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Itinerario Biforco 375 m - Lizza degli Alberghi - Bivio sent. Pradacetti 830 m c. - Bivio sent. Case Carpano 907 m - Alberghi 973 m - Cava degli Alberghi - Ferrata M. Contrario - Q. 1645 m - Sella dei Pradacetti 1631 m - Sent. dei Pradacetti - Canalone del Pizzone 1300 m c. - Cresta SO del Pizzone - Sella q. 989 m - Canale degli Alberghi 825 m c. - Bivio sent. Pradacetti 830 m c. - Lizza degli Alberghi - Biforco 375 m
Difficoltà EEA la ferrata; EE il sentiero dei Pradacetti; E la Lizza degli Alberghi
Dislivelli salita: 1296 m; discesa: 1296 m
Ore effettive Biforco - Bivio sent. Pradacetti: 1h 30';
Bivio sent. Pradacetti - Alberghi: 0h 20';
Alberghi - Inizio Ferrata M. Contrario: 0h 15';
Inizio Ferrata M. Contrario - Fine Ferrata (1645 m c.): 2h 30';
Fine Ferrata (1645 m c.) - Sella dei Pradacetti: 0h 20';
Sella dei Pradacetti - Bivio Pradacetti: 2h 00';
Bivio Pradacetti - Biforco: 1h 15'
Periodo migliore Maggio, Settembre e Ottobre
Partecipanti Giuliano, Giuseppe, Mirto, Roberto, Daniele, Giuseppe
Siamo stati il 04 Maggio 2003

 

Da circa un anno sulle Apuane è stata realizzata una nuova ferrata: si tratta del percorso attrezzato che dalla Valle degli Alberghi sale alla cresta M. Contrario – M. Grondìlice, terminando di preciso sulla quota 1645 che si eleva subito ad Ovest del Passo delle Pecore.

Al di là dei gusti personali sulle ferrate, è sicuramente una meta interessante per l’ambiente selvaggio e maestoso. L’inaugurazione, il 29 Giugno 2003, del nuovo rifugio alla Cava 27, consentirà di distribuire su due giorni l’escursione e poter affrontare gli impegnativi Pradacetti dopo una notte di riposo.

 

Salita

Il punto di partenza è Biforco (375 m), località posta alla biforcazione di due grandi valloni: il Canale Cerignano e il Canale Fondone. Qui si giunge dal paese di Forno seguendo una stretta strada asfaltata che termina con un piccolo parcheggio, in ambiente interessato dall’attività estrattiva.

Da Biforco si prende la marmifera che percorre il Canale Fondone. Quando la valle si divide in due rami, la strada passa il fosso e sale con qualche svolta sul versante destro orografico. Bisogna invece seguire la buona lizza degli Alberghi, in sinistra orografica, che gradualmente guadagna quota entrando con una secca svolta a destra nel selvaggio Vallone degli Alberghi.

Il tracciato, molto ripido, rimonta la valle ben al di sopra del canale, quindi con un semicerchio raggiunge un piccolo intaglio (794 m) a destra di un marcato cocuzzolo detto Il Zucco (813 m). Proseguendo, si apre improvvisamente la vista sull’alta valle dominata da aspre cime tra cui spicca la mole della parete Sud-Ovest del M. Contrario; si vede anche il grosso edificio degli Alberghi, vecchia casa di cavatori, che si toccherà più avanti.

A quota 830 m circa bivio importante: a sinistra scende nel canale il sentiero dei Pradacetti per il quale si svolgerà il ritorno. A volte, ma non sempre, scorre un po’ d’acqua. Poco oltre altro bivio a 907 m: a destra per Casa Carpano. La traccia di sinistra conduce invece al grosso edificio degli Alberghi (973 m), presso il quale si passa, e più avanti alla vecchia cava i cui scarti di lavorazione hanno prodotto un notevole ravaneto.

L’attacco della Ferrata è poco oltre, a circa 1050 m. Le attrezzature, nuovissime e continue, percorrono per intero tutto il ripido lastrone di marmo che fa capo alla quota 1645 m (cioè subito a sinistra del Passo delle Pecore 1611 m).

L' impegno è notevole, sia tecnico che fisico. Le difficoltà sono di IV grado su lastre di buona roccia marmorea, mentre l’uscita sfiora il VI grado. L’esposizione è a Sud, quindi in pieno sole.

 

Discesa

Dalla quota 1645 mè possibile, aiutandosi con alcuni cavi metallici, scendere per la lastroni e terreno friabile al Passo delle Pecore e da qui in 10 minuti al nuovo rifugio alla Cava 27 (1497 m). Dovendo tornare a Biforco, occorre dall’uscita della ferrata seguire la cresta in direzione del M. Grondìlice. Si scende ad una prima selletta (1631 m) rimontando la successiva salienza (o aggirandola alla meglio sul versante garfagnino). Altra selletta, più marcata della precedente (1631 m).

Un breve ma non banale passaggio roccioso su roccia friabile riporta sulla cresta, che si abbandona leggermente per aggirare sulla destra un’altra quota (1646 m) (terreno molto friabile). In lieve discesa su terreno sconnesso (un paio di buche) si raggiunge finalmente la Sella dei Pradacetti (1631 m) dove un segno e una scritta sbiadita rossa indicano la via per Forno.

