recinzione, continuando per il sempre comodo ed ampio sentiero, rasentando a sinistra un primo rudere (741 m), quindi altri due (uno quasi invaso dalla vegetazione, conserva ancora una cisterna che con tutta probabilità oggi viene usata dagli animali per l’abbeverata; l’altro sotto grandi lecci, ridotto alle sola mura perimetrali) in località Campacci, finché non si va a doppiare a 765 m circa il costone che scende dalla Q. 1042. Poco in basso, rudere ben conservato.

Chi abbia interessi esplorativi e sia disposto a pungersi un po’ con i cespugli spinosi, può continuare per il sentiero che rasenta un muro a secco (punto di riferimento molto importante, al ritorno, per identificare il luogo esatto dove riprendere la mulattiera) e si inoltra nella poco incisa valle percorsa da un fosso solitamente asciutto.

La traccia attraversa la valletta poco sotto la confluenza di due fossi (800 m c.) ed inizia a salire più ripidamente (si stacca a destra, quasi nascosto dagli arbusti spinosi, un sentiero che secondo la carta dovrebbe dirigersi verso alcuni vecchi alpeggi) facendosi largo tra stipe, ginestroni e rovi: il passaggio degli animali, specialmente grossi bovini che pascolano sulla montagna, mantiene sufficientemente sgombro (per ora) il sentiero.

Raggiunta una dorsale coperta di bassi cespugli, il cammino prosegue in direzione di un altro impluvio e progressivamente vi si avvicina, valicandolo dopo un breve tratto leggermente infrascato ma comunque transitabile abbastanza bene. Sulla sponda opposta si sale ripidamente il pendio erboso sparso di cespugli guadagnando la sommità di una propaggine della dorsale tra il M. Prana e il M. Pedone, a quota 956 metri.

Si vede da qui il M. Pedone, dalla caratteristica forma tondeggiante: è preferibile salire di qualche metro fino alla dorsale principale piuttosto che tentare di non perdere quota traversando tra zone cespugliose: è facile imbattersi nei rovi o nei ginestroni. La dorsale è molto dolce, erbosa con piccoli cespugli e rocce affioranti, con qualche ondulazione.

Velocemente ci si porta alla sella ad Ovest del M. Pedone (973 m) e seguendo alcuni ometti su terreno aperto si tocca l’ampia cima del monte (1013 m), contraddistinta da un grosso cumulo di pietre. Non lontano da questo, un cippo qui posto il 23/02/03 dedicato ad una persona scomparsa nel Dicembre 2002; accanto al cippo, dentro una pentola rossa confinata da molti sassi, piccola agenda per le firme dei visitatori.

Se la giornata è favorevole, si ammira dal M. Pedone un panorama veramente ampio ed aperto su: Apuane Meridionali, Appennino Settentrionale e Pratomagno, piana di Lucca e Pisa, litorale ed Arcipelago Toscano.

 

Discesa

Dal M. Pedone ci si dirige verso il M. Prana lungo l’ampia dorsale che collega i due monti. In corrispondenza di una depressione occupata da due pozze (1027 m) circondate da un recinto di legno, ci si porta sulla Q. 1042, che si trova circa 100 m ad Ovest degli specchi d’acqua.

Questa elevazione è importante perché da qui ha origine un marcato costone coperto di cespugli sparsi che conduce alla mulattiera dell’andata e precisamente a 765 m circa, dove questa è fiancheggiata sulla destra da un muretto a secco. La discesa si svolge su terreno sassoso ma agevole, senza difficoltà. Circa a metà si trova l’imbocco, allargato artificialmente, di una stretta fenditura (in caso di scarsa visibilità può costituire un pericolo, poiché i cespugli a monte nascondono fino all’ultimo il suo ingresso, individuabile dai sassi spostati ed accatastati presso l’imbocco e lato valle).

Alcuni ometti di pietre segnano il percorso migliore e quando si incontrano i primi lecci sparsi si ritorna sulla mulattiera dell’andata nei pressi del muro a secco. Seguendo il comodo tracciato si scende fino al tornante quotato 534 metri, dove si stacca a sinistra il sentiero percorso in salita. È senz’altro preferibile proseguire lungo la mulattiera, vera opera d’arte dei montanari di una volta, che scende in un bel bosco di lecci (a 496 m, rudere sulla destra: località Ronchi).

Perdendo sempre quota si piega gradualmente da Nord-Ovest a Sud-Ovest, tra vegetazione mediterranea (spiccano belle piante di mirto e alberi di cipresso). A 427 m altri due edifici sulla destra, in un oliveto; da qui la mulattiera corre su un costone ed è fiancheggiata a destra da un muro a secco, evidente segno di confine di proprietà. Più in basso il sentiero compie una secca svolta a sinistra, abbandonando il costone, e si innesta nella stradina già percorsa all’andata. Il bivio, posto a 390 m circa, è stato da noi marcato con due ometti di pietre.

Seguendo la stradina, in basso piuttosto ripida, si ritorna al punto di partenza (288 m).



 

01 - Un capanno ancora in buono stato.jpg 02 - Sulla mulattiera.jpg 03 - Edicola votiva.jpg 04 - Il costone lungo il quale si scendera' (da destra).jpg 05 - Sbuca la cima del M. Pedone.jpg 06 - Il cippo in vetta al M. Pedone.jpg 07 - Il M. Piglione dal M. Pedone.jpg 08 - M. Prana, Pania Secca e M. Croce dal M. Pedone.jpg 09 - Le due pozze d'acqua sul crinale M. Pedone - M. Prana.jpg 10 - Giuseppe presso l'ingresso della grotta.jpg 11 - Suggestivo tratto con filare di grandi lecci.jpg 12 - L'importante bivio di Q. 390 contrassegnato da un ometto di pietre.jpg M._Pedone_da_Agliano-Peralla.jpg