Si tratta del famoso sentiero dei Pradacetti, sentiero per modo di dire: vaghe tracce e segni rossi sbiaditi indicano la via giusta. Dapprima ci si abbassa per 150 metri circa su zolle erbose al centro del vallone (ma decisamente a sinistra dell' impluvio principale), quindi si scende un canalino erboso e si traversano in discesa diagonale infidi lastroni. Un impluvio, altri lastroni e ci si porta su un costone di fronte al Pizzone (scritte nere su un sasso) e sopra un marcato canalone dal fondo ghiaioso.

Si scende nel canalone (che ha origine dalla forcella a nord del Pizzone: 1364 m) ed all' unico punto facile (attrezzato con cavo e longarina) per superare la cresta SO del Pizzone stesso (a circa 1300 m). La successiva cresta Sud-Ovest del Pizzone, pur sconnessa, è relativamente facile (un bel passaggio di I grado). Persi circa 100 metri, con una lunga diagonale a sinistra (tracce) si va alla sella quotata m. 989: si apre, magnifica, la vista sull’imponente M. Contrario e sulla parete rocciosa percorsa dalla ferrata.

Da qui ancora terreno impervio (piccolo ricovero di fortuna in mattoni a 963 m), mantenendosi sempre in sinistra orografica, fino a prendere la traccia che dalla Lizza degli Alberghi va al Canal Fondone passando per Cormeneto (segni rossi).

Il sentierino riporta in breve al fosso degli Alberghi (825 m c.) (qualche volta con acqua), superabile agevolmente, e alla lizza degli Alberghi (830 m c.).

Con la vecchia lizza si torna a valle.

 


  

01 - Scorcio della Valle degli Alberghi.jpg 02 - Sull'erta via di lizza degli Alberghi.jpg 03 - All'improvviso si apre la vista sul M. Contrario.jpg 04 - Dal canale del Pizzone verso valle.jpg 05 - Dai Pradacetti verso Sud.jpg 06 - Il gruppo all'uscita della ferrata.jpg 07 - Al cospetto del M. Contrario.jpg 08 - Il vertiginoso lastrone su cui corre la ferrata.jpg 09 - Sulle rocce tra il Passo delle Pecore e La Forbice.jpg 10 - E poi giu' per i tremendi Pradacetti!.jpg 11 - Mirto, Giuliano, Giuseppe Piva, Roberto e Daniele con il M. Contrario.jpg 12 - Il M. Contrario con il tracciato della ferrata.jpg Mappa_Ferrata_M._Contrario.jpg

 

Itinerario Forno, Canal Secco 284 m – Biforco 376 m – Lizza degli Alberghi – Bivio Alberghi – Casa Carpano 1047 m – Costone sud M. Contrario – Foce di M. Cavallo 1703 m – Costone sud M. Contrario – Ravaneto ex cava di marmo - Alberghi 970 m – sent. per gli Alberghi – Bivio Alberghi – Biforco – Forno, Canal Secco 284 m
Difficoltà EE da Casa Carpano a Foce M. Cavallo; E il resto
Dislivelli salita: 1450 m; discesa: 1450 m
Ore effettive Forno - Biforco: 0h 30';
Biforco - Casa Carpano: 2h 00';
Casa Carpano - Foce di M. Cavallo: 2h 00';
Foce di M. Cavallo - Bivio Alberghi: 2h 30';
Bivio Alberghi - Biforco: 1h 15';
Biforco - Forno: 0h 30'
Periodo migliore Maggio, Settembre e Ottobre
Partecipanti Giuseppe, Mirto 
Siamo stati il 04 Gennaio 1998

 

La Valle degli Alberghi, sebbene in passato sia stata interessata da una modesta attività estrattiva, è senza dubbio una delle valli più selvagge, solitarie ed affascinanti delle Apuane. Le cime che la circondano (M. Contrario, Forbice, Pizzone), pur non essendo in senso assoluto molto alte, si ergono con forti dislivelli dal fondovalle, mostrando aspri versanti.

 

Salita

Il punto di partenza è poco sopra il paese di Forno, nei pressi del Canal Secco (284 m), in quanto all’epoca la strada per Biforco era ancora interrotta a causa dell’alluvione del 1996.

Seguendo la rotabile, asfaltata, si giunge a Biforco (376 m), località posta alla biforcazione di due grandi valloni: il Canale Cerignano e il Canale Fondone.

Da Biforco si prende la marmifera che percorre il Canale Fondone. Quando la valle si divide in due rami, la strada passa il fosso e sale con qualche svolta sul versante destro orografico. Bisogna invece seguire la buona lizza degli Alberghi, in sinistra orografica, che gradualmente guadagna quota entrando con una secca svolta a destra nel selvaggio Vallone degli Alberghi.

Il tracciato, molto ripido, rimonta la valle ben al di sopra del canale, quindi con un semicerchio raggiunge un piccolo intaglio (794 m) a destra di un marcato cocuzzolo detto Il Zucco (811 m). Proseguendo, si apre improvvisamente la vista sull’alta valle dominata da aspre cime tra cui spicca la mole della parete Sud-Ovest del M. Contrario; si vede anche il grosso edificio degli Alberghi, vecchia casa di cavatori, che si toccherà più avanti.

A quota 830 m circa bivio importante: a sinistra scende nel canale il sentiero dei Pradacetti. Qualche volta, ma non sempre, scorre un po’ d’acqua. Poco oltre altro bivio a 907 m: a destra per Casa Carpano. La traccia di sinistra conduce invece al grosso edificio degli Alberghi (970 m).

Si procede verso i ruderi di Casa Carpano (1047 m), posti sulla cresta che dal M. Contrario scende ben pronunciata fino al Canal Fondone. Da qui il sentiero, spesso nascosto dalla folta erba, sale a sinistra della marcata cresta Sud del M. Contrario, quindi la scavalca (presso una roccia: chiodo) e tagliando ripidi pendii erbosi (fare attenzione; esposto) si inoltra nella parte alta del Canal Fondone, tra il M. Contrario e il M. Cavallo.

Verso i 1550 metri di quota si lascia la traccia segnata, che con un semicerchio va a passare sotto il M. Cavallo per scavalcarlo alla Forcella di Porta (1747 m) e scendere al Passo della Focolaccia (1645 m). Bisogna invece guadagnare quota procedendo sulla destra di un marcato canale che passa a ridosso della parete Est del M. Contrario. Inizialmente si sfrutta un facile pendio erboso, quindi si entra nel canale sottostante la foce. Alcuni lastroni infidi ricoperti dall’erba richiedono la solita attenzione, così come pure l’erba molto ripida.

Si giunge infine alla piccola Foce di M. Cavallo (1704 m), che separa il M. Contrario dal M. Cavallo. Il versante dell’Orto di Donna è decisamente più facile, anche se sconnesso, del versante marino, mentre la cresta Est del M. Contrario e quella Ovest del M. Cavallo presentano difficoltà alpinistiche fino al II grado su terreno apuano e forte esposizione.

 

Discesa

La discesa si svolge per la via di salita.

Non lasciarsi attrarre, una volta giunti sulla cresta Sud del M. Contrario, dalla possibilità di tagliare direttamente per la Casa degli Alberghi: il pendio, solo in apparenza erboso e docile, si rivela invece insidioso per la presenza di lastre affioranti e detriti, oltre a piccoli salti rocciosi. In tal caso occorre un buon intuito nello scegliere il percorso più abbordabile, oltre ad un’ottima dimestichezza con il terreno apuano.

 


  

01 - Grondilice e Contrario dal Canal Secco.jpg 02 - Contrario e Cavallo dal Canal Secco.jpg 03 - Giuseppe e Juan all'inizio della lizza.jpg 04 - Giuseppe affronta la ripida lizza.jpg 05 - La lizza degli Alberghi.jpg 06 - Mirto e Juan entrano in Val d'Alberghi.jpg 07 - Si vede la casa degli Alberghi dominata dal M. Contrario.jpg 08 - Il ruscello della valle.jpg 09 - Il pendio finale della salita alla Foce di M. Cavallo.jpg 10 - Il M. Pisanino e gli Zucchi di Cardeto dalla Foce di M. Cavallo.jpg 11 - Mirto, preoccupato per la discesa, alla Foce di M. Cavallo.jpg 12 - Verso la costa.jpg Mappa_Foce_M._Cavallo.jpg

 

Itinerario Forno (bivio strada per il Vergheto) 274 m - sent. 161 - Celia Caldia 472 m - Crinale Est Cima della Croce 610 m c. - Vecchia strada marmifera - Strada marmifera Cerignano/Vettolina 750 m c. - Mandriola - Sella tra Cima della Croce e M. Castagnolo 979 m - Casa Castagnolo 980 m c. - Sella tra Cima della Croce e M. Castagnolo 979 m - M. Castagnolo 1013 m - Mandriola - Strada marmifera Cerignano/Vettolina - Canal Cerignano 482 m - Biforco 375 m - Forno (bivio strada per il Vergheto) 274 m
Difficoltà E
Dislivelli salita: 791 m; discesa: 791 m
Ore effettive Forno - Celia Caldia: 1h 00';
Celia Caldia - Strada Cerignano/Vettolina: 1h 15';
Strada Cerignano/Vettolina - M. Castagnolo: 1h 00';
M. Castagnolo - Canal Cerignano: 1h 20';
Canal Cerignano - Forno: 1h 00'
Periodo migliore Ottobre - Aprile
Partecipanti Giuseppe, Mirto, Daniele
Siamo stati il 28 Settembre 2003

 

La saga dei monti poco frequentati prosegue con il M. Castagnolo. Questo monte si trova tra Forno e Resceto, sulla dorsale che scende dalla Coda del M. Cavallo che comprende la Foce della Vettolina (1020 m), la Cima della Croce (1057 m) (segnata solo sulla Carta Tecnica Regionale), il M. Castagnolo (1011 m), il M. Tallino (536 m) ed il Pizzo dell’Acqua (563 m), il M. Girello (733 m) e il M. Cipolla (663 m) (segnato solo sulla C.T.R.).

L’interesse per queste cime è per lo più esplorativo, dato che sono rare le pareti rocciose di una certa rilevanza (sul M. Castagnolo, però, è stata aperta qualche anno fa una difficile via di roccia), ma soprattutto panoramico: chi frequenterà questi luoghi resterà senza dubbio soddisfatto della veduta circolare sulle Apuane più selvagge.

 

Salita

L’itinerario ha inizio dalla strada asfaltata che da Forno sale verso Biforco: si parcheggia l’auto presso l’ampio slargo in corrispondenza del bivio per le case del Vergheto (274 m). Il sentiero n° 161 parte poco sotto e segue dapprima una stradina (segno sbiadito) che subito si trasforma in largo sentiero invaso dai detriti.
Attraversato il greto del torrente che incide la valle (generalmente asciutto; 251 m), ci si inoltra nel Canale dei Canaletti. Il sentiero, ben tracciato, si rivela essere una vecchia lizza che serviva una piccola cava, oggi in disuso, aperta sotto la Cima della Croce. La salita si svolge sempre sul versante sinistro della valle, finché non si passa il fosso; dopo alcuni metri bivio in terreno aperto: a destra si continua con il sent. n° 161, mentre a sinistra si va in breve a Celia Caldia (472 m).
Vale senz’altro la pena di visitare questo alpeggio per rendersi conto dell’abilità dell’uomo nello sfruttare le scarse risorse naturali per trarne di che sopravvivere. I terrazzi artificiali ricavati nel terreno sassoso sono delle vere e proprie opere d’arte.
Ridiscesi al bivio per Celia Caldia, si continua lungo il sentiero segnato: ad una curva verso destra bisogna proseguire a diritto, entrando nel bosco fitto, abbandonando la comoda traccia (bivio segnato male). Poco oltre, come riferimento, si incontra un grosso masso squadrato pronto per essere trasportato a valle con una slitta. Il cammino è disagevole per il terreno un po’ scivoloso e sconnesso, in più i rovi restringono il passaggio.
Questo tratto infrascato, comunque, non dura molto: lasciando sulla destra una traccia inerbita che conduce a dei ruderi (tali ruderi si trovano a circa 530 m e probabilmente sono serviti dal comodo sentiero che si è abbandonato per entrare nel bosco fitto), si prende per un castagneto e piegando verso sinistra si riattraversa il fosso, uscendo in terreno aperto.
Mentre la vecchia lizza prosegue accanto all’impluvio, il sentiero segnato prende a costeggiare il fianco del monte (qualche facile roccetta) fino a raggiungere la cresta Ovest della Cima della Croce (quota 610 m c.): qualche metro più su, ricovero in pietre di pastori.
Più avanti si perde quota leggermente, sempre traversando il fianco del monte. Un paio di tratti richiedono attenzione per le rocce ed il terreno scivoloso. Si giunge infine ad un bivio: a sinistra scende una traccia che presumibilmente conduce ad una sella (601 m) toccata da una vecchia marmifera che sale dal Canale Cerignano; a destra si sale ripidamente nel bosco rado fino a raggiungere la marmifera.
La strada termina dopo un paio di tornanti (bel panorama sulle selvagge cime circostanti). Dopo di che si continua in leggera salita sempre con il sent. n° 161, che attraversa un ripido bosco (tratto esposto, fare attenzione) e quindi un fosso asciutto. La vegetazione in qualche punto ha ristretto di molto il passaggio. 
Raggiunto un poco pronunciato costone, si tralascia una traccia che sale verso destra (probabilmente è una scorciatoia per la Cima della Croce: da verificare) continuando a costeggiare finché non si perde quota e si raggiunge un’altra strada marmifera che sale ripida dal Canale Cerignano.
Si salgono pochi metri per la strada, che si abbandona prima che questa attraversi un fosso: sulla destra prosegue il nostro sentiero, nel bosco rado di carpini. La buona traccia si porta sotto la parete (vecchia cava abbandonata), supera una zona detritica (scarti di cava) e doppia la cresta Nord-Ovest della Cima della Croce; continua ripido e poco evidente (mantenersi a ridosso della Cima della Croce) fino a raggiungere i pendii erbosi della Mandriola e, passati alcuni impluvi poco marcati, la sella prativa tra il M. Castagnolo e la Cima della Croce (979 m).
In pochi minuti è possibile andare ai ruderi della Casa Castagnolo (980 m c.), seguendo verso Nord-Est buone tracce. Dovrebbe essere possibile anche scendere a Resceto per la lizza che serviva la cava sul versante Est della Cima della Croce.
Dalla sella (979 m) si sale facilmente alla quota 1003 del M. Castagnolo per cresta erbosa. Per la cima principale, una volta raggiunta la quota 1003, bisogna scendere per qualche metro fino ad un marcato intaglio e superare un breve salto di roccia scistosa: data l’esposizione del passaggio, occorre molta attenzione. Scansando alla meglio i roccioni e gli arbusti della cresta, si raggiunge in breve l'ampia vetta della montagna (1013 m).

 

Discesa

La discesa si svolge lungo la via dell’andata fino a riprendere la strada marmifera (la seconda incontrata, salendo). Seguendola, con molti ripidi tornanti ci si cala nel Canale Cerignano (482 m): il fondovalle, il 28 Settembre 2003, si presentava completamente sconvolto da un’alluvione, per cui la marmifera non esisteva più. Con un minimo di attenzione, comunque, si scende tra i massi fino a ritrovare, a valle, la strada. 
A Biforco (375 m) si continua a scendere, lasciando a destra la marmifera che percorre il Canale Fondone, fino a ritornare al bivio con la strada per il Vergheto (274 m), poco prima di entrare nel paese di Forno.

 


 

01 - Giuseppe tra i terrazzi di Celia Caldia.jpg 02 - Mirto e Daniele a Celia Caldia.jpg 03 - Mirto e Daniele sotto la pergola.jpg 04 - M. Spallone e M. Sagro da Celia Caldia.jpg 05 - Esplorando l'alpeggio di Celia Caldia.jpg 06 - Mirto e Daniele sul crinale sovrastante Celia Caldia.jpg 07 - Panorama su Grondilice e Contrario.jpg 08 - Al cospetto del M. Cavallo.jpg 09 - Mirto e Daniele si dirigono verso i ruderi di Casa Castagnolo.jpg 10 - Mirto sulla cresta Nord del M. Castagnolo.jpg 11 - Dal M. Castagnolo verso Passo della Tambura, M. Focoletta, Alto di Sella.jpg 12 - Celia Caldia e M. della Croce dalla valle di Forno.jpg Mappa_M._Castagnolo_da_Celia_Caldia.jpg

 

Itinerario Biforco 375 m c. – Lizza degli Alberghi – Il Zucco – bivio sent. Pradacetti 830 m c. – Canale degli Alberghi – Pradacetti – cresta Sud-Ovest del Pizzone 1330 m c. – Canale degli Alberghi – Lizza degli Alberghi – Biforco
Difficoltà EE con passi fino al II grado su terreno friabile, infido ed esposto per Il Pizzone; E il resto
Dislivelli salita: 1000 m; discesa: 1000 m
Ore effettive Biforco - Bivio Pradacetti: 1h 30';
Bivio Pradacetti - cresta SO Pizzone: 1h 30';
cresta SO Pizzone - Bivio Pradacetti: 1h 15';
Bivio Pradacetti - Biforco: 1h 15'
Periodo migliore Primavera e Autunno
Partecipanti Giuseppe, Mirto, Daniele, Gianluca
Siamo stati il 24 Marzo 2001

 

Il Pizzone è un’ardito contrafforte della cresta che separa il vallone dei Pradacetti da quello sottostante il Passo delle Pecore. Come molte cime della zona i suoi fianchi sono assai ripidi, friabili ed esposti. Il nostro tentativo si è interrotto a pochi metri dalla cima, causa un passaggio infido con roccia friabile per il quale, per sicurezza, conviene usare la corda (che però era rimasta a casa…).

 

Salita

Il punto di partenza è Biforco (375 m c.), località posta alla biforcazione di due grandi valloni: il Canale Cerignano e il Canale Fondone. Qui si giunge dal paese di Forno seguendo una stretta strada asfaltata che termina con un piccolo parcheggio, in ambiente interessato dall’attività estrattiva.

Da Biforco si prende la marmifera che percorre il Canale Fondone. Quando la valle si divide in due rami, la strada passa il fosso e sale con qualche svolta sul versante destro orografico. Bisogna invece seguire la buona lizza degli Alberghi, in sinistra orografica, che gradualmente guadagna quota entrando con una secca svolta a destra nel selvaggio Vallone degli Alberghi.

Il tracciato, molto ripido, rimonta la valle ben al di sopra del canale, quindi con un semicerchio raggiunge un piccolo intaglio (794 m) a destra di un marcato cocuzzolo detto Il Zucco (811 m). Proseguendo, si apre improvvisamente la vista sull’alta valle dominata da aspre cime tra cui spicca la mole della parete Sud-Ovest del M. Contrario; si vede anche il grosso edificio degli Alberghi, vecchia casa di cavatori.

A quota 830 m circa bivio importante: a sinistra scende nel canale il sentiero dei Pradacetti. Qualche volta, ma non sempre, scorre un po’ d’acqua. Si prende questo, portandosi dapprima su vecchi terrazzamenti (nei paraggi alcuni ruderi: Capanne di Maccaglione, 880 m c.), poi per ripido pendio con erba e roccette. Alcuni vecchi segni rossi indicano un sentiero, a sinistra, che attraversa il Canale dei Pradacetti: è la variante per il Canal Fondone. Per andare al Pizzone bisogna continuare a destra in salita, sfruttando di tanto in tanto qualche traccia, raggiungendo un’ampia sella prativa (989 m) dopo aver rasentato un piccolo ricovero di fortuna in mattoni (963 m).

Dalla sella si vede l’edificio abbandonato degli Alberghi (970 m), dominato dalla maestosa parete Sud-Ovest del M. Contrario, una delle strutture rocciose più belle e importanti delle Apuane. Ben visibile anche l’andamento della nuova Via Ferrata, realizzata nel 2002, che rimonta il ripidissimo versante meridionale del Passo delle Pecore, terminando poco a Ovest del valico.

Il cammino riprende seguendo ancora il sentiero dei Pradacetti, salendo fino ad aggirare una piccola cresta che si dirama dalla cresta Sud-Ovest. Da qui si procede lungo lo spartiacque, affrontando un terreno molto sconnesso ed infido con passaggi di II grado, oppure si continua per il sentiero dei Pradacetti che, in traversata ascendente, si porta sul bordo sinistro (orografico) di un selvaggio canalone: è il solco che ha origine dalla stretta forcella (1364 m) subito a Nord del Pizzone.

Le tracce di sentiero si mantengono sul bordo del canale, su terreno sconnesso (un bel passaggio di I grado su roccia solidissima), finché in corrispondenza di un paio di faggi il percorso va ad attraversare il solco (cavo metallico e longarina).

Per il Pizzone si continua lungo la cresta, prevalentemente rocciosa, oppure ci si mantiene poco a destra salendo un ripido pendio con qualche albero sparso di carpino. A poche decine di metri dalla vetta si ritrova la cresta Sud-Ovest: qui risulta pericoloso procedere senza assicurarsi con la corda, specie in discesa, in quanto occorre superare un passaggio di II grado molto friabile. Pare tuttavia che questa sia l’ultima difficoltà prima della vetta.

La discesa dal Pizzone per la cresta Nord alla forcella quotata 1364 m è, malgrado la brevità (una trentina di metri di dislivello) delicata per il terreno molto friabile e il vuoto che si apre sulla destra (Est): a questo proposito conviene senz’altro scendere in corda doppia.

 

Discesa 

Si scende con cautela per la via di salita fino a riprendere il sentiero dei Pradacetti in corrispondenza del passaggio attrezzato nel canalone, si supera un bel passo di I grado e, persi circa 100 metri, con una lunga diagonale a sinistra (tracce) si va alla sella quotata 989 m: si apre, magnifica, la vista sull’imponente M. Contrario e sulla parete rocciosa percorsa dalla ferrata.

Da qui ancora terreno impervio (piccolo ricovero di fortuna in mattoni a 963 m), mantenendosi sempre in sinistra orografica, fino a prendere la traccia che dalla Lizza degli Alberghi va al Canal Fondone passando per Cormeneto (segni rossi).

Il sentierino riporta in breve al fosso degli Alberghi (825 m c.) (qualche volta con acqua), superabile agevolmente, e alla lizza degli Alberghi (830 m c.)

Con la vecchia lizza si torna a valle.

 


 

01 - Percorrendo la marmifera del Canal Secco.jpg 02 - Giuseppe, Daniele e Gianluca sulla lizza degli Alberghi.jpg 03 - Si apre la vista sulla Val d' Alberghi.jpg 04 - Giuseppe mostra il vino nella bottiglia del latte.jpg 05 - Giuseppe, Daniele, Gianluca e Mirto al bivio per i Pradacetti.jpg 06 - Mirto con il M. Contrario.jpg 07 - Giuseppe mostra a Daniele la via di salita al Pizzone.jpg 08 - Mirto e Daniele sulla cresta del Pizzone.jpg 09 - Ancora Mirto e Daniele sulla cresta del Pizzone.jpg 10 - Punta Carina da ovest.jpg 11 - Giuseppe al ritorno dal Pizzone.jpg 12 - Mirto nel selvaggio anfiteatro della Valle degli Alberghi.jpg Mappa_Il_Pizzone.jpg

 

Itinerario Resceto 510 m – Via Vandelli (sent. 35)– Rif. Nello Conti 1434 m.

Rif. Nello Conti 1434 m – Passo della Tambura 1634 m - sent. 148 – M. Tambura 1891 m – M. Crispo 1835 m - Passo della Focolaccia 1645 - Biv. Aronte 1643 m – sent. 167 - Forcella di Porta 1747 m – Q. 1872 del M. Cavallo – M. Cavallo 1888 m – Foce tra la Q. 1882 e la Q. 1888, 1835 m – Canale Cambròn – Passo della Focolaccia – Lizza della Focolaccia (sent. 166) – Resceto 510 m
Difficoltà EE, I-II grado friabile, infido ed esposto: dalla Forcella di Porta alla base del Canal Cambròn; E il resto
Dislivelli salita: 957 + 794 m; discesa: 22 + 1729 m
Ore effettive Resceto - Rif. N. Conti: 3h 00';
Rif. N. Conti - Passo della Tambura: 0h 45';
Passo della Tambura - M. Tambura: 0h 40';
M. Tambura - Passo della Focolaccia: 0h 30';
Passo della Focolaccia - Forcella di Porta: 0h 15';
Forcella di Porta - M. Cavallo: 1h 30';
M. Cavallo - Canale Cambròn - Passo della Focolaccia: 2h 00';
Passo della Focolaccia - Resceto: 2h 15'
Periodo migliore Maggio - Ottobre
Partecipanti Giuseppe, Mirto, Daniele
Siamo stati il 21-22 Maggio 1999

 

Dopo il M. Pisanino (1946 m), M. Tambura (1891 m) e M. Cavallo (1888 m) occupano nell’ordine gli altri due gradini del podio delle cime apuane più alte. Il primo è di facile accesso, in ambiente solare, con aspri canaloni a Sud e un’ampia zona carsica (la Carcaraia) a Nord veramente caratteristica. Il secondo mantiene un aspetto selvaggio su ogni versante (grandioso e repulsivo il fianco Sud-Ovest, che sprofonda nel Canale Cerignano), presentando le tipiche caratteristiche dell’infido terreno apuano.

 

21.05.1999

Il punto di partenza di questo lungo ed impegnativo itinerario è il paese di Resceto, piccolo borgo raggiungibile in auto da Massa. Il luogo è pittoresco, con grandi creste rocciose e valloni impervi: sembra incredibile che il mare disti pochi chilometri.

Dal piazzale di manovra degli autobus (fontana; 510 m) una strada sterrata (è la Via Vandelli; segnavia n° 35) prosegue in salita sul fianco destro della valle, il Canale Pianone. Ben presto si incontra sulla sinistra il sent. n° 170 per la Foce della Vettolina (1021 m) e poco oltre, presso lo sbocco di un valloncello, il bivio poco visibile per la famosa Lizza del Padulello (segnavia n° 166 b), che con andamento vertiginoso sale fino alle omonime cave.

Continuando per la comoda Via Vandelli, ci si avvicina al fondo del Canale Pianone che presenta in questo tratto alcune grandiose marmitte dei giganti, raggiungibili solo con la dovuta attrezzatura e con tempo assolutamente stabile. A quota 688 m altro bivio con la Lizza Silvia (segnavia n° 166), grandioso percorso che raggiunge le cave sottostanti il Passo della Focolaccia.

Attraversato il Canale Pianone con una ardita passerella metallica (703 m), la Via Vandelli inizia a salire per il fianco della montagna con pendenza regolare e diversi tornanti. Man mano che si guadagna quota ci si rende conto dell’ambiente selvaggio circostante, tutto canaloni e creste rocciose, dove la vegetazione arborea è relegata nei posti meno acclivi e più umidi.

A quota 788 m si incontra una lapide in marmo che reca la scritta: “ Via Vandelli – Strada Ducale del 1700 – Località Le Teste m 788 s.l.m.”. Molto più in alto si trova una bella marginetta (1124 m), realizzata nel 1996; sull’architrave in legno si legge che per il Rif. Nello Conti mancano 40 minuti, mentre per il Passo della Tambura occorre 1 ora di cammino: forse questi tempi sono un po’ troppo ottimistici, almeno per la maggioranza dei frequentatori della Vandelli.

Dopo un paio di tornanti una lunga traversata in ascesa porta sotto la Finestra Vandelli (1423 m), preceduta da alcuni tornanti. In corrispondenza del primo a destra (1313 m) bivio poco evidente con il sent. n° 163 che collega la Via Vandelli con la Lizza Silvia, innestandosi su questa intorno a quota 1000 metri, passando per luoghi impervi. Subito sotto la Finestra Vandelli, altro bivio: a sinistra si prosegue per il Passo della Tambura, a destra si va al Rif. Nello Conti. Seguendo quest’ultimo sentiero, si valica la Finestra Vandelli (1423 m; si apre una vista grandiosa sull’Alto di Sella) e con brevi saliscendi tra piccole guglie rocciose (I Campaniletti) si raggiunge il Rif. Nello Conti (1434 m), di recente costruzione.

 

22.05.1999

Dal Rif. Nello Conti si torna alla Finestra Vandelli ed alla Via Vandelli, che conduce comodamente al Passo della Tambura (1634 m): in versante garfagnino, circa 50 metri sotto il valico, sorgente presso un rudere (Casone; 1580 m c.).

La successiva cresta Sud del M. Tambura è agevole, malgrado il terreno friabile su roccette e detriti, e conduce fino all’ampia cima del monte (1891 m) da cui si ammira uno dei panorami più estesi delle Apuane. Si vede molto bene anche il M. Cavallo con le sue gobbe, separato dal M. Tambura dal Passo della Focolaccia.

Si scende per l’ampia e facile cresta Nord-Ovest del monte, superando alcune contropendenze (una di queste è detta M. Crispo 1835 m), fino a raggiungere il Passo della Focolaccia (1645 m), luogo ormai sconvolto dalla cava che ha eroso un’ampia porzione del valico. Da qui in pochi minuti si perviene all’Aronte (1643 m), sul versante marino, primo rifugio costruito sulle Alpi Apuane, importante punto d’appoggio quando strade e cave non avevano ancora modificato profondamente la zona.

Per la Forcella di Porta (1747 m) occorre rimontare il ripido pendio prativo dietro l’Aronte, trovando ogni tanto qualche traccia (il segnavia, poco evidente, è il n° 167). Sotto il valico, dentro una buca, si trova una sorgente non perenne.

Anche qui il panorama è bellissimo, dato che si apre la vista sui selvaggi valloni del Canale Cerignano e del Canale degli Alberghi, dominati dai monti Cavallo, Contrario e Grondìlice: è il cuore delle Apuane.

Dalla Forcella di Porta occorre aggirare a sinistra (versante Cerignano) l’ultima quota del M. Cavallo (1850 m): a questo scopo è possibile seguire verso destra per un tratto in lieve discesa il sent. n° 167 e deviare verso la cresta del M. Cavallo non appena il pendio (pur sempre ripido e accidentato) non offre particolari difficoltà. Si giunge così sulla esposta cresta SSE del M. Cavallo ed alla selletta erbosa tra la quota 1850 e la quota 1872 che si dovrà salire.

Iniziano ora le difficoltà vere e proprie: rocce friabili, lastroni inclinati, tanta erba e, naturalmente, esposizione costante. In particolare, la quota 1872 si sale per terreno roccioso ripido, molto friabile ed esposto. A seguire una delicata (I grado assai friabile) e molto esposta discesa ad una forcella (1845 m): verso Ovest si apre un canale dall’aspetto repulsivo e si capisce come mai il versante marino del M. Cavallo sia ancora vergine.

Sempre con le cautele del caso si risale sulla gobba successiva (1870 m), scendendo poi ad un’altra forcella (1855 m): la prossima cima è il M. Cavallo (1888 m). La quota massima da questa parte risulta meno impegnativa di quanto possa sembrare, ma comunque non è da sottovalutare.

L’esposizione ed il terreno friabile ed infido consigliano di sostare in vetta facendo attenzione a dove sedersi o camminare.

La discesa alla forcella del Canale Cambròn risulta assai impegnativa e delicata: si comincia perdendo quota rapidamente per tracce nell’erba. La presenza di una sorta di sentiero non deve far dimenticare che si sta percorrendo uno scosceso ed esposto scivolo erboso. A seguire lastroni rocciosi molto friabili che sprofondano verso il Canale Cerignano: occorre la massima cautela, al limite ci si può calare in corda doppia (si trova una sosta con un paio di chiodi: saggiarli, prima!) per perdere gli ultimi 20 metri circa prima della forcella (1835 m).

All’intaglio ha origine il Canale Cambròn, incassato e poco invitante a prima vista, che invece offre l’occasione per scendere velocemente ed in sicurezza: a questo scopo, però, occorre avere almeno una corda da 50 metri, imbraco, casco, qualche cordino e qualche moschettone. Avendo con sé l’attrezzatura, ci sono 3 soste lungo il canale (la prima presso la forcella, sotto un masso) che permettono una discesa senza problemi.

Dato che il 22/05/99 il fondo del Canale Cambròn risultava completamente innevato (anche 2 metri di neve!), non sappiamo se ci siano o meno dei salti rocciosi. Tuttavia, anche se il canale fosse percorribile, si tratterebbe comunque di terreno apuano impegnativo per il quale è sempre buona regola avere con sé (e sapendo adoperarla correttamente!) l’attrezzatura alpinistica.

Al termine della terza calata in corda doppia il canale si allarga e si confonde con il versante ENE del M. Cavallo. In breve si perviene sulla strada marmifera che da Gorfigliano sale al Passo della Focolaccia e la si segue verso destra ritornando di nuovo al valico (1645 m).

Bisogna ora perdere circa 200 metri di dislivello con la strada marmifera per raggiungere le Cave Magnani (grosso edificio; 1346 m). Il segnavia n° 166 indica la direzione giusta da seguire, dapprima per terreno roccioso ed aperto, poi lungo la vecchia Lizza Silvia che, incuneandosi nella valle, scende ripida e disagevole; la stanchezza, unita al caldo spesso afoso in questa zona, inizia a farsi sentire.

Si ritorna quindi sulla Via Vandelli (q. 688) e con questa a Resceto.

 


  

01 - Daniele sul ponticello metallico della Via Vandelli.jpg 02 - Uno scorcio suggestivo della Via Vandelli.jpg 03 - Giuseppe osserva una marginetta presso la Via Vandelli.jpg 04 - Il M. Cavallo dal M. Tambura.jpg 05 - Mirto sul M. Tambura con il mare alle spalle.jpg 06 - Il Rif. Aronte e la Punta Carina.jpg 07 - Roccandagia e Tambura da nord-ovest.jpg 08 - Mirto guarda verso la cima.jpg 09 - Le gobbe del M. Cavallo dalla cima principale.jpg 10 - Daniele, Mirto e Giuseppe in cima al M. Cavallo.jpg 11 - Giuseppe scende in corda doppia lungo il Canale Cambron.jpg 12 - Daniele scende in corda doppia lungo il Canale Cambron.jpg 13 - Mirto scende in corda doppia lungo il Canale Cambron.jpg 14 - La cava di marmo al Passo della Focolaccia.jpg 15 - Tra la nebbia appare la Punta Carina.jpg 16 - Daniele e Giuseppe sulla lizza Silvia.jpg Mappa_M._Cavallo-M._Tambura.jpg